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Il gruppo dei cinque....
di Attilio Di Donato, 17/05/2009

Fabrizio Zeppa, Sebastiano Mascarello e figlia e il ritorno di Stefano Cruciani. (foto di Valerio Giuffrida)

Fabrizio Zeppa, Sebastiano Mascarello e figlia e il ritorno di Stefano Cruciani. (foto di Valerio Giuffrida)

Il presidente mi aveva chiesto di aiutarlo sia venerdì che sabato e io, come al solito, non mi sono tirato indietro: ogni volta che telefonava io ero pronto a rispondere e ho risposto anche quando ero indaffarato a guardare il Giro d’Italia o a giocare a scacchi col computer.

Rispondevo al primo squillo, sempre pronto ad esaudire le sue richieste di venire a Roma. Venerdì però non ci sono andato perché c’è stata una discussione: lui mi voleva pagare la benzina ma io vado a gas e allora non ci siamo messi d’accordo.
Sabato, con il pieno di gas fatto, mi voleva pagare il gas. Ma se io il pieno di gas già l’avevo fatto? Io sto presidente più passa il tempo e più non lo comprendo.

Ci siamo capiti solo domenica, quando ho fatto il pieno sia di gas che di benzina e son venuto alla Race for the Cure.

A differenza dell’ ultima volta ho trovato la strada ad occhi chiusi perché stavo ancora dormendo e in circa due ore (non dimentichiamoci che vado piano), sono arrivato in sede, dove per prima cosa ho provveduto all’operazione recupero canotta lasciata la settimana scorsa (lasciata sporca e trovata pulita, l'avrà pulita Pino? mah!!!).

Poi ho caricato il seguente materiale: Max (Gazebo), pacchi gara, bandiera, tavolini.
Ho chiuso la sede perché per entrare l’avevo dovuta aprire e sono andato al solito posto che ormai tutti sapevano tranne io che ci dovevo andare per primo (scherzo).
Quando sono arrivato era presto, molto presto e ho subito piantato la bandiera altrimenti il grande Pino, che mi aveva spiegato dove era questo posto, non mi avrebbe visto. E invece, purtroppo, mi ha visto subito. Dico purtroppo perché nel frattempo mi ero addormentato, sotto la bandiera e con il pettorale all’aria.

Al risveglio ho dovuto scaricare tutto in fretta e furia e, aiutato dai soliti noti, abbiamo montato il mio amico Max (Gazebo) e i suoi amici (i laterali del gazebo).
Abbiamo suddiviso le magliette per taglia e ricontrollato il numero dei pettorali.
Se qualcuno dovesse fare questo lavoro al mio posto sappia che i pacchi gara devono sempre, dico SEMPRE corrispondere al numero di pettorali. Questo è un segreto che mi ha rivelato Pino e che ha imparato in tanti anni di militanza podistica e che io comunico a voi, soltanto a voi che vi considero amici.

La fiumana di gente è arrivata verso le nove, quando io ero già da 4 ore in piedi. Per questo Pino mi ha detto di riposarmi e di lasciare la distribuzione dei pani e dei pesci agli altri. Io mi son riposato facendo un po’ di riscaldamento e tirandomi i piedi da solo. Alle 9.45 ecco la foto di gruppo ed ecco un chiarissimo discorso fatto da Pino. Tutti lo comprendono (il discorso) ma io non sono riuscito a capire molto bene.

Si parlava di andare a cinque, forse a gruppi di cinque e a sei, gruppi di sei, forse per non lasciare passare avanti gli altri, ma mi sembra strano… più tardi lo telefono per farmi spiegare bene. Fatto sta che si parte e io avevo l’obiettivo di abbattere il mio muro che ho davanti al terrazzo perché non si vede bene il panorama di Bassano. Scherzo.

Volevo abbattere il mio muro dei 5 a km. Ci ero quasi riuscito quando arrivo ad un folto gruppetto formato da una decina di podistici e solidali atleti. Questi mi invitano a rallentare e di andare al loro passo perché sono nel gruppo dei cinque, solo che eravamo più di cinque e io ancora non capisco. Obbedisco agli ordini di scuderia e mi aggrego a loro. Arriviamo tutti insieme e ci fanno un bell’applauso.

Io adesso chiudo qui sto resoconto perché vado a telefonare a Pino per farmi spiegare tutto, così almeno la prossima volta non faccio brutte figure.

Ciao a tutti. Attiliuccio.


Pat De Castro (foto di Valerio Giuffrida)

Pat De Castro (foto di Valerio Giuffrida)

Gara: Race For The Cure (17/05/2009)

SCHEDA GARA



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