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Monti Aurunci Ultra Trail - Un soddisfatto Orange sui Monti Aurunci
di Ettore Golvelli, 02/10/2014

"Ci sono dei giochi che richiedono fatica e in questa fatica sta il piacere che danno" (W. Shakespeare).
Con una delle più belle frasi che il celebre drammaturgo inglese si divertiva ad elaborare per descrivere le cose belle della vita, gli inossidabili runners della Podistica Solidarietà sono stati accolti a Formia per l'Ultra Trail dei Monti Aurunci, per correre per 51 massacranti chilometri sulle montagne più a Sud del Lazio.
E noi, che non ci tiriamo mai indietro quando c'è da assaporare questo piacere, attraverso vie scoscese, infidi tornanti, strade che solcano le montagne, siamo penetrati in un paesaggio eterogeneo, volubile, erto e brullo, selvaggio e rigoglioso, digradante verso il mare e issato su costoni di roccia abbellita da grotte e doline.
Siamo saliti su monti che, solcando l'orizzonte, conservano gelosamente un tesoro costituito da antichissime tradizioni e da paesaggi che confondono lo sguardo e incantano. E come seguendo un antico richiamo, abbiamo percorso chilometri e chilometri nel fitto dei faggeti, ci siamo arrampicati sulle infide sassaie e, quando la stanchezza ha preso il sopravvento , ci siamo riposati sotto querce e castagne e ci siamo scaldati al sole tra i verdeggianti arbusti della macchia mediterranea.
E quando scrutavamo le vette più alte, abbiamo sentito la vicinanza dell'azzurro cielo e lontano, in basso, abbiamo intravisto lo splendore del mare.
E in questo piccolo paradiso ambientale, che per fortuna oggi è un area saldamente protetta, abbiamo assaporato "il piacere" che solo la fatica di una Trail estrema riesce a darci.

Siamo a Manarola, una graziosa frazione del comune di Formia, posta su di una roccia ai piedi del Monte Altino godendo della splendida "affacciata" sul Golfo di Gaeta.
Alle 5 di mattina, un po' assonnati ed un po' infreddoliti, ci siamo ritrovati una sessantina di podisti in Piazza Ricca, cuore del borgo, per i soliti rituali di ogni partenza e dopo scambi di battute, pacche sulle spalle, e foto ricordo con la leggenda vivente delle montagne (Marco Olmo), siamo partiti per l'ennesima avventura su montagne e boschi.
Si parte al buio e si prende subito la strada per il Monte Redentore, percorrendo il vecchio sentiero storico - religioso, alternato da qualche tratto di asfalto e che, man mano che si sale, ci offre anche scorci panoramici sempre più belli nelle prime luci dell'alba.
Il monte è così chiamato per la presenza della statua che vi fu collocata nel 1901 e "la strada della Statua" è nata proprio per trasportare la grande immagine del Redentore che adesso sovrasta dall'alto della cima del monte la città di Formia ed il suo splendido mare.
L'enorme statua alta tre metri e pesante ventuno quintali, è uno dei trenta monumenti al Cristo Redentore, eretti in altrettanti cime italiane in occasione dell'inizio del ventesimo secolo.
Continuo a salire e dietro di me vedo Micaela che sgambetta agilmente sulle infide sassaie della salita. La faccia decisa e concentrata mi dice che deve essere in forma smagliante ma penso che oggi sarà durissima e spero che la belva appostata ai cancelli orari non la divori prima del tempo previsto.
Si continua a salire e attraversando le brulle pietraie che si affacciano sul Golfo di Gaeta, mi soffermo a guardare la parete quasi verticale, di calcare compatto, a strapiombo che sovrasta gran parte della salita.
Dal lato della montagna, le prime luci dell'alba alzano una leggerissima brezza montana intrisa di un forte aroma proveniente dalla bassa vegetazione circostante, costituita essenzialmente da bassi cespugli di salvia, erica ed elicriso: è incredibile come la natura riesce a colonizzare anche gli ambienti più impervi e inospitali.
