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Habana Libre… perché correre è libertà!!!
di Marco Taddei, 27/11/2011

L'arrivo di Marco Taddei

L'arrivo di Marco Taddei

La mia Marabana inizia qualche giorno prima, quando al sorgere del sole de “LA HABANA” (questo è il nome in spagnolo de LA HAVANA) mi sono immerso nei colori e negli odori della città, correndo senza tempo e senza meta.

HABANA è un colore, una tonalità di celeste che simboleggia la città. La squadra di Baseball, lo sport nazionale, è di questo colore così come alcune costruzioni sono dipinte color HABANA. Altre costruzioni hanno vivaci colori pastello, sono per lo più case coloniali che assumono queste caratteristiche colorazioni per respingere i raggi del sole che da queste parti si fa sentire incandescente fin dalle 7.00 del mattino. Ci sono anche molte altre abitazioni che ho voluto incontrare nel mio sopralluogo di riscaldamento che sono meno colorate e molto più degradate, ma gli abitanti seppur riversano in condizioni diciamo “poco abbienti” non lesinano meravigliosi sorrisi caldi come questo sole splendente.

Sono un puntino “arancio” che si muove tra i vicoli de LA HABANA, i miei occhi sono attente telecamere, pronti a scorgere ogni dettaglio di questo emozionante percorso casuale, senza orientamento e navigatore, guidato unicamente dall’istinto e dalle crescenti sensazioni.

La città si sveglia pian piano e le roboanti autovetture anni ’50 iniziano a intossicare i miei polmoni. Là nello sfondo il “Malecon” ovvero l’Atlantico che bagna la costa, oltre 16 km della maratona attraversano questo tratto, un infinito lungomare sotto il sole cocente di Cuba, 8 km circa da percorrere 2 volte!!!

Il Malecon è un punto di incontro per i giovani “habaneri” (abitanti de La Habana) che ancora socializzano con il contatto umano, si portano qualcosa da bere, si accomodano sul muretto del lungomare e a ritmo di Reggaeton la sera si “apre” il più grande bar all’aperto del mondo.

Qua è tutto come nel nostro dopoguerra, arte di arrangiarsi, molta dignità, forte senso di identità e… tanta musica!!!

Una maratona non è solo correre 42 km e spicci, è coinvolgimento totale, sofferenza ma anche gioia e indescrivibili emozioni. Dopo New York corsa al freddo e nell’apoteosi del consumismo era forse giusto vivere l’opposta sensazione del disidratante caldo nella patria del socialismo, due diversi aspetti dell’America nella distanza del messaggero “Filippide” anche se, specialmente al secondo giro della gara, avevo nelle gambe solo “Giacomo, Giacomo”…

Come spiegare il nastro di partenza, che qua si chiama “Arrancada” … una marea di colori e di abbigliamenti a dir poco “pittoreschi”, alcuni atleti scalzi, altri con scarpe senza suola ridotta al minimo, alcuni in mocassini, pochissima attenzione all’aerodinamica, all’ammortizzamento e molta più allo spirito di partecipazione di condividere una festa. Viene inevitabile di pensare al tempo che passiamo dalle “nostre parti” a scegliere le scarpe, il giusto equilibrio tra peso e pronazione, quanti confronti e benchmark prima di optare per la calzatura che riesca a soddisfare le singole esigenze…

Musica salsa per il riscaldamento pre-gara, tanti sorrisi da immortalare alle numerose macchine fotografiche e alle telecamere di qualche televisione locale finchè uno sparo rompe l’attesa e tutti iniziamo a correre verso la “Meta” (il nome cubano del traguardo).

Ci sono 3 distanze di gara, 10 km, mezza Maratona e Maratona. Non è un caso che molti e moltissimi percorrono le due prime distanze e pochi si cimentano nei 42.195 metri e non tutti riescono a finirla, il sole è un buon amico tutti i giorni dell’anno da queste parti, tutti i giorni tranne quello della Maratona!

Molti ristori durante il percorso intenti a idratare gli atleti fortemente provati dal caldo torrido, nei punti di ristori alcuni bambini in attesa di ricevere le buste di sali minerali, i loro sguardi bastavano per portarti a rinunciare a qualche bevuta per regalare loro la busta ancora intatta. Alla Marabana i rifornimenti si fanno in buste di nylon, acqua o sali minerali e niente più. Al secondo giro c’è la possibilità di ricevere pezzi di ghiaccio, piccole oasi di refrigerio di pochi istanti perché il sole scioglie “el gelo” e il suoi beneficio troppo in fretta!!!

Al primo giro passo baldanzoso, un accettabile riscontro cronometrico, saluto tutti con il sorriso sulle labbra e mi getto nell’avventura del secondo giro, altri 21,097 metri, molto molto più caldi. Molti si fermano alla mezza e continuo solo, ho il vuoto davanti e anche alle spalle, le distanze sono abissali, unico compagno il sole (a questo punto chi legge penso abbia capito che faceva davvero caldo!!!) che inizia a farsi irresistibile, e ogni tanto qualche ritirato vittima di crampi… o peggio!

E’ una corsa ad eliminazione, vedere ai lati delle strade atleti accasciati è preoccupante e mi spinge a tirare il freno a mano. Penso solo ad arrivare e soprattutto ad arrivare “integro”. Il percorso non aiuta, numerosi saliscendi impegnativi, lunghi tratti che salgono e spezzano ritmo e gambe.

Fare proiezioni sul risultato finale diventa impossibile, svanito il tempo “previsto” dopo il 35° km inizio a correre un’altra gara, quella che mi vede fare un appello a me stesso km dopo km e fino alla fine rispondo: “presente”!!!

Meravigliosa isola dei Caraibi, dal fascino unico, splendida capitale forse anacronistica e totalitaria ma dall’arrancada alla meta… correre è libertà, HABANA LIBRE!!!

Marco


Gara: Marabana Havana Marathon (20/11/2011)

SCHEDA GARA



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