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La prossima volta prendo l'ascensore.
di Maurizio Zacchi, 28/08/2011

Maurizio Zacchi e Umberto Graziano Demasi - Castel S.Pietro 2011

Maurizio Zacchi e Umberto Graziano Demasi - Castel S.Pietro 2011

Mentre mi arrampicavo verso Tolfa, in uno dei tratti più duri del percorso quando la salita si era trasformata in una sorta di muretto da scavalcare, la mia mente ha cercato nel cosiddetto "pensiero laterale" qualcosa che mi aiutasse a non pensare alla fatica, al respiro affannoso e ai km che ancora ci separavano dal paese, le cui case si potevano vedere ancora così distanti e così piccole sopra le nostre teste. E così mi si è materializzata l'immagine di un ascensore che infilandosi nel corpo della montagna ci avrebbe portato fino all'agognata piazza del paese dominata dall'arco della New Balance che avrebbe sancito la fine delle nostre fatiche. 

In fondo mi chiedevo a che cosa fossero serviti anni e anni di progresso tecnologico se nell'anno 2011 eravamo ancora costretti a risalire le pendici di questo monte a piedi, anzi di corsa. 
Anzi la cosa più curiosa era proprio che nessuno ci aveva costretto, ma che lo stavamo facendo per puro divertimento... boh!

Del resto nessuno dei partecipanti a questa gara poteva rivendicare l'attenuante della non consapevolezza. Gli organizzatori erano stati chiari già nel nome, una gara che si chiama "L'Arrampicata" non può che essere caratterizzata dalla salita. Insomma non è come nel caso de "La Speata", dove con l'uso di un termine dialettale si può riuscire a catturare nella rete qualche ignaro podista; arrampicata è un termine che non lascia dubbi e in effetti si è trattato proprio di un'arrampicata di 9 km verso l'agognato traguardo. 

Primi 3 km di salita più leggera, "pedalabile", come direbbero i ciclisti, ma sempre salita era. Poi 5 km di arrampicata vera e propria e poi poco meno di un km finale all'interno del paese che ha permesso a tutti di recuperare un minimo di dignità nella propria andatura e di lanciare addirittura lo sprint finale in mezzo a due ali di folla che aspettava assiepata sulle transenne. Un arrivo in grado di compensare adeguatamente le fatiche appena concluse, sia per la bellezza di questo gioiellino di origine medioevale, sia per il calore della folla in attesa, sia per il ristoro finale, assolutamente sconsigliato a chiunque possa soffrire anche solo potenzialmente di diabete: lo spiegamento di dolci sul tavolo del rinfresco era in grado di alzare il tasso di glicemia al solo sguardo.

L'organizzazione del resto è stata buona, a cominciare dall'accoglienza riservata ai podisti all'arrivo. Simpatica anche l'idea di inserire una pagnotta appena sfornata nel pacco gara; il pane di Tolfa del resto è uno dei prodotti rinomati di questo paesino e merita di essere valorizzato.

Ma credo che l'aspetto organizzativo che vada maggiormente apprezzato è la grande disponibilità di acqua nel percorso, con il primo posto ristoro posizionato già alla partenza e altri distribuiti in un percorso che alla prova dei fatti si è rilevato meno caldo del previsto, grazie anche alla scelta fatta dal sole di andarsi a nascondere sul versante opposto a quello in cui si svolgeva la corsa. Nei rari tratti assolati c'era poi sempre qualcuno pronto a fornirti una bottiglia d'acqua, una spugna bagnata o  un effetto pioggia realizzato con l'idrante. 

Insomma un'ottima organizzazione che ha contribuito a compensare la fatica di una lunga salita tra i monti della Tolfa. 

Menzione speciale per Salvatore e Ira, due atleti della squadra locale scomparsi prematuramente, che sono stati ricordati prima della partenza, 
generando un sentimento di profonda commozione in tutti i partecipanti.

Attendiamo le classifiche ufficiali per valutare le prestazioni dei nostri atleti, chi vi scrive arrivando sempre nelle retrovie non può darvi conto dei risultati dei nostri top runner.


Gara: L'Arrampicata di Tolfa (27/08/2011)

SCHEDA GARA



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