Adesso il panorama è spettacolare: Formia, Gaeta, le isole Pontine e, ancora, verso il Massico, Ischia, Capri, Procida, il Vesuvio e la Penisola Sorrentina. Dall'altro lato il Monte Altino, il Monte S. Angelo e il Monte Petrella.
Adesso il mio sguardo ritorna sulla linea dell'orizzonte del mare, da Sud a Nord e, meraviglia delle meraviglie, intravedo una sagoma scura illuminata dai primi raggi del sole che comincia a salire sul Golfo di Gaeta. È incredibile, sembra una balena, una lunga balena addormentata... No. Mi dicono che quella è l'isola di Ventotene e quella di fronte è l'isola di Santo Stefano. Se ben ricordo Ventotene era famosa ai tempi dei Romani come l'isola dove rottamare le donne di famiglia ... che non servivano più: Augusto esilio' la figlia Giulia, Nerone la moglie Ottavia, Tiberio la nipote Agrippina Maggiore e... la fece morire di fame. Ma qualcuno mi dice che Ventotene è famosa anche come la prigione di Sandro Pertini, Luigi Longo, Umberto Terracini, confinati come antifascisti nel ventennio in questione. Precisamente dal 1941 al 1943. E proprio da questi "confinati" (anche Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi) nacque l'idea della Federazione degli Stati d'Europa indicata come l'unica soluzione per la salvezza della civiltà europea. E così, da allora, con il "Manifesto di Ventotene", gli " Stati Uniti d'Europa" cessano di essere un oggetto di interesse filosofico o culturale ma diventano obiettivo politico concreto.
Ma torniamo alla corsa...
Dopo cinque chilometri di dura salita si arriva al Rifugio Acquaviva (805 m.) dove si trova il primo ristoro. Dopo un minuto appare anche Mik la gazzella con un andatura allegra, vivace, agile ... sembra quasi che si diverta! Chissà, potrebbe farcela.
Lasciato il rifugio imbocco un sentiero CAI tutto in salita e, dopo aver attraversato un bosco ricco di lecci, affronto la prima delle quattro montagne previste per il menù di oggi: Monte Tuonaco (1176 m.).
Mi fermo e, come faccio con tutte le altre montagne, me lo guardo dal basso in alto... Non mi piace. Ha un brutto aspetto, truce, torvo. Il suo profilo è conico ed il sentiero che vedo segnalato lo affronta proprio dalla parte più pericolosa perché corre a mezza costa sul fianco della Gobba Pelora e della Valle Piana, su di un sentiero elevato di dislivello e molto stretto. E... ciliegina sulla torta, un profondo inghiottitoio carsico prima di raggiungere la cima.
Domata anche questa montagna mi soffermo un attimo sulla cima per godermi lo spettacolo del binomio mare-monti che mi offre questa brutta cima sopra un ostico monte.
Giù, ai piedi del cattivo monte, intravedo la sagoma di Micaela che più agilmente di me e, senza timore reverenziale, comincia ad affrontare "l'ostico monte"... Un sorriso, un richiamo di incoraggiamento a Mik la gazzella, subito ricambiato, e mi butto giù verso la Valle di Sciro prima di affrontare la seconda montagna della giornata: Monte Ruazzo (1314 m.), la montagna con le sue immense distese di salvia.
Velocemente, in discesa, attraverso longitudinalmente tutta la Valle di Sciro, superando varie doline, fino a raggiungere l'altra estremità del piano dove la montagna, subito dopo un ampia dolina erbosa, precipita ripida verso il mare. Dalla sella piego a sinistra e, risalendo la ripida cresta, mi godo un bel panorama sul gruppo del Petrella e sul Redentore da un lato e sugli Ausoni e i più lontani Lepini dall'altro.
