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X-Trail di Scanno - Laghi belli e...misteriosi.
di Ettore Golvelli, 01/09/2015

I nostri Orange a Scanno

I nostri Orange a Scanno

Quando ero giovane, diciamo 50 anni or sono, preferivo senz'altro la montagna nella sua veste invernale, con le vette inglobate nella coltre nevosa, i boschi biancheggianti e le aspre vette battute dal vento.  Forse era una condizione più adatta allo spirito inquieto di quegli anni, ma ora, con il sopraggiungere della maturità, mi accorgo di preferire l'estate, con i profumi delle rocce, dei prati e dei fiori; con i cieli blu, con lo stormire del vento tra le fronde, il canto degli uccelli e il ronzio degli insetti. E più, godendo con piacere delle livree invernali dei monti, mi rendo conto che  quella stagione rende il mio cammino più penoso e lento, non più adatto alla resistenza, capacità e voglia di correre acquisite con gli anni.
E quindi con questo spirito che mi sono incamminato stamattina  alla volta del Parco Nazionale  d'Abruzzo per una ennesima corsa in un ambiente nella sua migliore veste estiva.

La strada di montagna per raggiungere Scanno è bellissima, come lo sono quasi tutte, ma rimango addirittura senza fiato quando arrivo a percorrere le gole del fiume Sagittario.
Qui la potenza della natura mi si presenta con una forza dirompente.

Dopo il terremoto a L'Aquila tutti siamo più edotti sugli eventi sismici e ci sentiamo un po' degli esperti  in materia ma qui è davvero facile  individuare la faglia e capire quale fenomeno si sia abbattuto su di noi.
È si, perché queste gole sono l'emblema dell'instabilità della terra: strette profonde, impressionanti; di una bellezza assolutamente disarmante e talmente imponenti da incutere rispetto  a qualunque viaggiatore vi si imbatta.

Fermo la macchina... osservo il paesaggio con timore reverenziale. Un po' mi dispiace rimettermi in cammino ma la mia destinazione è già decisa: devo correre un Trail e per visitare queste gole ci sarà un altra occasione.
Continuo a guidare ma oggi però arrivare alla mia destinazione è più difficile del solito. Già, perché lungo questa strada le tentazioni sono molte, e così mi ritrovo a fare un altra sosta quando scopro una nuova meraviglia di cui non ne ero a conoscenza: il Lago di San Domenico.

Ok, è vero; già ero diretto ad un lago (quello di Scanno) e, come avrò modo di dire, è bellissimo ma San Domenico è un posto veramente da sogno.
Mi sembra che abbiano portato un pezzetto di Sardegna nel centro dell'Appennino Abruzzese!!!
L'acqua è trasparente e dall'alto (la strada è molto più alta del lago) ha un colore turchese incredibile; intorno è tutta roccia e natura selvaggia. Il lago è artificiale e stranamente sembra che non sia balneabile. L'acqua è freddissima e sembra che solo dei sub autorizzati possono fare un giretto nei suoi profondi fondali.
Qui, mille anni fa, un monaco benedettino, risalendo le gole del Sagittario, attratto dallo scorrere selvaggio di questo fiume, scopri una profonda grotta sotto le altissime rocce e vi fissò la sua dimora. In questa grotta visse alcuni anni in solitudine, nella preghiera e nella penitenza più austera guadagnandosi, per la santità e la fama dei suoi miracoli, l'ammirazione degli abitanti del luogo che presero a venerarlo come loro patrono e nume tutelare.
Domenico era il suo nome e chiamo' questo luogo "Eremo di San Pietro" e vi edifico' una chiesetta tutt'ora esistente. Oggi invece il posto è stato rinominato "Eremo di San Domenico" ed è sicuramente uno dei cento posti più belli d'Italia.

Riprendo il mio cammino diretto a Scanno e ci arriverò nonostante tutte le tentazioni che ancora potrei trovare sul mio cammino... bisognerebbe chiudere gli occhi ma non si può.

