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Esordio col botto… e che botto!!!
di Giancarlo Amatori, 04/05/2011

elaborazione grafica di Maurizio Zacchi (foto di Fabrizio Terrinoni)

elaborazione grafica di Maurizio Zacchi (foto di Fabrizio Terrinoni)

ATTENZIONE: questo non è un semplice resoconto… è un “tri-resoconto”!!!

Sveglia alle 7, ricca colazione, ultimi preparativi e si parte! La quantità di “bagagli” che ho con me potrebbe far pensare a un viaggio intercontinentale: lo zaino “podistico” strapieno di cambi di ogni tipo e pesantezza, la borsa che normalmente uso per la piscina con l’aggiunta della muta e infine la bicicletta con tutti i relativi accessori.
In poco più di un’ora arrivo a Terni, il tempo è bello e la temperatura perfetta, trovo facilmente il Parco Chico Mendes, parcheggio e sistemo le pratiche relative all’iscrizione; mi viene assegnato il numero 121 e ritiro un pacco gara decisamente diverso da quelli “podistici”, molto più complicato! Il pettorale è attaccato a una fascia elastica con una chiusura tipo marsupio, ci sono dei numeri adesivi, una cuffia anch’essa col numero… sono un po’ spaesato!
Per fortuna poco dopo arriva il mio punto di riferimento: Fabrizio Terrinoni. Un paio di mesi fa, mentre preparavo la maratona di Roma lo avevo contattato per avere qualche informazione relativamente al Triathlon, e lui mi aveva risposto con la massima disponibilità e un grande entusiasmo per lo spirito da “dilettante allo sbaraglio” con cui avevo deciso di avvicinarmi a questo sport pur avendo una discreta preparazione nelle 3 discipline.
Proprio pochi giorni fa ci eravamo nuovamente sentiti via e-mail e mi aveva segnalato questa gara in programma nelle vicinanze di Terni sulla distanza sprint come l’ideale per il mio esordio, anche perché avrei potuto approfittare della sua presenza per avere tutte le indicazioni “sul campo”.
Così dopo aver pedalato con i miei amici ultramaratoneti alla 50km di Romagna e aver provato un allenamento doppio corsa-nuoto lo scorso giovedì ho deciso di anticipare il mio debutto, che viste le circostanze ho ribattezzato un “me-butto”!
Fabrizio è un vero campione, ha un’esperienza quasi ventennale nel triathlon su tutte le distanze dallo sprint all’ironman, è preparatissimo come un allenatore ma premuroso come un papà, mi spiega pazientemente tutto quello che devo e non devo fare, mi dice come e dove sistemare i numeri adesivi sulla bici e sul casco e mi consiglia su alcune scelte.
Andiamo in zona cambio dove lascio la bici appesa per la sella su una specie di transenna in corrispondenza del mio numero, poi vengono comunicate alcune informazioni sullo svolgimento della gara. La temperatura dell’acqua è nella fascia intermedia perciò l’utilizzo della muta è facoltativo (se fosse più fredda sarebbe obbligatorio, se più calda vietato).
Circa mezz’ora prima del via mi butto nel laghetto dove si svolgerà la prova di nuoto per decidere se utilizzare o no la muta; al primo impatto l’acqua sembra incredibilmente calda ma è solo un illusione, non appena mi allontano un po’ dalla riva è tutta un’altra cosa. Nuotando un po’ però mi scaldo, o forse semplicemente mi abituo, così quando esco dall’acqua d’accordo con Fabrizio decido di farne a meno.
Torno in zona cambio dove, sempre seguendo le indicazioni del mio “supervisore” sistemo accuratamente un piccolo asciugamano vicino alla bici: sopra ci sono il casco con le cinghie sistemate all’esterno con dentro gli occhiali da sole già aperti, i pantaloncini, la canotta orange (quella vecchia, perché la nuova l’ho usata ieri al cross della Caffarella!!!) e le scarpe con dentro i calzini. Sul manubrio sono sistemati il pettorale e il Garmin. Prima di lasciare la zona cambio vengo “numerato” io stesso su braccio destro e gamba sinistra con un pennarello. Questo era evidentemente indelebile e resistente all’acqua e non va più via, perciò se alle prossime gare mi vedrete “tatuato” un 121 non fate domande ok?
