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Il miglior vaccino è quello che si fa prima
di Carla Ancona, 05/06/2021

Salve a tutti, sono una podista solidale ormai da qualche anno ed epidemiologa del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio.

In questo difficile anno di pandemia sto coordinando, per conto della Associazione Italiana di Epidemiologia, un gruppo di lavoro nazionale che studia l'incidenza per età del COVID-19 nelle regioni italiane.
Ogni settimana pubblichiamo un aggiornamento sul numero dei nuovi casi mettendoli in relazione all’offerta dei test diagnostici (il tampone molecolare o quello rapido) e all’andamento della campagna vaccinale nelle diverse regioni italiane.
Vi dico subito qualche numero che riguarda la nostra regione: oggi il numero dei nuovi casi COVID 19 è intorno ai 50 ogni 100.000 residenti, siamo dunque in zona bianca! Questo contenimento dell’epidemia è dovuto soprattutto al successo della nostra campagna vaccinale.
I dati aggiornati indicano infatti che circa il 45% della popolazione residente nel Lazio ha ricevuto almeno una dose di vaccino e il 20% ha completato il ciclo vaccinale.
Nella classe 80-89 anni il 95% dei residenti ha avuto la prima dose e l’87% ha completato il ciclo vaccinale.
E’ stata somministrata la prima dose all’84.4 della popolazione nella fascia di età 70-79 anni, al 75.3% nella fascia 60-69 anni e al 48% nella fascia 50-59 anni.

Stiamo dunque andando bene per quanto riguarda l’incidenza dei nuovi casi ma nella popolazione generale la percezione del rischio si è spostata dalle manifestazioni della malattia alla sicurezza del vaccino.

Per far superare i dubbi (legittimi) che qualcuno potrebbe avere proviamo a rispondere alle domande più frequenti: sono sicuri i vaccini e, soprattutto,
quale vaccino scegliere?

La prima risposta è facile. Non c'è alcun dubbio che gli attuali vaccini siano efficaci e sicuri. Il rischio di reazioni gravi a un vaccino per COVID-19 è controbilanciato dalla protezione che offre contro il rischio di sviluppare il COVID19, malattia molto grave, causata dal coronavirus.
I vaccini disponibili oggi in Italia sono quattro. Moderna e Pfizer sono vaccini a RNA messaggero, forniscono pezzi di RNA che codificano per le proteine del coronavirus, contro le quali il nostro corpo monta organizza risposta immunitaria.
Sono somministrati in due dosi: la prima innesca una reazione immunitaria, mentre la seconda è un richiamo che rafforza la capacità del corpo di combattere il coronavirus.

Dopo il vaccino una quota significativa di soggetti sperimenta reazioni non gravi, come dolore nel sito dell'iniezione, mal di testa e stanchezza. Per Pfizer, che è stato utilizzato più a lungo di quello di Moderna e quindi ha generato più dati, gli effetti collaterali aumentano con la seconda dose.

Il vaccino Astrazeneca è invece basato su un adenovirus (un virus che causa il raffreddore) inattivato, con istruzioni genetiche per produrre le proteine del coronavirus e suscitare così l'immunità.

Da giorni è iniziata in tutta Italia la somministrazione del vaccino Johnson&Johnson, monodose, indicato per tutta la popolazione sopra i 18 anni, il quale oltre a evocare una risposta quasi immediata, genera una memoria anticorpale a lungo termine, a differenza degli altri che richiedono una seconda dose di richiamo per raggiungere lo scopo.
Secondo il sistema di monitoraggio della sicurezza del farmaco circa 4000 dosi ogni milione somministrato portano a reazioni avverse: circa il 50 per cento dei partecipanti ha provato dolore nel sito di iniezione, mal di testa o affaticamento, secondo i dati riportati all'Agenzia Europea per i medicinali (EMA).

Sono ancora relativamente pochi coloro che hanno ricevuto una seconda dose, i dati disponibili suggeriscono però che gli effetti collaterali della seconda iniezione sono più lievi di quelli causati dalla prima.
Per quanto riguarda l'Italia, alla data del 26 marzo 2021 erano state inserite nel sistema di farmacovigilanza di AIFA complessivamente 510 segnalazioni di eventi avversi ogni 100 000 dosi di vaccino somministrate, con quote proporzionali all'utilizzo del singolo vaccino.

Il capofila è Pfizer con 81%, seguito da AstraZeneca (17%) e Moderna (2%).

Per quanto riguarda le reazioni gravi registrate finora, il vaccino Moderna suscita circa tre reazioni anafilattiche per milione di dosi somministrate, mentre il vaccino Pfizer scatena cinque reazioni per milione di dosi.
Questo è un tasso più alto rispetto alla maggior parte degli altri vaccini – compresi i vaccini antinfluenzali annuali, che scatenano l'anafilassi solo in una su ogni milione di dosi somministrate.

Per il vaccino AstraZeneca, finora sono stati confermati complessivamente 30 casi di anafilassi su poco più di tre milioni di dosi somministrate.
La maggior parte delle persone che hanno sperimentato l'anafilassi aveva una
storia di allergie quindi per i soggetti allergici è indispensabile consultarsi con il medico di base per scegliere il vaccino più giusto.

Per tutti gli altri il consiglio è quello di prenotare il prima possibile, scegliete in base
alla data non in base al tipo di vaccino! Non solo per passare un’estate serena ma anche per la grande soddisfazione di aver fatto la nostra parte per uscire da questa pandemia.

Dobbiamo avere ancora un pochino di pazienza e di comportamento responsabile: mascherina ben indossata (non quando si fa attività fisica all’aperto!), distanziamento e ventilazione dei locali chiusi.

Tutto sembra andare verso la direzione della ripresa delle attività, compresa la pratica agonistica della nostra amata disciplina!




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