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E' bella la Jennesina!
di Sandro Pecatelli, 08/07/2009

Napoleone Intonti

Napoleone Intonti

Mi è piaciuta la Jennesina. E’ una corsa molto bella, sicuramente, tra le più belle che ho corso (in verità poche in un anno e mezzo). Il mio piacere non deriva, però, dalla prestazione che mi pare sia la peggiore tra le gare disputate.

E’ bella la Jennesina per il luogo dove si svolge. Jenne non è lontana da Roma eppure sembra lontanissima quasi un’sola protetta.. Confina con Subiaco, una cittadina tra le più conosciute e popolate del Lazio e che d’inverno, è un transito verso la tranquilla località sciistica di Monte Livata, dove ci si può acclimatare ai 1100 metri e poi optare per qualche pista nera o rossa, seppur breve, che rende una meritata dose di adrenalina.

A Jenne, però, il frastuono di Subiaco, tuttavia una pace in raffronto a Roma, non c’è. Anzi, qui inizia la sensazione di pace e serenità dove il tempo pare scorre lentamente. Si ha persino il dubbio che siano provvisti di conta tempo (orologi) e che le ore siano scandite dal sorgere e dal tramontare del sole nonché dai rintocchi delle campane dei monasteri di San Benedetto e di Santa Scolastica, a poco più di dieci chilometri e che sono sede della partenza della nostra gara podistica.

Tutta la corsa si avvale del panorama naturale e incantevole dei Monti Simbruini e sembra proibitivo concentrarsi solo sulla gara e non prestare continui sguardi a sì carismatica natura. Solo le innumerevoli sfumature di verde valgono il viaggio in macchina.

E’ vero, la Jennesina è una corsa dura perché è un’ascesa senza sosta per 8 km, con una picchiata sempre più accentuata di 2 km ed infine un rapido passaggio nelle vie del paese antico (o centro storico), per presentare 10 metri di arrampicata prima dell’arco del traguardo. Ad occhio credo la pendenza media sia del 3, forse 5 %, comunque nulla di proibitivo ma sempre un impegno inusuale rispetto alle consuete 10 km.

Personalmente, ne avevo timore (non solo rispetto) ma poi lungo il tragitto ho goduto, distraendomi con piacere, il panorama. Mi ha svegliato, dall’incanto, solo l’arrampicata finale, invero, un indigesto muro capace di lasciare l’affanno.

Mi è proprio piaciuta la Jennesina e spero di ripetere l’esperienza per diversi anni. Ho avuto il gusto di partire per ultimo (almeno credo) e non prima di avere sostato solitario, quasi in meditazione, e in silenzio, qualche metro prima della Foresteria. In quegli istanti mi sono chiesto come sarà sembrato speciale, forse austero, il luogo a San Benedetto, al punto da sostarvi a lungo. La natura imponente e padrona gli avrà parlato e rilevato chissà quali verità supreme!

E sì, proprio bello questo scorcio del Lazio e la nostra società, che fa della ‘solidarietà’ il suo fiore all’occhiello e l’elemento distintivo, si cala benissimo in tale contesto. Io vengo a correre per divertirmi, come tanti altri, e mi ritrovo coinvolto in progetti di solidarietà. Credo San Benedetto e San Francesco gradirebbero.

Infine, leggo soddisfatto,dal resoconto del Presidente, che 63 Orange hanno completato il percorso raggiungendo il podio più alto, con relativo premio. Spiace essermi perso la cena dove mi pare il piatto principale fosse la ‘pecora’. In merito svelo un simpatico siparietto: al ritorno a casa, ho (abbiamo) chiesto a uno dei direttori di gara se ormai la strada era percorribile e questi si meravigliava, il viso tradiva quasi stupore, che non mi fermavo per cena e soprattutto osavo rinunciare alla prelibata ‘pecora’.

Grazie
Sandro (Pecatelli)


P.S. peccato non ho rispettato il consiglio di Pino di recarmi sul luogo alle 16 rischiando così di perdermi la partenza


Alessandro Pecatelli (foto di Patrizia De Castro)

Alessandro Pecatelli (foto di Patrizia De Castro)

Gara: La Jennesina (04/07/2009)

SCHEDA GARA



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