home page   podistica   triathlon   trail   ciclismo   criterium   società   notizie   solidarietà   fototeca   videoteca   fidal   links   area riservata   contatti 
Podistica Solidarietà su FacebookPodistica Solidarietà su TwitterPodistica Solidarietà su InstagramPodistica Solidarietà su YouTube

archivio Gare Fittizie


calendario Gare Fittizie


notizie gare podistiche


archivio gare podistiche


calendario gare su strada


calendario gare atletica leggera


calendario gare in regione


calendario gare all'estero


11 consigli per la maratona


archivio notizie

Una Maratona di 30 ore...
di Giovanni Golvelli, 27/04/2009

Giovanni Golvelli a Frascati

Giovanni Golvelli a Frascati

La mia maratona è cominciata sabato 18 aprile, alle ore 15.00 quando, insieme a Nicola De Sogus e a Fabrizio Galimberti, mi sono recato a Labro (Ri) per partecipare alla IV^ Tappa del Tour.

Un bel circuito cittadino di 4 km fatto di continui saliscendi da ripetere per 2 volte per un totale di 8 km. Ritirati tutti e tre i premi di categoria e fatta una scorpacciata al ristoro, io di dolcetti e Nicola e Fabrizio di tramezzini, siamo ripartiti di corsa (si fa per dire, visti i moltissimi autovelox che ci sono in giro).

A proposito, se passate sulla Salaria direzione Rieti fate attenzione, perché ne hanno installato un altro appena dopo il semaforo di Osteria Nuova. Siamo arrivati a Colle Fiorito di Guidonia dopo le 21.00 e nell’entrare in casa ho visto che mia moglie (che sapeva della mia corsa contro il tempo) aveva già messo la pentola sul fuoco: solita insalatiera di pasta con seguito di prosciutto, formaggio, pane, frutta e un bel pezzo di crostata di fichi rigorosamente fatta da me. Poi, una volta preparata la valigia, via di corsa verso Napoli con la mia vecchia (450.000 km) ma fedele Passat.

Arrivo a Marigliano, una cittadina vesuviana, mio paese d’origine, verso l’una e, non essendomi portato le chiavi di casa, tiro giù dal letto mio padre che ancora mezzo assonnato mi chiede se devo cenare, non rendendosi conto che era quasi ora di colazione. Metto la sveglia alle 05.00, pur sapendo a priori che non la farò suonare mai, perché la stacco sempre prima: provo a dormire un po’, ma con scarsissimo risultato, essendo l’insonnia un problema che mi tormenta ormai da decenni.

Verso le 04.30 scendo giù dai miei genitori e vedo che mio padre aveva già messo il latte sul fuoco. Mi preparo la mia solita “zuppa” con più di mezzo litro di latte, orzo, miele, marmellata, crostata, crusca (non me ne vogliano le mie anatre e galline se gliene porto via un po’), il tutto messo in una tazza che, viste le dimensioni, sembra un’insalatiera. Guardo il tempo fuori e mi rendo conto che la giornata non comincia bene, poiché piove.

Questa volta, purtroppo, i miei colleghi dell’Aeronautica Militare ci avevano azzeccato: non potevano aspettare un altro giorno per indovinarci? Parto quindi per Napoli (mia madre mi dice che sono pazzo) e, sapendo che avrebbero chiuso la zona al traffico, lascio la macchina in un grande parcheggio a via Marina e mi avvio alla fermata dell’autobus dove, in attesa dell’arrivo, comincio ad assaggiare quella che poi è stata la nostra compagna per l’intera manifestazione: la pioggia.

Prendo finalmente l’autobus (mi hanno detto che il vecchio tram è stato abolito) e, immedesimandomi subito nella mentalità partenopea, faccio il “portoghese”. Arrivato a Piazza Plebiscito comincio a cambiarmi e visto il tempo decido di indossare la nostra mantellina sopra la canotta, ma uscendo fuori e vedendo che nonostante la pioggia nessun altro concorrente aveva preso la mia decisione la tolgo anch’io.