A questo punto torno nella zona della partenza e rientro in acqua per fare un minimo di riscaldamento finché i giudici non ci invitano ad uscire per prepararci al via. Su consiglio di Fabrizio mi posiziono in fondo al gruppo sul lato esterno per evitare di prendere troppe botte in partenza e scambio due chiacchiere con altri triatleti esordienti come me, il clima è sereno e nelle retrovie c’è soprattutto voglia di divertirsi. Quando si parte si corre per pochi metri sulla riva e poi si entra nel lago sempre di corsa, ma non appena l’acqua diventa un po’ più alta si inizia a nuotare, e qui viene il difficile! Non ci sono onde per cui avanzare non è particolarmente faticoso, il problema è che l’acqua non è trasparente come in piscina e con la testa sotto non si vede assolutamente nulla mentre con la testa fuori si fatica il doppio. Tra l’altro ci sono delle leggere correnti che sommate alla scarsa visibilità (ovviamente gli occhialetti si appannano!) rendono abbastanza difficile andare nella giusta direzione.
Malgrado questi piccoli problemi procedo abbastanza bene, il percorso è un triangolo di cui un vertice è la partenza/arrivo e gli altri sono due grandi boe colorate, una gialla e una arancione, che vanno aggirate in senso orario quindi lasciandole alla propria destra. Proprio i passaggi vicino alle boe, insieme alla partenza, sono i momenti in cui si prendono un po’ di botte dagli altri nuotatori ma è evidente che non lo si fa apposta, semplicemente non ci si vede!
La distanza totale è di appena 750 metri ma dopo la seconda boa inizio a sentire un po’ di stanchezza e sembrano non finire mai, però vedere in lontananza l’arco gonfiabile da sempre lo stimolo per non mollare, e così dopo qualche minuto raggiungo di nuovo la riva nuotando finché mi è possibile, poi torno “su due zampe” e esco dall’acqua, tolgo occhialetti e cuffia e mi dirigo verso la zona cambio, ovviamente correndo!
Sotto i piedi prima c’è sabbia, poi erba, asfalto (!!!) e finalmente un morbido tappeto rosso che mi porta fino alla bici. Nell’ordine suggerito da Fabrizio indosso in modo rapido ma non frenetico pantaloncini, canotta, calzini, scarpe, occhiali, casco, orologio, pettorale (col numero dietro), prendo la bici e parto per la seconda frazione. Mi dimentico che devo percorrere i metri a piedi e salire in sella solo dopo una linea prestabilita, ma vengo subito ripreso verbalmente da un giudice di gara e scendo dalla bici prima ancora di esserci salito, scusandomi.
Fin qui il mio tempo, compreso il cambio, è di 18’40”, molto meglio di quanto sperassi! Infatti quando prima della partenza Fabrizio mi aveva consigliato di prendere un punto di riferimento per trovare rapidamente la mia bici in mezzo alle altre gli avevo risposto “tranquillo, tanto quando arriverò in zona cambio ci sarà rimasta solo la mia…” ...e invece ce n’erano parecchie!!!
Il percorso in bici è di 12,1 km, più breve rispetto al solito per la distanza “sprint MTB”. Si fa un primo giro del lago con fondo a tratti pesante e piuttosto sconnesso, poi passando per il parcheggio si percorre la strada di ingresso al parco e si arriva su una comoda strada asfaltata, chiusa al traffico. Qui si procede con leggeri cambi di pendenza fino al 5°km quando si esce dalla strada “buona” e inizia una ripida salita, provo a farla stando in sella ma il fondo è fangoso e profondamente scavato, tutti i ciclisti davanti a me sono scesi e procedono spingendo la bici a piedi.
Seguo il loro esempio e riesco anche a superarne un paio, poi appena la pendenza si addolcisce e il fondo migliora risalgo in sella prima di quelli che mi precedono guadagnando qualche altra posizione.
