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La Città nascosta
di Marziale Feudale, 12/04/2010

Alcuni degli orange ad Onna (foto di Salvatore Quattropani)

Alcuni degli orange ad Onna (foto di Salvatore Quattropani)

Dovendo rientrare subito a Tivoli per motivi personali, avevo preso accordi con un amico che mi avrebbe subito riportato a L’Aquila, una volta terminata la gara.

Insieme a me e al mio amico, Alessandro Micarelli Senior, Alberto Lauri e Federico Maura. Con una panda 4x4 ci inerpichiamo su stradine secondarie per evitare l’ultimo tratto di percorso ancora chiuso per lo svolgimento della gara e lungo la strada del ritorno appaiono, ai nostri lati, le immagini di quello che finora avevamo solo intuito dai racconti dei mezzi d’informazione. Un paese devastato, di cui non esiste più nulla se non macerie a testimoniare quello che in soli pochi minuti si è dissolto lasciando solo disperazione.

Lungo tutto il tragitto tra Onna e L’Aquila lo scenario è lo stesso. Quasi nascoste dalla vegetazione appaiono le abitazioni lesionate. Il mio amico mi dice che è peggio di quel che si vede: si vedono i muri esterni ma dentro non c’e più nulla. Le case segnate con la X sono da abbattere, e purtroppo sono tante. Alcune hanno a fianco una piccola casa in legno, chi ha potuto farlo, infatti, ha comprato queste piccole strutture per viverci in attesa di riavere casa propria.

Rientriamo a L’Aquila e siamo di nuovo al punto di partenza. Non c’è più l’arco gonfiabile, tutto è sgombro. Allora il mio amico ci fa scendere per una strada laterale al viale Collemaggio. Si vedono delle palazzine di più piani apparentemente intatte, ma quando ci avviciniamo l’immagine è angosciante: in una delle palazzine uno dei piani intermedi ha ceduto e l’intera struttura si è adagiata, per così dire, su se stessa. Tra i due solai si intravedono ancora pezzi di mobilio, fondi di elettrodomestici, sedie, gambe di tavoli, fuoriuscire come marmellata schiacciata tra due fette di pane. Due foto e due piccoli mazzi di fiori a commemorare le due giovani ragazze rimaste senza vita nel crollo. Due delle 308 vittime.

Avvicinandoci, più in la, ecco che vediamo le pareti divelte, gli squarci che mostrano il disastro che c’è stato. Mobili rotti, letti e materassi capovolti, libri, stoviglie ricoperti di calcinacci, mattoni, polvere. Una scena, ferma ad un anno fa, reale e cruda quanto basta. Chiudo gli occhi per un attimo e immagino il panico vissuto, la frustrazione di non poter scappare, le urla strazianti che, mi ha detto il mio amico, da sotto le macerie si sentivano rimbombare nella valle sottostante.

Eccola la città nascosta. A poche decine di metri da dove siamo partiti dando il nostro piccolissimo contributo a far rinascere una comunità, da un lato le case squarciate, dall’altro il centro storico, muto, fermo, senza vita. Eccoli i particolari non sempre evidenti e che tutti ci auguriamo di non dover mai vedere ma che dovrebbero invece aiutare noi a farci apprezzare di più ciò che abbiamo.

Ho corso verso Onna per tutti quelli che erano li a festeggiare. Ora ritorno verso casa mentre fuori diluvia. Già, verso casa! Il pensiero torna indietro a ciò che ho visto e immaginato. Oggi ho corso anche per tutti quelli che non ce l’hanno fatta a giungere al proprio traguardo.

Alla prossima

Marziale




Marziale Feudale (foto di Loretta Demofonti)

Marziale Feudale (foto di Loretta Demofonti)

Gara: Corri in Abruzzo (11/04/2010)

SCHEDA GARA



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