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La mia prima Maratona...spero non l'ultima
di Giampiero Decinti, 05/12/2012

Un anno fa quando ho deciso di mettermi in gioco iscrivendomi con la Podistica Solidarietà, i motivi sono stati molteplici; in primo luogo l’aspetto solidale che traspariva dai resoconti di Mr ZAC, per non parlare di quello umano, argomenti che hanno toccato il mio cuore e attirato la mia attenzione e determinato la scelta.

Mi permetto di essere particolarmente prolisso, non è mia abitudine mettere su carta le emozioni, per cui proverò a spiegarmi al meglio. Oltre ai precedenti di motivi ne ho uno molto più personale legato alla mia famiglia, in particolare alla situazione di mia figlia, la quale, a seguito di una sofferenza perinatale, ha subito un ritardo psicomotorio che le si riflette anche con una evidente difficolta di deambulazione; questo mi ha portato ad intraprendere questa nuova attività, prima come svago per sfuggire ai problemi, ma poi ha finito per essere qualcosa di piu: ogni mio passo è per lei; ogni mio traguardo è il suo.

Vi confesso che spero un giorno di poter correre una Mezza con lei, come avevo scritto sul mio pettorale della Roma-Ostia, per cui quello di ieri è stato un traguardo molto, ma molto importante. Io che sono una persona normale sono riuscito in questa che oso definire un’impresa, e chissà se un domani queste mie speranze si potranno trasformare in risultati per la mia piccola.

La giornata di ieri è stata un susseguirsi di emozioni contrastanti, iniziando dal nervosismo del pregara, nel sentire orange molto più capaci e veloci di me definirsi non pronti. Di lì a poco lo sparo dello starter ha azzerato tutto. Siamo partiti. Non sapevo bene che passo tenere, come regolarmi e mi sono affidato, come tante altre volte, all’istinto, convinto che questo mi potesse indicare la via giusta. Ho deciso quindi di affidarmici. I chilometri sembravano scorrere tranquillamente, unico neo il mio passo lento, che mi vede addirittura per un tratto di oltre 5 km seguire l’ambulanza. Respirare quei gas di scarico non è certo piacevole, e la mia mente è volata da Romano Dessì, con la sua classica frase: "attenti agli ultimi".

Penso che devo fare qualcosa e decido di accellererare; mi avvicino e protesto con l’autista del mezzo che mi da una risposta a dir poco indegna, è stato l’unico momento in cui ho pensato di abbandonare. Riflettendo su come gli altri possano influenzare le mie decisioni, ho deciso che dovevo essere piu forte, anche se oltre all’ambulanza mi sono ritrovato a fare lo slalom tra le autovetture. Non riesco a capirne il motivo, in fondo il mio passo era buono.

Con la conclusione del primo giro questi problemi spariscono; rientrando nel centro di Sabaudia, al 18 km, mi faccio forza, perché ho ancora tanta strada da fare. Mi fermo al ristoro poco dopo i 21, mi trovo a scambiare degli incitamenti con una podista e finiamo per percorrere insieme il tratto sul lungo mare, sotto la pioggia. Mi pongo un nuovo obiettivo: superare il dosso che si vede in lontananza.

La mia compagna di viaggo ha la forza di chiacchierare e mi racconta alcuni aneddoti dei tempi della scuola. Mi rendo conto che il ritmo per me è troppo alto, avvertendo qualche fastidio muscolare la invito a proseguire con il suo passo che non sono in grado di tenere; siamo già al 30' km, altro ristoro e ancora via, su un percorso sterrato reso veramente insidioso dalla pioggia. In alcuni punti sembra di pattinare, in altri bisogna fare il salto con l’asta per superare le pozze d’acqua grandi anche piu della stessa strada, fino ad attraversare una fattoria, nei recinti della quale ci sono dei bufali.

Ma il peggio sembra passato si torna sull’asfato e si procede per il tratto finale, che dopo il ristoro del 35' mi riserva un’altra sorpresa: il riacutizzarsi di un vecchio fastidio al ginocchio sinistro, la famigerata infiammazione ileo-tibiale, di cui soffrono molti podisti e che mi rallenta al punto da farmi camminare.

Sono ormai al 36' km e fermarsi ora sarebbe sciocco; stringo i denti e chi mi supera cerca di incoragiarmi a non mollare. Provo piu volte a ripartire ma memore dell’esperienza passata preferisco evitarlo per evitare problemi futuri. Penso al come e al perché sono arrivato li, e questo mi da la forza di andare avanti. Sul Ponte di Sabaudia mi faccio prendere dalla foga e seppur dolorante torno a correre in quell'ultimo tratto.

Lo speaker mi descrive come una macchia arancione all’orizzonte e questo fa aumentare il mio entusiamo, e arrivo al traguardo stanco e stremato, però felice. Si riprendono il mio chip ed in cambio mi consegnano la medaglia, scambio che reputo equo.

Ringrazio tutti quelli che hanno creduto in me, mia moglie, senza la quale forse non sarei l’uomo che sono, e i miei splendidi e tremendi gemelli, che riempiono la mia vita.

Un grazie a tutti gli orange che ho conosciuto in questo anno che mi hanno trasferito il loro spirito da guerrieri, ma con il cuore di teneroni. Grazie al Pre, anima e core di questa società.


Gara: Maratona di Latina Provincia (02/12/2012)

SCHEDA GARA



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