Arrivo al paese  e la prima impressione che mi da è che Scanno è solo un tranquillo paese di montagna senza sfrenate mondanità, con l'aria buona, le passeggiate nei boschi, il lago e la calma e la serenità che questi luoghi trasmettono.
Ma, all'interno, diventa un paese magico, di altri tempi.

Passeggiando tra le antiche  strade  del centro storico mi sono imbattuto  in un suggestivo susseguirsi di scorci, scalinate, archi, chiese e palazzi gentilizi. Ho incontrato anziane donne che indossavano ancora oggi il costume tradizionale del paese...e mi è sembrato che il tempo  si sia fermato.
Passeggiando (dopo la corsa) con mia moglie, ho scoperto che i suggestivi vicoletti del borgo sono pieni di botteghe artigiane di altissimo livello.
Se amate i gioielli, entrando nei negozi degli orafi, potete vedere all'opera i maestri che dietro i loro banchi di legno creano, oggi come due secoli fa, i gioielli dell'antica tradizione e nuovi modelli su disegni esclusivi.
Se amate i ricami troverete botteghe dove potrete farvi realizzare applicazioni per tovaglie o lenzuoli, centri, merletti e gioielli in argento fatti a tombolo.
Se amate  le ceramiche d'artista  vi innamorerete  delle opere di maestri dove dal loro studio e dalla loro fornace sono passati i nomi  più noti dell'arte della ceramica italiana ed internazionale.
Ma anche salumi, ricotte, formaggi, caciocavalli, ciambelle, vino, mostaccioli...

Ma veniamo alla corsa.
La giornata è perfetta: un caldo sole scalda piacevolmente le facce allegre dei podisti  che scalpitano sotto il pallone della partenza e, finalmente, si parte con un apripista eccezionale: Antonio Carfagnini, autentico campione, organizzatore della gara e idolo locale originario di questa magica terra.

Lo spettacolo della partenza è straordinario: aiutato da un clima speciale che solo L'Abruzzo sa offrire, Scanno per un giorno è invasa da un fiume variopinto  di magliette, scarpette e pantaloncini  che, in pieno clima festoso, si snoda dalla piazza principale verso le strette viuzze della periferia del borgo. E mentre la strada sale sempre di più, i meno veloci come me possono girare lo sguardo qua e la  per assaporare la magia che emana questo splendido borgo, con i vicoli un po' calcati, soffocati dalle case ma senza mai perdere l'atmosfera  particolare.

Arrivati sotto la partenza degli impianti di risalita il mio sguardo va preoccupato verso la ripida montagna che ci attende con le sue tinte color pastello, annunciando un autunno che comincia ad avvicinarsi.
È molto ripida. Pochi giorni fa su questa salita è stato corso il chilometro verticale.
Le ombre lunghe del mattino mi scortano mentre comincio a salire in un vallone dove la mano dell'uomo ha disboscato un meraviglioso bosco per realizzarne una pista da sci.

Gli alberi che delimitano la pista affondano le visibili radici nella terra e protendono le chiome al cielo, le poche bianche rocce si scaldano indifferenti al sole, i fiori ondeggiano lievi alla calda brezza che risale lentamente, gli insetti ronzano in cerca di polline ed una solitaria mucca  mi guarda e si volta senza curarsi di me.
Funghi di ogni foggia e dimensione tappezzano il sottobosco e un solitario porcino mi induce ad una sosta  per un estemporaneo riconoscimento del solitario boleto: è commestibile ma lo lascio li.

Attacco la lunga salita mentre il sole estivo adesso martella e la lingua si gonfia, le tempie pulsano e la mia borraccia è più secca del Deserto del Sahara: ho dimenticato di riempirla.
La testa che martella, le gambe pesanti e l'aria, adesso rovente, sembra  non soddisfare  più la necessità del respiro. E allora adotto il vecchio ma pericoloso trucco che utilizza l'uomo che cammina solo sulle montagne:" quando i piedi non vogliono più portarti, devi camminare nella testa".