Senza possibilità di errori scendo lungo la cresta e, seguendo un sentiero ben tracciato ma pericolosissimo, ritorno al Rifugio Acquaviava, secondo ristoro e primo cancello orario.
Prima di ripartire guardo in su per vedere se arriva Micaela. Niente. Credo che oggi... non c'è la farà.
Riparto deciso perché oggi questa corsa la voglio chiudere in tempo e da adesso in poi il mio obiettivo sarà solo l'ultimo cancello orario.
Riparto e dopo aver percorso una piccola sterrata tranquilla in piano (l'unica di tutta la corsa) arrivo a Valle Filetto e successivamente, all'interno di una vecchia faggeta, l'inghiottitoio carsico noto come il "Fosso di Fabio".
Si sale decisamente e si arriva fino a Monte Revole (1285 m.) caratterizzato per una lunga ed accidentata cresta dove è stato realizzato un impervio, lungo ed impegnativo percorso di crinale. Una montagna pressoché sconosciuta da tutti, forse proprio perché nel cuore degli Aurunci o forse perché i sentieri, per accedervi, sono un po' confusi. Insomma, " Monte Revole, ovvero come perdersi per i Monti Aurunci". Io, per fortuna, non mi sono perso e, seguendo la sua cresta, sono arrivato prima alla Forcella di Fraile e poi a Fontana Canale (1276 m.), la sorgente perenne più alta in quota e dove, imponenti, le vasche per la raccolta di acqua sorgente trasudano sotto le zampe delle numerose mucche che si accalcano per abbeverarsi.
Si sale ancora di quota e si arriva in una grande dolina immersa in una fittissima faggeta, nota come la Fossa Juanna (1300 m.). Questa valle circolare è veramente spettacolare ma non è altro che una grossa depressione carsica circondata da secolari faggete.
La leggenda racconta che è il luogo dove una volta all'anno si riuniscono le streghe, accendono un gran falò al centro della valle e fanno... tante cose strane.
Effettivamente al centro ci sono ancora le ceneri di un gran falò circondato da pietre disposte in forma circolare e... secondo me è' tutta una messinscena da parte di qualcuno che si vuole divertire. E allora divertiamoci...
Da un gruppo di ragazzi in escursione montana, una bambina si stava avvicinando incuriosita al cerchio pietroso che raccoglieva la cenere di un recente falò. Gli ho detto di non toccare la cenere altrimenti anche lei sarebbe diventata vecchia e brutta come le streghe che la notte precedente avevano acceso il falò... Un urlo ed è scappata via... Incredibile. Se l'e bevuta!!!
Prima di lasciare la magica radura mi guardo intorno ed annuso l'aria. Quassù, in questa località selvaggia e suggestiva, il clima è quello classico della faggeta ad alta quota, con boschi fitti e soprattutto puliti e quindi un aria eccezionale.
Proseguo la mia corsa e dopo aver attraversato la Sella di Monte Strampaturo, scendo per una ripidissima discesa, fino a Spigno Saturnia Superiore, in località Biviano, a 450 m., il punto più basso della corsa.
Cancello orario e ristoro e poi, per l'ultima grande salita. La più dura, la più lunga, la più spietata perché dopo la stanchezza di tanti chilometri, già per se difficilissimi, e per l'angoscia dell'ultimo cancello orario, lassù, su Monte Petrella, in vetta, dopo sei durissimi chilometri.
Si comincia con una pista bianca e poi su di una evidente mulattiera, molto ripida ma comoda.
Mentre salgo lentamente mi soffermo ad ammirare la salvia officinale, profumatissima, che fuoriesce dagli anfratti rocciosi e conferisce al paesaggio una gradevole nota di colore.
Adesso il sentiero si fa stretto e sempre più ripido.
È il momento peggiore, il più duro. Adesso strani pensieri cominciano a girare per la testa.
Il primo: ma chi me lo fa fare?
Il secondo: ma perché sono qui?