Alle ore 08.30 danno il via sia per la maratona che per la mezza (la differenza la dava il colore del pettorale). Quindi tutti verso via Caracciolo, dove inizia il solito avanti e indietro fino a Santa Lucia. Durante gli incroci si poteva ammirare lo splendido modo di correre dei soliti etiopi e keniani, che la facevano da padrone.

Lo scenario purtroppo non era quello dell’anno precedente e alla splendida giornata di sole della scorsa edizione si è contrapposta una pioggia continua che spesso ci faceva sembrare delle anatre in mezzo agli acquitrini. Confesso che a quel punto si è insediato nella mia testa il pensiero di un possibile ritiro, ma di lì a poco l’ho subito accantonato con decisione. Nei tanti anni di attività sportiva ciò non si è mai verificato, neanche quando per ben tre volte, quando praticavo il ciclismo, a seguito di rovinose cadute durante le volate, sono stato trasportato in ospedale, dove una volta mi hanno ingessato entrambe le braccia per fratture e un’altra mi hanno ricucito la testa.

Anche in quel caso mi sono classificato, perché sono caduto a ridosso del traguardo. Per ciò che riguarda la corsa, mi ero riproposto di fare una gara tranquilla, anche perché non l’avevo preparata per niente, essendo stato il mio ultimo lungo la maratona di Roma dello scorso mese. Invece, come sempre, trasportato dall’agonismo, ho chiuso la prima metà di gara su 4,45° a km per poi calare nella parte finale e terminare poi con il tempo di 3h 36’57”, una manciata di secondi in meno rispetto alla maratona di Roma del mese scorso.

All’arrivo poi ho provato un’indescrivibile soddisfazione nel sentire lo speaker pronunciare il mio nome e quello della nostra amata società, per di più riuscendo anche ad entrare nei premi (159° assoluto). Nell’andare a ritirare il premio mi è venuto quasi un colpo quando ho visto altri premiati che uscivano con cartoni di vino sulle spalle e il pensiero (stanco com’ero) di portare un ulteriore peso mi preoccupava, invece, per fortuna, il mio premio era nel campo dell’abbigliamento.

Prendo l’autobus per andare a riprendere la macchina e anche questa volta faccio il portoghese come all’andata. Arrivato al parcheggio decido di prendere l’ascensore e, arrivato al terzo piano, mi rendo conto che non bastava ricordarsi il piano, avrei dovuto segnarmi anche il numero. Mi sembrava di stare in un labirinto dove però non c’era “Arianna” a guidarmi con il filo e quando ormai, stanco e demoralizzato a forza di girare a vuoto, stavo per scendere giù alla cassa, noto la mia auto: mi sembrava di essere un naufrago alla vista di un’isola.

Riparto verso Marigliano, dove arrivo verso le 14.00 e noto con piacere che mio padre, anche se gli avevo detto che non avrei pranzato, mi aveva lasciato un bel piatto di ricciatelle, premurosamente coperte, che divoro in un attimo. Quando poi vede che prendo le chiavi del trattore per andare in campagna, fa di tutto per dissuadermi e, non riuscendovi, si limita a darmi del matto nel vedermi partire.

Alle 18.30 rientro a casa, faccio una doccia in volata e, una volta vestito, volo di corsa in chiesa per ascoltare la Santa Messa, pensando che essendo serale sarebbe durata poco e che finalmente seduto mi sarei riposato. Avevo fatto i conti senza l’oste, poiché mi accorgo che la chiesa era strapiena, perché ricorreva la festa della Divina Misericordia.

Quindi rimango in piedi per ascoltare una Messa solenne che dura più di un’ora e mezza. Hanno sicuramente ragione coloro che dicono che quando la messa sembra troppo lunga, la fede è molto corta, come nel mio caso.

Finalmente alle 21.00 arrivo a casa. Dopo 30 ore esatte la mia maratona era finalmente finita e quindi potevo concedermi un meritato riposo, vista la dura giornata di lavoro nei campi che mi avrebbe aspettato l’indomani. Ma la chiesa non dice che la domenica dovrebbe essere un giorno di riposo?

Giovanni


Forrest Gump

Forrest Gump

Gara: Maratona di Napoli (19/04/2009)

SCHEDA GARA



File Attachment Icon
gump.jpg
File Attachment Icon
golvellifrascati.jpg