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Umiltà e sacrificio
di Stefano Pierdomenico, 15/10/2015

Nei primi giorni dello scorso aprile e precisamente il giorno di Pasquetta osservando un tramonto a Roma su alcune foto pubblicate su facebook ho notato una somiglianza con alcune foto della maratona di Budapest dello scorso anno ed ho trovato anche, oltre ai colori simili, anche alcuni scorci collegati.
Incuriosito ho iniziato a sbirciare finché, preso dall'entusiasmo, dopo aver deciso di partecipare all' ultra maratona dei monti Simbruini, mi sono promesso di voler fare anche la maratona di Budapest.
La coincidenza ha voluto che il giorno successivo incontravo il mio caro amico Andrea Di Giacinto e gli proponevo di partecipare a questa maratona, organizzando quanto necessario insieme. In fondo sua sorella, con altri amici avrebbero partecipato, ma da solo non se la sentiva, aveva bisogno di una spalla fidata con cui fare anche del sano turismo, evitando gli orari a cui le famiglie con bambini sono costrette.
In una serata davanti ad una birra abbiamo preso i pettorali, scelto il volo, la sistemazione per dormire e quanto serviva. Abbiamo optato per la partenza da Ciampino aeroporto a cui ci arriviamo entrambe anche a piedi.

Alla volta del sabato 9 ottobre partiamo con due ore di ritardo per il maltempo perché l'aereo non riusciva ad atterrare a causa della pista allagata. Finalmente alle 17:00 si parte ed alle 18:30 atterriamo a Budapest avendo il piacere di conoscere Elena Pesavento, Livia Pesavento e con loro Francesca De Angelis già conosciuta in altra occasione, tutte di una squadra di corsa di Ostia. Sembra che gli argomenti dei runners siano sempre gli stessi, ma spesso, non è cosi, si arriva fino a Budapest per la maratona come spunto per visitare la città.
Ci sistemiamo in albergo, posto dentro un palazzo nel pieno centro, in una stanza con una vista sui tetti e sui monumenti più importanti della città, e subito siamo andati a cena con la sorella di Andrea, suo marito Davide ed un atleta dei bancari Ferruccio con la moglie e con i rispettivi figli.
Decidiamo di comprare alcuni alimenti per fare colazione perché in albergo la servono non prima delle sette, però l'ungherese è una lingua molto diversa dalla nostra e difficile da capire.
Compro un pacco di non so cosa pensando di acquistare fette biscottate, mi accorgo solo il giorno dopo di aver preso dei crackers con pepe verde e paprika.

Comunque Andrea è tedesco ed alle 5:00 in punto è attivo ed operativo sapendo di dover riempire il suo stomaco, ma anche di svuotarlo per correre sereno, io inizio a mangiare cose alternative ed integratori mai provati.
Ci vestiamo ed insieme a Davide e Ferruccio ci dirigiamo verso la metropolitana per la giornata piovosa. Peccato che arrivati in fondo alle scale una ragazza inglese ci ammonisce: "It's overload!".
Ci dirigiamo verso la zona di partenza corricchiando per non soffrire il freddo (circa 7°C), arrivati sul posto la scena è ormai conosciuta, migliaia di partecipanti variopinti simpatici e dai volti multietnici. Sinceramente mi sarebbe piaciuto preparare questa gara come la mia prima maratona, purtroppo impegni vari mi hanno impedito di eseguire una preparazione come si deve.
Comunque con un lungo di 30 km fatto tre settimane prima, la mezza dei Castelli la domenica precedente mi sentivo sicuro di poter correre bene.
Come si dice "ho fatto i conti senza l'oste", cioè in modo sprovveduto ho affrontato questa maratona sottovalutando la lunga distanza.
Arrivati sulla linea di partenza salutiamo il presidente dei lupi di Monte Cairo Antonio Di Manno ed un altro ragazzo di Cassino. Subito riconosco Stefano Cina top runner dei Bancari e cogliamo l'occasione per fare qualche foto e scambiare alcune battute ed eseguire ognuno i propri riti scaramantici.
Arriva Giorgio Calcaterra tra noi al quale dico: "Dai Giorgio facciamo una foto..." E lui:" E come fai qui?"
Tiro fuori il telefono e prima lo affido ad un rumeno che sembrava aver visto per la prima volta un cellulare. Dopo aver capito che non era in grado di farci una foto decido di scattarla io e chiedo ad un top runner ungherese di scattarci questa benedetta foto tutti insieme.

