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Il suono della maratona
di Marziale Feudale, 21/03/2008

Il vice Pres. Marco Perrone Capano (foto di Giuseppe Coccia)

Il vice Pres. Marco Perrone Capano (foto di Giuseppe Coccia)

Dall’Ehi! all’Ahi! passando per il Toh! Ovvero i suoni della Maratona di Roma. 

Prologo.
Un fiume in piena, l’onda si gonfia piano, cresce, esplode fragorosamente, si calma di nuovo, silenzio. Cavalco l’onda e la seguo fino alla fine. Una cronaca diversa per raccontare ancora una volta la mia maratona di Roma. 

Prima della partenza.
Si va verso il deposito borse. I suoni e la calca ricordano un po’ l’atmosfera dei bazar turchi o greci o anche quelli nostrani nei giorni di festa. Lo speaker che sbrodola parole ricordando fatti e persone, statistiche. Numeri che risuonano quasi privi di senso mentre cerchiamo il nostro settore tra un via vai frenetico di colori. Qualche viso riconosciuto tra la folla. Un sorriso, un gesto. Ehi!, oh!, ciao, eccolo, …. Questi le esclamazioni che risaltano sul fondo di rumore ormai quasi uniforme. 

Verso le griglie.
Ecco il corridoio che ci porta alla partenza. Facciamo in fretta per non posizionarci troppo indietro. Il piazzale davanti al Colosseo è irriconoscibile con le transenne e mentre ci incamminiamo nella strettoia che porta alla nostra area di partenza ci sembra quasi di entrare in uno di quei corridoi che portano all’ingresso di un aereo o di una nave. A dispetto di quanto succede fuori, dentro sembra tranquillo. La gente è tanta ma non c’è calca, non c’è confusione. Qui domina ancora lo speaker, il sottofondo invece un chiacchierio sommesso e poi applausi. 

Partenza.
Vista da Noi che non siamo campioni di velocità ma solo di partecipazione, la partenza è come un’onda lunga di un fiume che ci investe e che noi seguiamo lasciandoci trasportare. Grido d’esultanza. Oltrepassata la linea di partenza pian piano le voci si attenuano fino al calpestio sommesso di migliaia di scarpe di gomma che battono sul suolo. Già dopo qualche chilometro si sente solo qualche voce qua e la, qualche applauso. Si sentono solo gli “oh!” , “oh ciao” di gente che si riconosce tra tanti.

La bocca della verità.
Rientriamo verso il centro. È di nuovo entusiasmo, incitazione del pubblico ancora fresco. Suono di applausi che si sprecano e noi ce li godiamo tutti. Vediamo gli amici sorriderci, qualcuno a farci le foto e noi siamo combattuti tra il rallentare quasi a volerci mettere in posa oppure correre più forte incitati dal tifo. Questo è proprio il momento della verità: se arrivi troppo veloce hai bruciato la gara se arrivi troppo piano hai fallito l’obiettivo tempo. 

Mezza maratona e oltre.
Siamo al “Toh! Ci sei”. “Sei arrivato fino al 21 esimo non mollare”. “Oh ciao, oh”.  È quasi un punto d’incontro per molti. Controllo del tempo e consapevolezza di altri 21 da percorrere. Pochi i suoni la concentrazione è al massimo. Poi 26 esimo :la Moschea, di nuovo Lungotevere: è proprio lungo. Si incominciano a sentire i primi “ ahi” ; Tunnel: echi di gente che si chiama, cori e suoni da stadio, ancora esaltazione dopo la fatica e di nuovo luce:  Via di Ripetta.   

Piazza Navona
Sembra di essere ad un palio per quante sono le persone accalcate per vederci passare. Donne, uomini, ragazzi che sbirciano da dietro, bambini che si imbucano da sotto gli adulti e allungano la mano per cercare di darti il cinque. Ci abbassiamo per rispondere alla richiesta. Il suono in questo punto è un sottofondo di applausi tra i quali spiccano i: “vai”, “su”, “forza”, “bravi”, “siete grandi”.  
Piazza di spagna, Fontana di Trevi, l’Altare della Patria.
Piazza del popolo è alle spalle. Inizia il tratto più bello ma anche più duro. La strada sconnessa e la leggera salita,  ci rendono insensibili a qualsiasi fonte sonora esterna. Quasi sentiamo solo il suono dei nostri passi concentrati come siamo. Sappiamo che l’arrivo è vicino e per questo riusciamo o vogliamo a sentire solo qualcuno che ci grida a gran voce “ non devi mollare adesso”. Fa bene! Un grazie di cuore a questo anonimo spettatore. 

L’arco di Costantino, Via Vibenna.
Eccoci. L’ultimo strappo prima del tratto di discesa finale. Troppo stanchi anche per sentire gli “Ahi” di chi è in preda ai dolori muscolari, siamo attraversati dalle frasi di incitamento scagliate con forza, urlate,  tra chi ci sta davanti e chi ci sta dietro. Magicamente scompare ogni tensione, torna il frastuono della gente ai bordi della strada. Ecco l’ultima curva, ecco ancora qualche volto amico, il presidente, un contatto fugace, ancora pochi passi e ci siamo.
 
Esplosione dell’ Arrivo e poi calma.
Il Colosseo non è mai stato più bello. In fondo ecco il traguardo, con l’orologio che inesorabile scandisce ore minuti e secondi. Ma a noi questo non interessa. Siamo arrivati e già pregustiamo il ristoro, la medaglia, il riposo. Gli ultimi 195 metri sono un’unica volata. Impercettibilmente allunghiamo il passo e nel tagliare la linea bianca ci sentiamo un po’ più atleti anche noi. Tutt’intorno è uno stropicciare dei teli termici con la voce dello speaker che fa ancora da sottofondo.
Distesi su un aiuola lasciamo riposare le gambe. Non molto lontani dalla linea del traguardo ci godiamo il meritato riposo e ci giungono voci multilingue che commentano con un entusiasmo al massimo come l’endorfina. L’onda è passata, il fiume ora scorre di nuovo lento. Stanchi ma felici.  

Epilogo
Sto scrivendo questo articolo mentre un aereo mi riporta in Italia. Roma mi appare ora dall’alto in tutta la sua estensione e non posso fare a meno di ripensare al percorso. Con un po’ di attenzione riesco a distinguere i luoghi che ho descritto. Da qui sembra tutto così piccolo, in fondo sono solo 42 Km e 195 metri!!... 

Alla prossima 
Marziale.


(foto di Patrizia De Castro)

(foto di Patrizia De Castro)

Gara: Maratona di Roma (16/03/2008)

SCHEDA GARA



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