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Quattro gatti all'Eco Trail Run del Municipio XV - Isola Farnese
di Ettore Golvelli, 19/06/2014

"Siamo quattro amici al Bar" recitava la canzone di Gino Paoli e mai così appropriata è  la piccola poesia del bravo cantautore genovese, perfettamente calzante con la manifestazione podistica che si è tenuta alla "La Storta" in località Isola Farnese.
Ed è proprio li che io è mio fratello Giovanni ci siamo recati per correre la nostra consueta Trail domenicale (un po' come la santa messa della domenica: non ne puoi fare a meno se sei credente..) e, sorpresa delle sorprese, eravamo 5 - 6 persone al ritrovo (una ventina di partenti alla fine).
 Forse complice la giornataccia umida e piovosa, forse la concomitanza della partita della Nazionale di calcio nel pieno della notte, forse le altre  gare di spessore maggiore, oppure l'inesperienza degli organizzatori nel pianificare una gara in un posto sicuramente splendido ma non adeguatamente pubblicizzato al " parterre" degli inossidabili podisti che tutte le domeniche calpestano le erbe delle trail nazionali.
Eppure il posto è eccellente sotto parecchi punti di vista  per gli amanti delle corse a contatto con la natura e con la storia:  e' vicinissimo al centro urbano di Roma, riesce ad offrire degli scorci di verde per chilometri senza nessun segno di case o infrastrutture rurali, ricco di verde e sentieri ombreggianti, spettacolari attraversamenti del fiume Veio in più tornate, un piccolo assaggio della campagna romana nei suoi aspetti più rurali, ed infine un tuffo nella storia antica della civiltà etrusca alle porte di Roma.
E si' cari podisti, ci troviamo nel Parco dell'antica città Etrusca più vicina alla capitale, al centro delle antiche case della prima e grande rivale di Roma: Veio.
 Oggi il Borgo è solo un piccolo frammento di una civiltà rurale che non c'è più, con il suo cumulo di casette accigliate attorno al castello, la piazzetta, la porta e la chiesetta di S. Pancrazio ed il suo dispettoso parroco: insomma un lacerto di quel "pittoresco quadro" medioevale che si lascia gustare amorevolmente nonostante l'assalto urbano della periferia e, cosa peggiore, l'onta dei tempi.
E questo quadro  e' Isola Farnese, appesa su di una piccola rupe vulcanica, immersa in un pittoresco bosco che sa di Etruria, un borgo che signoreggia isolato davanti ad un brano aperto di campagna romana  tra due profonde gole che ne segnano la configurazione e il nome di una gloriosa famiglia che nel passato hanno contribuito alla bellezza di Roma: la famiglia dei Farnese.
Ma veniamo allo scopo per cui siamo qui: la corsa.
Siamo sotto il pallone della partenza, in pochissimi, sotto una pioggia incessante e dopo il vano tentativo degli organizzatori di accorciare la corsa, si parte e si scende nelle profondità del Parco.
 La prima sensazione che si avverte, tra il verde dei prati e degli alberi di pioppi, salici e ontani, è il profumo che emana il bosco dopo che la pioggia ha inzuppato d'acqua le sue foglie secche: è il profumo di antico, un profumo  che sovrasta l'area di questa zona e si insinua tra i passi di noi che corriamo. Al fratello, che corre insieme a me e che i profumi (ahimè) non li sente più, gli dico che questi odori sono profumi di antico, di un mondo che vive  nei resti di antiche dimore, di tempi passati, di vie, di storia.
Discorrendo con Lui gli confido la mia meraviglia nel vedere che nel comune di Roma esistono ancora boschi e prati incontaminati ma anche la mia amarezza nel constatare che, l'acqua, risorsa preziosa ma limitata ed elemento essenziale per la sopravvivenza degli ecosistemi presenti nel parco, è fortemente inquinata. Infatti nell'attraversare il torrente Veio la puzza della maleodorante acqua copriva con insistenza disgustante i profumi del bosco e delle sue verdeggianti articolazioni.
Dopo aver guadato per la seconda volta il torrente, su di un improvvisata passerella e di un enorme tronco segato a mo' di gradini, saliamo verso la parte alta del Parco e di colpo ci ritroviamo nella campagna romana. E risalendo la collinetta per  dei campi di grano appena mietuti ci portiamo in alto, fino ad una serie di scavi archeologici dove una volta insisteva l'antica Veio, la mitica città etrusca. A prima vista non si intravede nulla; eppure dell'antico splendore di questa leggendaria città non si è perso quasi nulla. È tutto li. In parte ancora ricoperto  di terra ed erba. Perché  aspetta... aspetta che sia dato un ordine appropriato  alla sua storia. Aspetta che il viaggiatore, lo studioso ed il curioso ricostruisca il suo tempo invertendo il presente  con il passato e all'interno di uno scorcio che si apre nel bel mezzo di un paesaggio, metta, pezzo dopo pezzo, insieme l'antica città di Veio.
Adesso si scende attraverso campi color giallo-ocra, campi di grano appena mietuto, simili agli scenari toscani del Chianti, campi estesi calpestati da visitatori del parco e dai poco accorti amanti dei cani che si perdono le loro bestiole e chiedono ai podisti se li hanno visti. Bah!!!
Si scende verso il castello che signoreggia sulla cresta tufacea, inverdita dal bosco circostante, e subito ci ritroviamo, alla nostra sinistra, una profonda spaccatura nel terreno dove scorre il maleodorante fiumiciattolo. Qui, nel corso di milioni di anni, l'acqua scorrendo  sulle morbide rocce tufacee, ha lentamente  eroso il letto del fiume modellando  il paesaggio e favorendo la creazione di forre.
Seguendo il suo corso si arriva in un sottobosco dove regna assoluta la pace e la tranquillità che solo una natura incontaminata, ricca di forme e meraviglie, sa offrire. Ma all'improvviso, appena finisce il sottobosco, lo scrosciare  imponente delle sue acque  annuncia, in tutta la sua meraviglia, la Cascate del Veio. È lo scrosciare del suo eterno lavorare, essere, vivere è solo la voce di madre Terra che, attraverso questi suoni, ci dona l'eco del suo respiro.
È bella e spettacolare ma, ahimè, il rimescolare delle sue acque riporta al mio naso lo stesso odoraccio che sentivo nell'attraversare il torrente.
Il suo salto crea una vallata  molto suggestiva che si può ammirare da una graziosa passerella creata apposta per i turisti. Essa è molto suggestiva, stretta e profonda, talvolta con pareti strapiombanti  che rappresentano uno degli elementi più caratteristici del territorio, non solo per l'alto valore paesaggistico ma anche per la sua straordinaria valenza ambientale.
Si fa un ultima salita verso il fiero castello e finalmente, sudati e bagnati come due pulcini, si giunge al traguardo.
Una corsa fatta insieme al mio fratello preferito che purtroppo, oltre a subire la mia lentezza, si è beccato anche un bel trofeo come ultimo classificato assoluto ma con la soddisfazione di essere diventato un "testimonial" della donazione. Un trofeo con una scritta molto significativa (Il sangue è vita, lo sport è vita, donare il sangue è un gesto d'amore) che Lui ha sicuramente apprezzato.
Una bella corsa che consiglio a tutti i podisti amanti della natura, soprattutto quelli che si avvicinano per le prime volte alle Trail: vicinissima a Roma, bella, semplice, facile, ricca di storia e cultura, senza grandi pendenze e con scorci panoramici naturali molto belli.
Ciao a tutti i podisti...



Gara: Ecotrail run Municipio XV (15/06/2014)

SCHEDA GARA



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