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"Dai Maurizio, andiamo a Quota"
di Maurizio Zacchi, 07/07/2011

Eccolo lì Sante Marie, lo posso quasi toccare, eppure mi sembra irraggiungibile.

Questa salita non finisce mai e le mie povere gambe si lamentano, sembrano quasi ribellarsi. Mi chiedo quale sia la motivazione per cui riesco ancora a farle girare, a convincerle ad arrampicarsi ancora su per queste “greppie”.

In quel momento si materializza un ricordo lontano, qualcosa che avevo accantonato in qualche angolo della mia mente. Sento la voce di mio padre che dice: “Dai Maurizio, svegliati, è ora di andare a Quota”.

Mi sono alzato di scatto, adoro andare a Quota con mio padre. La nostra avventura estiva sta per cominciare. Sono giorni che ci sto pensando. Non vedo l’ora. Ma appena poggiati i piedi a terra ho sentito le mie gambe urlare dal dolore. E poi i reni, le braccia, il collo. Mi fa male tutto!

Conosco benissimo quella sensazione: “maledetta tonsillite!”. Già, la tonsillite a Raggiolo è un classico. Mia madre me lo dice sempre di non bagnarmi nel fiume…ma come si fa a giocare nel fiume senza bagnarsi?

Ma perché proprio stamattina? Quando devo andare a Quota con papà..."maledetta tonsillite!".

Mi alzo e mi verso “quatto quatto”, al rallentatore. Cerco di dimenticare il dolore e il giramento di testa. Mi tocco sotto il collo e sento la mia mano bruciare…ho già la febbre. Arrivo in cucina e faccio colazione in fretta, evitando lo sguardo di mia madre. Posso sentire i suoi occhi puntati su di me, e ad un certo punto la sento pronunciare la fatidica frase: “Maurizio, tutto bene?”. Ha certamente notato che sto faticando a bere il latte, non riesco a deglutire e ad ogni sorso devo reprimere il dolore. “Certo mamma, tutto bene!”. Neanche sotto tortura sarei disposto ad ammettere che sto male. Non voglio rinunciare alla mia avventura verso Quota.
Prendo il bastone, il cestino per le more e scendo le scale di fretta, cercando di essere più rapido della mano infallibile di mia madre. Se mi mette una mano sulla fronte non ho speranze. La sua mano è un termometro naturale.

Guardo la prossima rampa che mi separa da Sante Marie e sento il respiro diventare più affannoso, ma la mia mente è distratta dai miei ricordi. Sono sulla salita per Quota, dietro mio padre, che non si è accorto di nulla. Sto facendo una fatica bestiale. Il respiro mi arriva in gola e fatica ad uscire. Le tonsille devono essere così gonfie che anche l’aria fatica a farsi strada. I miei muscoli e le mie ossa chiedono pietà, ma io non voglio arrendermi. Continuo a seguire mio padre, mentre sullo sfondo si materializza Quota. Guardo Sante Marie e ripenso a Quota.

Siamo finalmente arrivati. Mi accascio su un muretto, mentre mio padre si prende il solito caffè e si fuma la solita sigaretta. Sono distrutto ma felice, anche quest’anno ce l’ho fatta. Ce l’abbiamo fatta. Io e mio papà.

Finalmente si torna, ma la discesa non è meglio della salita e le mie ossa non ne vogliono più sapere. La febbre sta aumentando. Sento il calore esplodere intorno a me e neanche l’ombra dei castagni può darmi sollievo. Finalmente la discesa diventa più dolce e Raggiolo è sempre più vicino.

Eccomi, la salita è finita, i miei piedi sono tornati sull’asfalto. Il traguardo è lì, ancora 200 metri di discesa. Cerco di ridare un contegno alla mia corsa. Sono arrivato. Ormai ce l’ho fatta. Sulla piazzetta di Sante Marie posso scorgere tante figure amiche. Non riesco a distinguerle perfettamente, ma sono certo che sono loro. Mi stanno aspettando e quando supero l’ultima curva che mi separa dall’arrivo li vedo rianimarsi e guardare fissi nella mia direzione. Sì, sono loro. Sento l’inconfondibile voce di Pino, che urla: “Dai Maurizio!”.

Dai Maurizio che siamo arrivati”, la voce di mio padre mi scuote e mi rimanda a quel ricordo lontano eppure così vivido. Credo che si sia reso conto della mia sofferenza, credo che abbia capito. Ci lanciamo uno sguardo d’intesa. Sappiamo che a casa ci attende il rimprovero della mamma. Se la prenderà soprattutto con lui. “Ma senti come scotta, ma non ti sei accorto che ha la febbre?”. Anche io non la passerò liscia: “Quante volte te lo devo dire di non bagnarti al fiume”. Mentre ci immaginiamo il rientro a casa incontriamo le solite figure amiche. Ecco Romano: “Sei arrivato fino a Quota a piedi? Bravo!”. Il mio petto si gonfia di orgoglio e cerco ancora lo sguardo di mio padre.

Sorrido per la contentezza. Sono finalmente sotto l’arco blu che segna l’arrivo. Le pacche sulle spalle degli amici mi rendono orgoglioso di avercela fatta. Non so più dove sono, se a Sante Marie oppure a Raggiolo. Le voci si fanno confuse. Alzo gli occhi verso il cielo. Cerco lo sguardo di mio padre. Le voci dei miei amici diventano sempre più soffuse. Posso sentire mia madre borbottare: “Guarda come sei sudato, vatti a cambiare, se no domani hai la febbre”.


Gara: Mezza Maratona sui sentieri di Corradino di Svevia (03/07/2011)

SCHEDA GARA



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