Partiamo e tengo da subito il mio passo purtroppo non allenato a dovere ... Mi sento subito pieno di energia, l'atmosfera è quella giusta, complessi rock, orchestre di musica classica e soprattutto la gente calda e festosa che da la carica.
Arrivati su viale Andrassy viene subito in mente il film "Il Pianista" con i rastrellamenti dei nazisti nei vari palazzi divisi in blocchi, poi il palazzo del terrore utilizzato sia dai nazisti che dai servizi segreti militari del Kgb. A primo impatto potrebbe generare tristezza per le pagine sanguinose della storia. Per fortuna il colore caldo degli atleti e tutte le orchestre, i bambini e la gente del pubblico che urla, rendono quell'aria meno triste e grigia.
Sarà l'autunno, la giornata piovosa ma sembrerebbe una maratona noiosa. Finalmente dopo qualche biscotto dove scorgo Giorgio Calcaterra e Stefano Cina tra i primi posti, veniamo proiettati in un'altra dimensione, quella del centro adiacente al Danubio con palazzi e monumenti della fine del 19° secolo come quello del parlamento ed il fasto della nobiltà del compromesso austro-ungarico con il palazzo regale che ha ospitato anche la principessa Sissi rappresentata in molti film.
Una spinta improvvisa mi assale ma cerco di frenare i miei impeti di gioia, ero appena al 20° km e sapevo che si possono trovare molti imprevisti, supero la mezza maratona con un tempo di 1h30' e penso di aver gestito a puntino la mia corsa. Incontro atleti spagnoli, inglesi, polacchi, belgi, francesi che leggendo sulla canotta orange la scritta fatta per l'occasione "Stefano Italia", ed anche sul pettorale il nomignolo "Flash Italy", si conversava delle loro esperienze in Italia, chi per lavoro, chi per amore ecc.



Ottime sensazioni integro con dei gel, quelli che non uso di solito, ed arrivo al 30° km e qui improvvisamente, cosi senza preavviso, un gran mal di pancia che mi costringe a ricorrere ai bagni disposti sul percorso: accidenti questa non ci voleva! Provo a riprendere la corsa ma le mie gambe si bloccano, sento che qualcosa non va, ho un bollore in pancia e mentalmente mi rifiuto di correre, così mi rinchiudo nuovamente in bagno e penso di abbandonare la gara.
Chiedo ad un addetto all'organizzazione e capisco che per ritirarmi è complicato, o almeno a me pare, devo consegnare il pettorale ed attendere l'autobus alla fine dell'ultimo concorrente, quindi significa attendere minimo 4 ore.
No! Ci ripenso e decido di portarla a termine. Scorgo una bella ragazza tra il pubblico, infatti gli ungheresi come le ungheresi come popolo multietnico sono molto belli di stirpe di provenienza prevalentemente russa, lineamenti delicati ed occhi chiari.
Mi avvicino, mi perdo in un complimento e le dico: "You are so nice!"
Questa per niente infastidita sorride mi si affianca e comincia ad incoraggiarmi: "Let's go, come on ..." mi stampa un bacetto sulla guancia fa un selfie e mi accompagna fino ad un gruppetto di ragazzi che animavano con ogni mezzo e strumento e facevano tanto rumore. Purtroppo non riuscivo a correre e ricorrevo al bagno altre volte.

Infine al 40° km una ungherese di nome Rózsa in un pessimo inglese mi urla: "Come with me!" E mi porge la mano e timidamente le porgo la mia, tagliando così il traguardo insieme, una foto e poi la perdo di vista. Subito dopo sopraggiunge anche Andrea, ma per lui correre la maratona ha davvero un significato diverso, per lui, è un occasione per fare un bel viaggio ed il tempo e la corsa non sono così importanti, infatti e poco dipendente dal suo garmin ed arriva con un gran sorriso ed è molto contento sotto il traguardo.
Da questa maratona traggo l'ennesima lezione, camminando per gli ultimi dodici km ho capito che per finire una maratona è necessario allenarsi e neanche poco, ci vuole spirito di sacrificio per dedicarsi almeno tre mesi prima a lavori precisi, trascurare il programma di allenamento, e gli ottimi consigli del mio preparatore Fulvio, saltare sessioni di corsa e soprattutto non essere costante comporta una pessima forma fisica. Le conseguenze sono le prestazioni peggiori e tanta fatica per non essersi dedicati come si dovrebbe, perché il sacrificio è alla base dell'allenamento.
Nella mente scattano dei meccanismi perversi e si pensa: "ho fatto già 4 maratone e due ultra ti pare che ho difficoltà a fare anche questa?" E così si pecca di presunzione tralasciando particolari importanti tra cui la forma fisica che da un mese all'altro può cambiare, il clima, il tempo ed il fatto che se non alleni la testa a quel poco di movimento costante per affrontare tanti chilometri, difficilmente ti seguirà anche il corpo. Scegliere un obiettivo è giusto per essere trainati da un sano principio competitivo e sportivo, sceglierlo ambizioso è pericoloso specialmente senza il sacrificio del faticoso allenamento.

L'umiltà è allora alla base per affrontare una gara tanto impegnativa, senza presunzione del dover chiudere in un personal best che non potrà mai arrivare solo perché è bella la città e la maratona, oppure si gode di una spinta positiva in un periodo sereno e spensierato.
Potrei prendermela con Budapest, l'acqua dei ristori, i saliscendi, la colazione, gli integratori, il freddo, la pioggia ma sarebbe tutto molto banale perché la realtà è un'altra. La città è bellissima e la maratona ancor di più e quello che è mancato è stato il SACRIFICIO e l'UMILTÀ.
Finire una maratona camminando potrei considerarla una sconfitta, ma la battaglia era contro me stesso ed ancora una volta traggo una esperienza di vita: "lesson learned"!


Gara: Budapest Marathon (11/10/2015)

SCHEDA GARA



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