Dopo pochissimi secondi ho capito che chi me lo aveva fatto fare erano quelle montagne, li, immense, maestose; erano quelle rocce grigie, aride come una rosa del deserto; e poi immergersi nelle regali faggete ed accarezzare faggi secolari grandiosi le cui forme danno corpo fiabesco ad esseri maestosi e grotteschi. E poi canyon profondi, forre, altopiani desertici e lunari, vaste praterie d'alta quota.
Sono qui perché amo la montagna che in ogni stagione, in ogni momento, mi regala sempre nuove emozioni che mi appagano e rinnovano la mia voglia di conoscere il mondo.
Sono qui perché amo il silenzio. E la natura è il continente del silenzio: è pace, tranquillità, armonia, spazio. La natura da' e riceve. Pulisce e rigenera. Quando la natura dispiega l le sue ali nel silenzio noi possiamo solo cedergli il nostro frastuono. Possiamo prendere una preoccupazione, un pensiero o una emozione alla volta, immaginandoci di donarli uno ad uno allo spazio del silenzio che ci circonda. Possiamo cedergli i nostri pensieri più assillanti, le nostre nevrosi, le emozioni, le fissazioni, le frustrazioni. In questo immenso luogo di silenzio naturale noi ripuliamo la nostra mente e facciamo spazio a nuovi germogli che sono ansiosi di sbocciare. E noi riviviamo...
Ecco perché sono qui.

Tra carpini, aceri e faggi raggiungo finalmente la sella della valle a 1130 m., dove prospera il sorbo montano, un albero dal caratteristico fogliame cenerino.
Il posto deve essere molto frequentato da pastori per la presenza di molti abbeveratoi e cisterne per la raccolta di acque piovane e i numerosi giganteschi faggi secchi ci avvisano che questa montagna deve essere un autentico parafulmine.
Dalla sella della valle in cima, superando un dislivello di circa 400 m., arrivo finalmente in cima al monte più alto della corsa, non più il Petrella ma Monte S. Angelo (1402 m.).
Dalla vetta il panorama è veramente grandioso ma non c'è tempo per ammirarlo: incombe il cancello orario a circa due chilometri ed il tempo stringe.
Una ripida discesa fatta velocemente e pericolosamente mi porta finalmente a Fontana Canale, ultimo ristoro e, soprattutto, ultimo controllo orario che supero nei tempi stabiliti.
Bene, finalmente, dopo lo stress di una corsa massacrante dove la concentrazione è sempre stata al massimo, finalmente potrò farmi gli ultimi dodici chilometri tutti in discesa, tranquillamente.
Macché!
Dopo un breve tratto di strada sterrata, oltrepassando un cancello di ferro, mi immetto su di uno dei tratti più impegnativi del percorso perché si affronta una discesa di circa tre chilometri, ripidissima, su di un sentiero sassoso con strettissimi tornanti.
Basta!!! Oggi non se ne può più di sassi, discese ripide, salite maligne. Basta.
Decido che gli ultimi otto chilometri dovranno essere percorsi in modo tranquillo e, lasciato il sentiero segnalato, mi immetto sulla carrareccia principale e, anche se allungo ulteriormente il percorso di altri cinque chilometri, arrivo tranquillamente a Manarola dove, attraversando i caratteristici vicoli del borgo medievale, arrivo finalmente al traguardo, acclamato soprattutto dallo staff dei cuochi dove la mia fama di amante della buona cucina è arrivata anche al più bel borgo di Formia.
Una corsa durissima, la più dura che io abbia mai fatto. Sono caduto due volte, sono ammaccato dappertutto ma sono veramente soddisfatto per averla completata ed assaporata l'ospitalità di Manarola, il più bel paesino del Golfo di Gaeta.
Ciao a tutti.


Gara: Monte Aurunci Ultra Sky Marathon (28/09/2014)

SCHEDA GARA



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