Finalmente arrivo in cima alla salita e mentre una leggera brezza stempera lievemente l'aria, l'ombra di isolate piante mi rendono più lieve il passo.
Aspre vette e rigogliose valli si distendono sotto il mio cammino mentre i successivi saliscendi  mi aprono la visuale su angoli remoti e sconosciuti del Parco.
Che vette ragazzi! Isolate, impervie, maestose, selvagge.
Queste montagne ti fanno veramente sentire lontano dalla civiltà, ti soddisfano il desiderio  di orizzonti sconfinati e di solitudine. Quanta grata solitudine  e quanta differenza con l'affollata iper sociale vita urbana.
I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi. Il silenzio! Ecco cos'è la montagna. Un essenza  della terra che nella sua serena maestosità non ha bisogno di perdersi nel frastuono, ma s'impone con l'assenza di rumori inutili.
Da quassù il mondo è grande, vasto e privo di rumori, se non per un solitario moscone  che con il suo ronzio rende più profondo questo silenzio.
Riprendo il mio cammino. Adesso tratti densi di sassi si alternano a placidi viottoli erbosi.

Con il sole stordente ma piacevole governo la mia corsa verso una ripida discesa che mi riporta per una lunga  e boscosa carrareccia dove, al termine, si intravede per la prima volta la conca verdeggiante  del Lago di Scanno. Il lago da quassù è bellissimo, grande, a forma di cuore, circondato dalla corona delle montagne. Insomma, una vera e propria cartolina.

Adesso corro silenzioso in un bosco stranamente brumoso, dorato dalla luce del sole che penetra tra i rami. Mi affaccio sulla valle sottostante: domina il verde tenero delle cime degli alberi, il rigoglio delle felci, l'esplosione  cromatica delle fioriture e...il silenzio che avvolge quest'ora, spezzata solo di rado dal ritmico battito di un picchio.
Finalmente la discesa finisce ed arrivo sul lago. Ci sono tante imbarcazioni in giro sull'acqua. Che strano, molti sono in tuta o in jeans....Boh? Così non si abbronzeranno mai.

L'acqua sembra calda e accogliente e la tentazione di fare un bagno è fortissima ma devo continuare. Comunque da qui il lago è molto meno bello che da sopra le montagne.
Lascio il lago e prendo la strada per una placida carrareccia che presto s'inerpica lungo un'ampia cresta e che, lentamente, mi riporta fino al paese dove finisce la mia corsa.

Una considerazione finale.
Ogni paese ha i mostri che si merita e i mostri, di solito, vivono nei laghi.
Il più celebre è Nessie che sembra sguazzerebbe nel lago di Loch Ness, in Scozia.
In Italia invece vive il mistero del Lago di Scanno e negli ultimi tempi sono successe cose davvero strane qui: le bussole dei subacquei impazziscono, il livello dell'acqua si è abbassato di quattro metri, si sono registrate morie di pesci, la temperatura dell'acqua è aumentata.

Tra la gente che abita sulle sponde  del lago girano le voci  più fantasiose e c'è addirittura chi giura di aver visto una meteorite precipitare nelle sue acque.
La faccenda è più seria di quanto si possa credere: sono arrivati scienziati e vulcanologi che studieranno il fondale con le loro strumentazioni sofisticate e si spera che prima o poi  verrà svelato il mistero.
La mia ipotesi è che il fondale del Lago di Scanno nasconda una discarica abusiva da secoli.
Infatti l'abbassamento del livello del lago sta restituendo parecchie cose: munizioni, mitra, pistole e altre armi nascoste da chi voleva disfarsene  durante la guerra. Sembra che anche un aereo sia precipitato nel lago.
E poi tante leggende locali che tentano di spiegare tutti questi misteri...questi mostri.
Appunto! Ogni paese ha i mostri che si merita.

Ciao a tutti.


Ettore Golvelli

Ettore Golvelli

Gara: Scanno X Trail (30/08/2015)

SCHEDA GARA



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