Finalmente inizia la discesa, penso che il peggio sia passato ma mi aspetta una brutto imprevisto… dopo circa 2 km, proprio in fondo alla discesa più ripida, per passare sotto il raccordo stradale Orte-Terni c’è una curva a sinistra stretta, improvvisa, e senza “vie di fuga”. Provo a frenare tenendo la bici dritta e stando attento a non bloccare la ruota anteriore, quando ormai non c’è altro da fare provo a curvare ma scivolo e faccio un gran bel botto! I ciclisti che mi seguono per fortuna riescono ad evitarmi, io ho parecchie escoriazioni, le più fastidiose sul palmo delle mani, ma niente di rotto.
Non sono messo tanto bene ma non ci penso nemmeno a ritirarmi, risalgo prontamente in sella e mi rendo conto che è uscita la catena e s’è pure storto il sellino; risistemo tutto in movimento e riprendo a pedalare. Il primo pensiero è che quella curva andasse segnalata, c’era anche un assistente di percorso poco prima ma non mi ha fatto nessun cenno di rallentare… poi penso che se l’unico scemo che s’è steso sono io forse andavo troppo forte e quindi… tutta esperienza!
Ora penso solo a finire questa frazione, perché tenere il manubrio con tutt’e due le mani grattugiate non è per niente piacevole. Fortunatamente gli ultimi km sono sull’asfalto e non soffro più di tanto, ma di sicuro non vado forte. Per la stessa strada fatta all’andata si torna alla zona cambio dove stavolta in pochi secondi lascio la bici, tolgo il casco e riparto di corsa. Chiudo questa frazione col parziale di 36’40”, in bici speravo di andare meglio, ma considerando il botto… va bene così.
L’ultima frazione è la corsa: 3 giri del lago da 1,7 km ciascuno. Parto senza tirare troppo, dopo qualche centinaio di metri inciampo su una radice ma stavolta resto in piedi, alle mie spalle un atleta riconosce la canotta orange e mi dice “fai parte di una grande squadra, non puoi cadere!”.
Dopo il primo giro finalmente c’è un rifornimento, prendo 2 bicchieri d’acqua, uno lo bevo, l’altro lo uso per sciacquarmi le mani, vorrei aumentare il ritmo ma la stanchezza inizia a farsi sentire così continuo al mio passo di poco superiore ai 5’/km.
La distanza è breve, ma correre dopo aver nuotato e pedalato è tutto un altro mestiere e mi rendo conto che sto andando nella media perché i sorpassi, sia fatti che subiti, sono pochissimi.
All’ultimo giro riesco ad aumentare un po’, tanto da vedere l’atleta che mi precede, ma manca ormai troppo poco all’arrivo e non riesco ad agganciarlo. Sono comunque molto soddisfatto, ho chiuso la frazione di corsa con un parziale di 25’45”.
Il tempo totale è quindi di 1:21’05” per una classifica che mi vede 87° su circa 150 partecipanti (almeno così c’è scritto sul sito, a me sembrava fossimo di meno) in ogni caso per un esordiente “col botto” come me un risultato oltre le più ottimistiche previsioni!
Dopo l’arrivo vado a salutare Fabrizio e a ringraziarlo per l’ennesima volta, poi approfitto del ricchissimo ristoro dove ci sono acqua, sali, the, frutta, biscotti, pane e nutella e di lì a poco inizierà il pasta party. Infine mi ricordo di essermi schiantato con la bici e raggiungo la postazione di soccorso per farmi dare una ripulita alle ferite. Questa operazione è tutt’altro che piacevole ma certamente necessaria. A questo punto vado a restituire il pettorale che funge da “cauzione” per il recupero della bici dalla zona cambio.
Prima di andare via ho la possibilità di utilizzare tutte le strutture a disposizione di “noi triatleti”; doccia calda, spogliatoio: un’organizzazione davvero perfetta.

Insomma, una bellissima giornata e una grande esperienza, peccato solo per il botto!


elaborazione grafica di Maurizio Zacchi (foto di Fabrizio Terrinoni)

elaborazione grafica di Maurizio Zacchi (foto di Fabrizio Terrinoni)

Gara: Triathlon Sprint MTB (01/05/2011)

SCHEDA GARA



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