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37km con le GAMBE, 4 con la TESTA, l’ultimo col CUORE!
di Giancarlo Amatori, 25/03/2011

Giancarlo Amatori

Giancarlo Amatori

Un salto nel buio, è questa la sensazione che ho provato alla partenza della mia prima maratona. Una corsa, una gara, un’esperienza che per quanto tu possa prepararla, non puoi sapere come andrà a finire. Sarà la sfida al limite, l’attesa e allo stesso tempo la paura del “muro” (da buttare giù a martellate, vero Roberto?) ma il sapore è proprio quello dell’impresa, a qualsiasi velocità la si viva.

All’arrivo invece le sensazioni erano decisamente altre: la gioia incredibile per avercela fatta, l’emozione, la stanchezza, la bellezza di aver condiviso tutto questo con tanti compagni di squadra, alcuni grandi amici, altri conosciuti il giorno stesso.

In mezzo quarantaduemilacentonovantacinque metri di Roma.

La mia prima maratona in un certo senso inizia un anno fa, quando dopo essermi iscritto in largo anticipo, una preparazione assolutamente inadeguata per problemi fisici mi spinse a partire comunque ma con la certezza di ritirarmi dopo 12-13km (all’altezza dell’isola Tiberina) per poi andare al Colosseo a vedere l’arrivo dei primi. In quei primi km corsi con Tamara e Antonietta non avevo assolutamente “sentito” la maratona perché avevo saggiamente deciso che per nessun motivo avrei osato sfidarla in quelle condizioni, e così, saggiamente, ho fatto.

Insieme a Tamara ho percorso tutte le tappe della nostra esperienza podistica: gli allenamenti e le prime non competitive, la ricerca e la scelta di una società e quindi l’iscrizione alla Podistica Solidarietà, la prima gara (la Vivicittà del 2009) e anche i primi infortuni, le prime scarpe da corsa, la prima RomaOstia… e quando dopo l’arrivo della sua prima maratona l’ho vista distrutta ma raggiante, mi ha subito convinto che per me l’appuntamento era solamente rimandato di un anno.

E così dopo un anno molto “podistico” con oltre 40 gare disputate e 3 mesi di preparazione specifica, arriva il gran giorno. Parto dall’ultima “gabbia”, ci vogliono 5 minuti per passare sotto la partenza e almeno un paio di km per iniziare a correre al mio passo ma poi tutto fila liscio. La prima parte di gara vola, le strade sono le stesse di un anno fa ma le emozioni sono tutte nuove, recupero il ritardo del traffico iniziale e prendo un buon ritmo, le GAMBE girano senza problemi a un passo abbastanza regolare che mi farà stare sempre tra il mio obiettivo ragionevole (4h15’) e quello più ambizioso (4h00’) quindi sono tranquillo. In questa fase la cosa più difficile da fare è senza dubbio gestire bene le energie, non cedere alla tentazione di accelerare per “mettere da parte” qualche minuto improvvisando un ritmo che non si è in grado di tenere per tutta la gara, ma allo stesso tempo è inutile anche andare troppo piano perché le gambe si imballano ed è comunque impensabile risparmiare abbastanza energie per poi recuperare tutto nella parte finale, magari dopo 30-35km.

Puoi decidere a che ritmo partire, puoi farti un’idea del tempo finale che vorresti ottenere, ma non puoi sapere se e a che punto avrai un calo, se sarai costretto a camminare, o addirittura a fermarti. Dicono che il muro arrivi tra il 30° e il 35°km, forse il mio era in ritardo, o forse sono stato bravo a spezzare il ritmo della corsa camminando qualche metro in corrispondenza dei ristori (a proposito, qualcuno mi spiega come si fa a bere dai bicchieri correndo??? No, meglio di no, altrimenti poi non ho più scuse!), in ogni caso quando dopo 37 km le gambe erano finite è stata la TESTA, anche lei allenatissima, a portarmi avanti. Da Piazza del Popolo, passando per Piazza di Spagna, fino al secondo passaggio in Piazza Venezia, tra i sanpietrini, le strettoie e le salite, e poi ancora il Circo Massimo, 4 km che sembravano non passare mai… ho rallentato, ma non ho mai pensato di mollare!

Poi quella curva a sinistra da Via dei Cerchi a Via di San Gregorio e cambia tutto. La voglia di chiudere in bellezza come avevo immaginato, sognato e sperato fino alla sera prima trova la convinzione di avere ancora qualcosa da dare. Riprendo il ritmo, adesso è il CUORE “arancione” che corre, gambe e testa non possono far altro che andare con lui, ormai è fatta. Attacco l’ultima salita del Colosseo dove c’è la postazione “presidenziale”, arrivo in cima, la discesa vola, mi accorgo di Pat e le corro incontro per una foto da incorniciare e poi via in volata verso il traguardo, è finita!!! Il Garmin dice che la velocità degli ultimi metri è 4’11/km… incredibile!!!

Non può mancare una “chilometrica” lista di tutti gli orange incontrati lungo la strada perché forse la cosa più bella di questa maratona è stata proprio avere per ognuno un ringraziamento, un saluto, una battuta, un incoraggiamento, una stretta di mano, un abbraccio. A partire da Paolo che si è occupato di tutte le iscrizioni, gli amici Tamara e Pietro Paolo con cui ho vissuto tutte le fasi pre-gara, Valerio e Gianluca incontrati proprio nei primi metri, Romano sempre concentratissimo nella sua marcia, i “pallonari” Ettore (per le 5h00), Giuseppe (4h30) e Franco (4h15) che simpaticamente mi ha “ordinato” di non fermarmi con lui ma provare a prendere Lisa (4h00).

E poi Patrizia e Sergio, Cristina, Antonietta e Rinaldo, il fenomenale Attilio, Patrizia. E ancora Francesca e Roberto, preziosissimi, con cui ho corso i km più difficili, Daniel, Lisa (raggiunta, purtroppo, perché ha avuto qualche problema, altrimenti chi la prendeva???), Cosimo, Claudio agganciato proprio alla fine, ma ovviamente anche chi non ha corso come Mario che era a fare il tifo sul lungotevere sia all’andata che al ritorno, il presidente Pino con Daniela, Alessandro e Cristiano perfettamente appostati sull’ultima salita e infine Pat a fotografare il momento più emozionante, a pochi metri dall’arrivo.

Avevo letto che chiunque finisca una maratona è un vincitore, ora so che è vero.


Gara: Maratona di Roma (20/03/2011)

SCHEDA GARA



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