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Correre lungo le Cattedrali
di Paolo Reali, 15/01/2015

Protesa nel mare, sembra un gigantesco veliero in procinto di salpare, la Cattedrale di Trani, innalzata nell’anno del Signore 1097. Per un viaggio sicuro! Il solido campanile a far da albero maestro e la vasta facciata da vela prospera ai venti. In realtà, la navigazione, la rendeva tranquilla ai navigli che numerosi solcavano l’Adriatico; le sue imponenti absidi erano il richiamo della presenza di un porto sicuro dove approdare in caso di tempesta. Poi, il Castello federiciano del 1233, accarezzato, questa mattina 21 dicembre, solstizio d’inverno, dalle onde quasi immobili del mare.
Questo è stato lo scenario della partenza della 1^ Maratona delle Cattedrali, che ha attraversato le città costiere di Trani (BT), Bisceglie (BT), Molfetta (BA) e arrivo a Giovinazzo (BA), con immersione nei loro borghi antichi per rendere omaggio alle maestose cattedrali.

Un bagno nel romanico pugliese, dalle caratteristiche tutte proprie, di altissimo livello artistico. Monumentali costruzioni sorte nel XI secolo, espressione compiuta di una intensa vitalità architettonica e scultorea. Quando i Bizantini persero la Puglia ad opera dei Normanni, dovettero ammettere amaramente: “Abbiamo perso la migliore regione dell’impero”. Cattedrali non di mattone come altrove, ma di pietra che, al sole sempre presente da queste parti, rifulgono di sfumature color rosa e dorato.
Quello che appare non è tutto. Altre due, tre chiese si nascondono sotto le loro fondamenta. A Trani, sotto il transetto sorge una fitta foresta di colonne che forma la Cripta di San Nicola; sotto il corpo della chiesa superiore si distendono le tre navate di Santa Maria e, ancor più giù, il preromanico Ipogeo di San Leucio.
Anche negli interni prevale la nuda pietra, essendo stati rimossi stucchi, marmi e altre sovrastrutture accumulatesi nei secoli, per riportarli all’antico splendore.
E poi una scorpacciata di mare, le cui onde s’infrangevano calde e tranquille sulla costa rocciosa finchè ha brillato il sole, irate e spumeggianti quando il tempo ha virato al brutto. Città di mare a tutti gli effetti, con nulla da invidiare ad altre più conosciute al grande pubblico. Non una singola, isolata realtà marinara, ma una serie continua di porti, un tempo battuti da velieri ragusani, amalfitani, veneziani, greci, slavi e dalmati. Nel 1063, a Trani furono emanati gli Ordinamenta Maris, gli Statuti Marittimi, il più antico codice di mare del medioevo.
Il nome di Nicola Pisano, uno dei più grandi scultori romanici, mi rimanda alla Maratona di Pisa, disputata in contemporanea. “Pisano” glielo hanno appioppato gli altri, firmandosi egli “Nicola de Apulia”. Le due maratone hanno un marchio comune: il romanico e il mare. L’impatto di Piazza dei Miracoli sulle masse non si discute; a livello di intenditori, non è detto che sia del tutto scontato il confronto. Lo dimostrano gli 808 classificati (non gli iscritti!), un grande successo, una prima edizione da destare invidia.

Quando alle ore 9:07:00 vien dato il via, non c’è una nuvola in cielo, il mare è una tavola e spira una gradevole brezza. Ondeggiano le modeste imbarcazioni dei pescatori, si pavoneggiano come prime donne gli yacht.
Viene attraversata in lungo e in largo Trani, che mostra la bianca penisoletta di Colonna, i palazzi nobiliari, il pittoresco borgo marinaro aggrappato sul porto e un mare invidiabile. Forte è la tentazione di abbandonare la maratona e fare un tuffo.
Si corre lungo la costa di Bisceglie. Il mare appare immenso, le costruzioni rigorosamente in pietra, la cattedrale e il campanile svettano sulle case della città.
Sono le ore 11:15:00. All’improvviso, si alza un forte vento, il cielo si fa nero e una fredda pioggia percuote alle terga i maratoneti, trovando impreparati quelli che si erano fatti ingannare dal bel tempo della partenza. Fanno pena le barche del porto, sballottate dalla furia della tempesta. Nel centro storico, bisogna stare attenti a non scivolare per le vie lastricate di pietra ed evitare i rigagnoli d’acqua. Le scarpe inzuppate d’acqua pesano quintali, adesso che la fatica comincia a farsi sentire, e solo un rapido sguardo si può dare alla sontuosa cattedrale. Sotto la pioggia, schiaffeggiati dal gelido vento, i volontari e le guardie comunali continuano ad indicare la via ai naviganti.

A Molfetta non piove più, ma il cielo è grigio e malinconico. Ciondolano le barche. Il Duomo (1150) volge la facciata verso il porto, quasi a volerlo proteggere. Senza dubbio è il più originale romanico della Regione, una montagna di pietra a forma piramidale e due campanili ai lati dell’abside.
Dopo un tratto rettilineo della SS 16, tra uliveti, vigneti, frutteti, muretti a secco e case sparse, al 34 km si giunge a Giovinazzo, 20.000 abitanti. L’arrivo è a due chilometri in linea retta. Per completare la distanza maratona, vene inventata una serie infinita di astrusi va e vieni in periferia. Le frecce a terra ci sono, come pure i volontari, ad indicare la giusta via, per cui chi s’impone come obiettivo primario l’intero percorso non commette errori. Per chi arriva stanco negli ultimi chilometri, o teme di non farcela nelle sei ore di tempo massimo, o segue coloro che stanno sbagliando, ogni scusa è buona, senza che per questo possa essere definito tagliatore abituale.
Splende di nuovo il sole a Giovinazzo. Si giunge esausti e non si vede l’ora di entrare nella spaziosa Piazza Vittorio Emanuele II, dove è situato l’arrivo. All’arco di Traiano, al porticciolo, alle contorte vie del centro storico e alla cattedrale non può che essere data una rapida occhiata.
Dicono che il percorso sia stato più lungo di 700 m, un motivo in più perché ci fossero risparmiati quei noiosi zig-zag. La distanza Trani-Giovinazzo è di 25 km in linea retta, e costringe a chilometri riempitivi. La soluzione radicale è far partire la gara da Barletta, distante 37 km, che, oltre a evitare tratti anonimi, offre la visita di una cattedrale in più. Una partenza, delimitata dalle absidi della cattedrale del 1140 e dal poderoso castello di forma stellare, che vale da sola un viaggio.

Buoni i ristori, valorosi i volontari, ben controllato il traffico su un territorio densamente popolato. Sebbene la pioggia non sia proprio di casa da queste parti, tutte le difficoltà sono state superate senza affanno. A fine gara, si è sentita la mancanza di una navetta che riportasse gli atleti da Giovinazzo, luogo dell’arrivo, a Trani, luogo della partenza. Numerosissime le manifestazioni collaterali, non sufficientemente pubblicizzate. Non proprio all’altezza dell’evento culturale il sito web. Nei lunghi mesi che hanno preceduto la preparazione dell’evento, si sono visti molti generali e pochi soldati. Ed infine, una grande maratona, quale vuole diventare la Maratona delle Cattedrali, non può non prevedere le docce a fine gara.
All’Organizzazione va riconosciuto il grande merito di aver saputo creare un "brand" accattivante che, sommato alla fame di maratone presente in Puglia, ne ha determinato il successo.



clicca sul video per vedere il bellissimo video di Paolo su youtube


Gara: Maratona delle Cattedrali (21/12/2014)

SCHEDA GARA



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