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Non volevo fare il fenomeno
di Isabella Calidonna, 02/05/2017

Sono passati diversi giorni dalle mie ultime “gare”. Ho avuto bisogno di un pochino di tempo per raccogliere le idee. Due gare importanti come quelle che ho fatto, ricche di mille emozioni, richiedono tempo per essere smaltite (in tutti i sensi), digerite e assimilate.
Come moltissimi di voi sapranno ho fatto due maratone a distanza di 7 giorni. Non l’ho fatto per fare il fenomeno. È successo e basta. Io avrei dovuto fare solo la maratona di Parigi, la maratona del mio compleanno. Ma poi, inaspettatamente, è arrivata anche Roma e mi ha regalato un mare di emozioni.
Si, perché ho presentato ufficialmente il mio progetto ArcheoRunning. Ho avuto modo di raccontarlo e raccontarmi sul palco del Marathon Village. Ho avuto modo di farmi patrocinare dal Mibact. In meno di una settimana sono stata catapultata nel bel mezzo di un tornado di emozioni, fatto di eventi, cose e persone.

Uno su tutti l’aver conosciuto Alex Zanardi. Averlo visto. E senza che io sia riuscita a dirgli nulla, mi ha dato forza. Un uomo che con la sua sola presenza dà gioia, speranza e forza. I suoi occhi urlano “mai mollare”. Non sono neanche riuscita a sfiorarlo durante la foto. Sarebbe stato come profanare un tempio.
E poi c’è stata la gara. La gara di ArcheoRunning. La gara (la prima per me) sotto la pioggia battente. La gara degli "oddio! Ora scivolo!".  La gara corsa senza la mia maglietta Orange. La prima volta in assoluto. E mi sentivo così “nuda”. Ma alla fine sono Orange dentro, questo non potrà mai cambiarlo nessuno.
Ho corso nella Mia città. Parlando delle cose che più amo, le stesse che lo scorso anno mi hanno aiutata ad affrontare e finire la mia prima maratona, un’altra maratona del mio compleanno.
Sul percorso ho incontrato molti Amici Orange. Sia alla partenza, che in gara e con 4 di loro ho tagliato il traguardo. Mano nella mano. Grazie a Braf, Maria Enrica, Stefano e la mitica Antonella.
Ho voluto meritarmi tutto. La maglia, lo zaino e la medaglia. Stavo bene e ho dosato bene le forze, non stancandomi nemmeno troppo. Alla fine ci sono riuscita, ho tagliato il traguardo.

Ma il bello doveva ancora arrivare. Ormai era tutto pronto. Volo, albergo e pettorale. Non potevo tirarmi indietro. Parigi, la città che più amo al mondo, mi stava aspettando. E io sono corsa da lei. Nei giorni successivi alla gara di Roma ho fatto scarico in piscina, automassaggi e curato l’alimentazione per il recupero.
Ammetto di essere stata incosciente, ma non pensavo a Parigi con ansia o paura. Pensavo solo al fatto che avrei corso in una città che amo e che per la seconda volta ho visitato con la persona che più amo. Me stessa.
Non mi sono emozionata neanche al ritiro del pettorale. Forse la mattina della gara, ma nemmeno troppo. Io ridevo dentro, ero felice e quindi tranquilla. La paura di essere sola in gara è anche svanita. Inoltre lì ho trovato Alexandre, anche lui compagno di Podistica che è ritornato a Parigi, che è stato il mio angelo custode. Ogni 5/6 chilometri mi chiedeva come stavo. Alla fine mi ha confessato che non credeva io finissi tutta la gara con una maratona già nelle gambe. è stato bello poter condividere il "viaggio" con lui.
Mi sono divertita ed emozionata tanto a guardare quello che di volta in volta si mostrava a me. Se non fosse stato per il forte dolore al fegato che mi ha infastidita dal 37°, avrei finito la gara sotto le 5 ore. Ma va bene lo stesso. L’ho finita. Ho fatto la mia seconda maratona del mio compleanno. La quarta in totale.

Tralascio il mio post gara, fatto di lunghissime camminate per la città, quella è un'altra storia. Volevo solo raccontarvi brevemente quello che è stato. Nessuna volontà precisa. È capitato, come le cose più belle che possano capitare. L’ho affrontato con incoscienza, ma anche con rispetto, anche se qualcuno forse storcerà il naso.
Avevo un sogno, che poi è diventato doppio. L’ho realizzato e sono la persona più felice del mondo.
Non sono un fenomeno, solo una sognatrice ad occhi aperti.


Gara: Maratona di Parigi (09/04/2017)

SCHEDA GARA



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