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Attento al CAMPEGGIO
di Maurizio Zacchi, 03/03/2013

La Roma-Ostia non può più essere definita semplicemente una gara, una mezza maratona. La Roma-Ostia è un evento che trascende anche il senso stesso di una gara. Difficile comprendere quale sia la motivazione per cui la Roma-Ostia abbia raggiunto questo incredibile successo, un successo che va oltre tutti i meriti della sua perfetta organizzazione.

Resta difficile capire perché questo evento sia in grado di “sconvolgere” la vita di quasi 10.000 persone, che per giorni non parlano di altro, che stravolgono la loro alimentazione, che perdono il sonno.

Ce ne sono poi tanti che si svegliano nella notte con un incubo nella testa: il CAMPEGGIO.

Il CAMPEGGIO, tante volte evocato da tutti i podisti che la Roma-Ostia l’hanno corsa e autentico incubo per tutti coloro che si accingono a correrla per la prima volta.

“Attento al CAMPEGGIO”, “Non spingere troppo fino al CAMPEGGIO”, “Resta prudente fino al CAMPEGGIO”, “Non dimenticare la salita del CAMPEGGIO”.

Ci sono pochi luoghi nella corsa così popolari come il CAMPEGGIO, una sorta di mito della modernità podistica.

Ci sono podisti che non hanno ancora capito bene dove sia Ostia, ma sanno perfettamente dove è questo famigerato CAMPEGGIO. Sembra che anche i navigatori satellitari abbiano ormai associato la parola CAMPEGGIO con il fatidico incrocio tra Via Cristoforo Colombo e via di Malafede, dove si trova l’ingresso del Campeggio Fabulous. Già si chiama Fabulous, FAVOLOSO, un nome che rappresenta una splendida ironia del destino, considerata l’immagine terrificante che quel CAMPEGGIO evoca nella mente dei podisti.

Un’immagine che si adatta più a quella trasmessa in film horror come “Venerdì 13”, “Camping del terrore”, “Sleepaway Camp”.

Raggiungere e superare il CAMPEGGIO: questa sembra la vera missione della Roma-Ostia. Si racconta che alcuni podisti esordienti si siano addirittura fermati sotto l’arco dei 10 km, quello che si trova appunto all’altezza del CAMPEGGIO, convinti di essere arrivati. Già perché la mitologia del CAMPEGGIO prevede appunto che la Roma-Ostia sia tutta lì. Superato il CAMPEGGIO, la Roma-Ostia diventa una vera e propria passeggiata di salute.

Ma la realtà è ben altra cosa, perché la salita del CAMPEGGIO rappresenta certamente un momento molto particolare, dove è necessario dosare le energie fisiche e richiamare le energie mentali. Ma la Roma-Ostia è ben altro.

Forse la Roma-Ostia inizia proprio lì, quando agli occhi del podista, convinto che il peggio sia passato, si materializza il mare, con la linea dell'orizzonte così distante e irraggiungibile. In quel particolare punto si riesce a scorgere tutto il percorso, quella parte del percorso che manca ancora per raggiungere l’obiettivo e per centrare il sogno.

La Cristoforo Colombo, una lunga lingua di asfalto disegnata all’interno di una macchia verde. E dietro il verde, l’azzurro del mare.

E’ proprio con il CAMPEGGIO alle spalle che i veri timori del podista prendono forma. Il timore di aver gestito male le proprie risorse e di aver compromesso le proprie ambizioni. E’ da quel momento che il podista si mette in ascolto del suo corpo, alla ricerca di segnali. E’ in quel momento che il podista comincia a dare fondo alle sue “scorte” e a sollecitare le sue “motivazioni”, quelle più profonde e intime.

Quanti pensieri affollano la mente di quel podista lanciato alla ricerca del mare, quel mare che appare all’improvviso, dopo l’ultimo dosso, dopo l’ultimo strappo, quello più difficile, quello che lascia un segno doloroso nelle gambe ormai affaticate.

Quello è il vero momento topico della Roma-Ostia, è quel momento che andrebbe tramandato da un podista all’altro, e non il CAMPEGGIO. Perché quel momento esprime il senso autentico di questa sfida, la spiegazione del successo di questa manifestazione, che anno dopo anno continua a mietere successi di partecipazione.

Finalmente il traguardo, il momento dei bilanci. Il momento di alzare le braccia al cielo o di piegarsi distrutti dalla fatica. E’ il momento di parlare del proprio personale o di trovare la migliore scusa per assorbire il proprio insuccesso, un insuccesso che è spesso frutto di obiettivi troppo ambiziosi o dei tanti imprevisti che possono insorgere in una gara come questa.

Una gara che andrebbe goduta per intero, corsa senza alcun rimpianto, assaporando il piacere di aver concluso l’ennesima sfida, ma soprattutto inebriandosi di quell’immagine onirica che solo il mare è in grado di trasmettere. Già il mare, quello sì che è “FABULOUS”, altro che il CAMPEGGIO.

Ma c’è un altro aspetto della Roma-Ostia, che a noi sta particolarmente a cuore: è la Roma-Ostia della Podistica Solidarietà, di 380 canotte orange che affrontano questo appuntamento con uno spirito unico.

Uno spirito ampio ed inclusivo che riesce a tenere insieme le ambizioni podistiche dei nostri top-runner con il senso della festa di chi concepisce questo evento come una festa. Questa festa che non si consuma solo nei 21 km di asfalto che separano Roma da Ostia, ma in quei momenti molto piacevoli che la precedono e che la seguono.

Quei momenti che ruotano intorno ai 3 pullman che funzionano da supporto logistico alla nostra squadra. Sorrisi, incoraggiamenti, pacche sulle spalle. E poi i commenti del dopo gara, le gioie e i dolori, l’entusiasmo e la delusione.

Tutto si ricompone all’interno di questa splendida famiglia, guidata dal suo padre putativo: il grande Pino Coccia.

E alla fine arriva anche il momento di festeggiare questo ennesimo successo: un secondo posto che certifica ancora una volta la nostra forza di squadra.

Ancora una volta “W la Podistica Solidarietà”.


Rogerio Dos Santos Galvao

Rogerio Dos Santos Galvao

Gara: Roma Ostia Half Marathon (03/03/2013)

SCHEDA GARA



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