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Una promessa speciale ... per una persona speciale
di Isabella Calidonna, 26/06/2016

La mia terza CorriRoma. È una gara speciale per me. È stata la prima con cui ho iniziato a correre. La prima con Podistica Solidarietà. Era il 2014, da allora ho fatto un pochino di strada. La prima la conclusi in 1 ora e 6 minuti. Ero felicissima perché non credevo di farcela. La seconda in 58 minuti e questa in 57. Come mi ha detto Gigi in una delle nostre chiacchierate, non è una gara per fare il PB perché non è semplice, ma per me è una gara termometro. Misuro i miei progressi, che anche se lenti ci sono. Molto spesso apro la mia area provata sul sito e osservo tutte le gare fatte. Tutti i tempi e quindi i miei piccoli progressi. Ho tanti limiti fisici ancora. Ma ci sto lavorando e mi sto impegnando per superarli.

Questa del 2016 poi è stata una gara particolare per diversi motivi. Il pomeriggio della gara ho lavorato fino alle 18:30. Poi, con lo zainetto che avevo preparato la sera precedente, mi sono avviata verso piazza del popolo e quindi verso i nostri gazebo. Da via del corso vedo l’arco che segnerà la partenza e il traguardo. Sorrido. Mi sento bene, attraverso la piazza ancora vuota e noto che è ancora più bella del solito.
Salgo le scale che portano ai gazebo e penso. Il primo anno non sapevo minimamente dove fossero. Ero spaurita. Chiedevo a tutti in giro e poi alla fine, individuando una maglietta orange, mi indirizzarono verso il luogo giusto. Mi avvicinai timidamente. Fu lì che vidi per la prima volta il Presidente. Non conoscevo nessuno. Presi il pettorale e scappai via. Troppo timida.
Quella di sabato scorso invece era una Isa diversa. Un pochino più sicura. Appena arrivata ai gazebo la prima faccia che scorgo è proprio quella del Presidente “ECCO ISA! SEI LA PRIMA!”
Effettivamente sono proprio la prima. Inizio a parlare con lui e intanto dentro di me dico: “come sei cambiata Isa. Parli, interagisci. Sorridi di più. Stai pian piano uscendo dal guscio (MotoMoto docet). Stai uscendo da quell’oscuro momento”.

Ascolto le parole del presidente che mi riempiono di gioia. Mi sento voluta bene. Non solo da lui, ma anche da ci mi sta intorno. Pian piano arrivano altri podisti che ormai sono Amici.
Abbracci, saluti. È tutto bello. Sono cose che mi riempiono dentro. Andrea, Micaela, Alessandro, il signore con cui faccio le foto da due anni prima della gara e di cui non conosco il nome. A lui voglio dire grazie. È bello sapere che fare una foto con me può portare fortuna.
E poi, nuovi saluti e nuovi sorrisi. Durante una delle nostre chiacchierate il Presidente mi ha detto di pensare alle cose belle della vita. Io ho risposto che lo sport e gli amici conosciuti con questo sono le mie cose belle. Mi cambio. Per l’occasione prendo una canotta più piccola perché la s mi sta larga. Mi danno una xs che mi sta a pennello. Inizialmente mi vergogno un pochino. Di solito corro più “coperta” ma mi dicono che sto bene e quindi pian piano me ne convinco.
Dopo la foto di rito mi avvio verso la piazza. Lì incontro altri miei amici. Iniziamo a riscaldarci. E sempre lì incontro il mitico UBBA. Abbracci, chiacchiere e selfie. Sono sempre più contenta. Ci metto un pochino a carburare in fatto di amicizia e legami, forse a causa del mio passato, ma quando una persona mi entra nel cuore lì rimane.

Mancano pochi minuti alla partenza, quindi ci avviamo verso il serpentone di gente che è quasi pronta allo start. Prima di partire mi faccio seria. Non sorrido più. Penso che voglio dare quello che posso perché voglio scendere sotto i 58 dello scorso anno. Partiamo. Questa volta ricordo poco della gara. Solo qualche momento. Ero talmente concentrata che l’unica cosa che mi ripetevo era: CORRI! CORRI PIU’ FORTE CHE PUOI!
Ricordo i bambini però. Quelli che ti aspettavano ai lati della strada con la mano tesa per battere il cinque. Appena li vedevo le nostre mani si univano. Questi sono i momenti che adoro. Ricordo anche le persone che mi tagliavano la strada, di cui una mi è letteralmente piombata addosso. Ma dico. Vi costa tanto rimanere dove siete? Passeggiare su un marciapiede piuttosto che l’altro cosa vi cambia?
Ricordo il salitone. Quello prima di trinità dei monti. E penso ad una tipica espressione che spesso dicono i romani. Ricordo anche l’ultimo chilometro prima dell’arrivo. Ho dato tutto quello che mi rimaneva. Ho corso tanto e tutto in progressione. Mi misuravo con chi avevo accanto. Volevo superare chiunque mi stava vicino. Queste sono emozioni nuove per me.

Arrivo e guardo il mio Garmin. 57 minuti. Sono contenta, ma non troppo. Potevo fare meglio. Devo lavorare di più, evidentemente non basta ancora. Anche perché mi aspetta l’esordio della gara di Triathlon. Lì sono tosti. Non posso fare brutta figura. Mi vado a cambiare, raggiungo i miei amici e andiamo a mangiare.
Prendo il telefono e tra le varie notifiche FB ne noto una. Il mio amico Giorgio ha pubblicato una foto pre gara “taggandomi”. Leggo un commento proprio a quella foto che mi riempie di gioia. Mio zio Gianfranco, col suo post, mi fa capire che è fiero di me. In realtà me lo dimostrava ogni giorno su FB , da quando aveva aperto il suo profilo. Me lo dimostrava con i suoi “mi piace” ad ogni mio post. Beh. Questo è stato il suo ultimo saluto per me. L’ultimo perché zio non c’è più. È volato in cielo, inaspettatamente esattamente il giorno dopo.
Non volevo crederci. Una delle persone che mi ha appoggiato nel mio inferno, colui che mi disse “tu farai cose grandi” non c’è più. Io non lo so se sto facendo cose grandi. Sto semplicemente facendo cose. Ma voglio dirti grazie zio. Grazie per avermi seguita e apprezzata. Grazie per avermi fatto sentire la tua stima e il tuo affetto. Ti dedico questa gara e ti prometto che migliorerò, per renderti ancora più fiero di me, anche da lassù. Ciao zì.


Gara: Corri Roma (18/06/2016)

SCHEDA GARA



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