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Ma chi ce lo fa fare?
di Andrea Alfonso Capasso, 18/10/2011

Andrea Capasso e Albena Carlizza

Andrea Capasso e Albena Carlizza

Mentre trema dal freddo ed una pioggierella leggera comincia a bagnarci, Albena mi guarda e chiede "Ma chi ce lo fa fare?".

Di sicuro non la speranza di un posto d'onore nell'albo d'oro dell'atletica.
Ma so che non si aspetta una risposta da me, che me lo sono domandato già fra me e me quando la sveglia ha suonato alle cinque, e quando il taxi ci ha deposto in piazza Taksim fredda e deserta, a parte qualche giovanotto che tornava solo allora dalla sua notte brava al suono della prima preghiera del mattino, che si diffonde all'unisono dai minareti innumerevoli di Istanbul.

Poco per volta arriva qualcun altro, tutti con scarpette e con l'aria un po' smarrita perché non c'è traccia degli autobus che ci porteranno alla partenza della corsa.

Poi tutto comincia per davvero, gli autobus arrivano in gran numero, gli atleti cominciano ad affollare la piazza che è ora una mescola di nazioni e di razze.
Un ragazzo turco si stupisce che siamo arrivati dall'Italia apposta, ed ha sulla faccia lo stesso interrogativo: "Ma chi ve lo fa fare?".

In pochi minuti siamo alla partenza, l'organizzazione è una macchina potente ed efficientissima, ed in pochi minuti sbarca sul versante asiatico della città migliaia e migliaia di atleti.

È in mezzo a questa folla infreddolita e bagnata che Albena mi fa la domanda; e so che il "ci" non si limita a lei e me, ma include i quasi centomila individui che si sono raccolti qui al freddo nonostante la pioggia.

Comunque non c'e' tempo per cercare una risposta: puntuale come il tappo dello spumante alla mezzanotte di Capodanno, lo sparo della partenza arriva alle nove precise, e con lui comincia la gara ed arrivano le prime risposte.

L'eccitazione della partenza sfuma e comincia l'emozione del ponte sul Bosforo, appena intaccata dal clima rigido e grigio; l'entusiasmo cresce quando a metà del ponte siamo con un piede ancora in Asia e con l'altro già in Europa.

Ma siamo solo all'inizio e non smettiamo di incontrare nuovi scenari fantastici, pietre miliari della storia e dell'arte, a mano a mano che ci avviciniamo al cuore più intimo della città dove i turisti, pur impacciati dal blocco del traffico per la maratona, applaudono ed incitano a resistere.

L'ultimo chilometro è una salita continua, sembra di morire; gli splendidi minareti della Moschea Blu sembrano un miraggio irraggiungibile ma non si può cedere ora: è quella la méta.

Arriviamo insieme tenendoci la mano.

La domanda "ma chi ce lo fa fare?" ha ricevuto mille risposte, fra cui il sorriso stravolto di Albena all'arrivo stanca ed infreddolita ma contenta.

Soddisfatta della risposta?

Ciao
Andrea


Gara: Istanbul Eurasia Marathon (16/10/2011)

SCHEDA GARA



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