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Diario di corsa.. ho artigli nei calcagni e il mio pettorale manca.
di Maria Teresa Fiorentino, 16/09/2007

Maria Teresa Fiorentino, Amleto Varchi e Maurizio Bellacosa (foto di Giuseppe Coccia)

Maria Teresa Fiorentino, Amleto Varchi e Maurizio Bellacosa (foto di Giuseppe Coccia)

Pino ha rammarico negli occhi e ardire scherzoso nella voce.
Raccolgo l’impazienza che Alexandra ha nelle gambe e le coccole che Annamaria ha per i miei occhi bassi.
Se il pettorale non si trova, non corro. E forse è meglio così..
L’achilleo avrà la sua tregua, ma i venti rissosi che ho dentro si placheranno?
La mia eretica fame di sampietrini, la nostalgia del ritmo dei respiri e dei rintocchi di gomma, il desiderio di calpestare strade che si dipanano nel buio tra tremuli filari di luce, stanotte, smetteranno di bussare, alle vetrate del cuore?

Il pettorale arriva portando dentro di me l’ovatta di un armistizio.
Finalmente posso dirlo: ci sono anch’io!
Ci sono anch’io nell’onda di podisti che parte tra le note della Turandot.
Siamo quattromila.
La testa bionda di Alexandra sparisce tra quelle che corrono davanti , io procedo piano.
Prigioniera di qualche fitta ho orecchie che non riescono a saziarsi della musica, dell’armonia in crescendo di queste gambe.
La strada sbuffa di sospiri, è zuppa di sudore, affollata di facce dalle quali lo sforzo non cancella sorrisi nè la memoria di un nome.

Bikila.

Bikila, tu non mi conosci, le gomene dei nostri destini ci hanno legato ad epoche diverse,
ma stanotte mi ritrovo qui, a stringere tra le mani il mio pettorale malfermo,
ad affidarmi alle discese, con l’ansia di rovistare tra le mie riserve di fiato, per urlare, tra sguardi sbigottiti ma non allarmati, che se anche i miei occhi non hanno mai incrociato i tuoi, anche se la mia mano non ha mai conosciuto la stretta della tua, io ti conosco.

Ti incontro tutte le volte che annuso questa mia voglia di correre e,
ora che la notte ha scartavetrato tutta la ruggine dai miei occhi,
in mezzo a quest’onda che scorre, tra un’umanità che per una volta tollera l’inerzia del semaforo,

riesco a ritrovare il profilo delle tue impronte, a sentire l’eco dei tuoi passi.
Scorgo persino l’ombra delle tue gambe in quella di chi corre e vince, pur avendone avuta una rubata dall’insulto della guerra.

Anche i minuti stanotte corrono, Bikila, non si lasciano afferrare e trattenere, quando mi consegno al silenzio, c’è Terribili che grida un “forza Mariateresa!”.
Vedo, per la prima volta con rammarico, gli undici chilometri e undici metri finire,
ignoro l’artiglio che si rimpossessa dei miei calcagni e cammino sapendo che questo venticello che spolvera il nostro sudore, di sicuro, è anche mosso dall’agitarsi in saluto di una tua mano.


Maria Teresa Fiorentino (foto di Giuseppe Coccia)

Maria Teresa Fiorentino (foto di Giuseppe Coccia)

Gara: Corri Roma (15/09/2007)

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