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Non c'è due senza...... Fidippide!
di Leonardo Citraro, 24/08/2011

come tutti gli amanti di questo sport ovunque mi trovo porto sempre con me pantaloncini canotta e scarpe da running.

Quest'anno in Sicilia terra meravigliosa per natura e cultura.
Una delle province barocche: Ragusa.
Territorio meraviglioso, conosciuto dal grande pubblico per il noto serial televisivo "Il commissario Montalbano".
Una terra affascinante in tutte le stagioni, caratterizzata dalla presenza di bianchi muri a secco in pietra che dividono in una sorta di disordinato quaderno a quadretti tutto il promontorio dei monti Iblei.
Monti iblei sui quali si poggiano quasi tutti i paesi della provincia.
Dalla preistoria ai giorni nostri questa zona non ha mai cessato di essere abitata.
Si sono susseguiti nel corso dei secoli senza soluzione di continuità tutte le civiltà del Mediterraneo, dai Sicani ai Sumeri, dai Greci agli Arabi ai Normanni, dagli Spagnoli ai Piemontesi.

L'occasione:
Alla Fidippide giunta alla IV^ edizione come Maratona non competitiva.

Un estratto del regolamento per farvi capire meglio di cosa si tratta:

La Maratona “Alla Fidippide” 2011
si corre nel pieno rispetto dello “Spirito olimpico più puro”, nella giornata del plenilunio di Ferragosto e ogni podista dovrà correre (pena squalifica) in condizioni di “Momentaneo isolamento spazio-temporale” (proprio come fece Fidippide 2500 anni fa da Maratona ad Atene dopo la vittoria sui Persiani) ovvero: Senza cronometro da polso, cardiofrequenzimetri e altri strumenti di rilevamento temporale, e seguendo il percorso privo di segnaletica Chilometrica, ma solamente provvisto di linee di partenza ed arrivo e le frecce direzionali per i giusti incroci.

La Maratona “Alla Fidippide” si svolge sul percorso della “Planata degli Iblei”.
Il tragitto sfrutta una peculiarità turistico-altimetrica di collegamento tra uno dei luoghi simbolo dell’area montana della Provincia di Ragusa (L’antica stazione di Chiaramonte Gulfì) e uno lei luoghi simbolo della fascia costiera ovvero, la Casa del Commissario Montalbano, nella spiaggia di Punta Secca.

Percorso:
Antica Stazione di Monte Arcibessi, Strada Chiaramonte-Ragusa, Nunziata, uscita Ipercoop, strada industrie Guardiano, discesa fino Tresauro, strada Centopozzi, Provinciale Castiglione-Donnafugata, Castello Donnafugata, strada Donnafugata Santa Croce, Bivio Salina, Strada C.de San Martino e Passo Marinaro, S.P. 85 e arrivo dinanzi alla celebre Casa del Commissario Montalbano, nella spiaggia di Punta Secca per totali km 42,195 così suddivisi: 39,300 Km in discesa tra l’I e il 4%, 1,200 km in strappetti in salita, 1,700 Km di pianura allo 0%

Detta cosi sembra facile… quasi tutta in discesa.

Appuntamento alle ore 4,25 per la colazione che si tiene al punto di partenza Albergo-ristorante L'Antica Stazione.
Non sono allenato per sostenere una maratona, ho fatto qualche allenamento blando con percorsi di 10 km massimo.
Inoltre siamo in vacanza con la famiglia e la sera prima ho visto il letto solo alle 00.15 dopo una giornata di mare.
La sveglia è suonata alle ore 4, la sensazione è quella di essere ubriaco, ma l'aria fresca del mattino aiuta a smaltire questa falsa sbornia.
Laura mi accompagna direttamente in pigiama alla Antica Stazione e dopo una serie di "chi te lo fa fare, mi saluta con un bacio e un in bocca al lupo e torna (forse con tutta la macchina direttamente a letto) a dormire.
Incontro il comitato organizzatore: "ecco il romano", una firma e assegniamo il pettorale num. 60.
Numero anomalo perché il totale dei partecipanti è 46 più due podiste che faranno una mezza maratona .
Colazione eccezionale torte di tutti i tipi caffè succhi di frutta.
Faccio il pieno.
Tra gli atleti c'è silenzio si parla poco (il sonno sicuramente la fa da padrona) tra i partecipanti ci sono podisti locali, turisti da tutta Italia un sudafricano un polacco, e un romano con la canotta arancione della Podistica Solidarietà.

Ore 5 prima di partire si osserva un minuto di silenzio per la morte di un operaio di Comiso (RG) schiacciato da una lastra di marmo (amarezza e rabbia… per queste morti assurde sul lavoro non si fanno funerali di Stato) pur nella tristezza dell'evento, sono contento che gli organizzatori della maratona l’abbiano ricordato.

Si parte.

Prima parte del percorso non totalmente al buio perché c'è una bellissima luna piena da lontano in fondo sulla sinistra le luci di Ragusa, un rettilineo su asfalto di 10 km su strada a doppia percorrenza, delimitata da muri a secco.
Dopo i primi 500 metri sono l'ultimo distanziato da un gruppetto che mi precede a circa 50 metri.
Qualche casa lungo la strada e cani che nei recinti abbaiano al nostro passaggio.
Io ho l'ambulanza dietro (essendo l'ultimo) a circa 100 metri.
Al decimo chilometro prima della svolta a destra il primo rifornimento: bottigliette d'acqua.
La mia andatura è leggermente aumentata ma si mantiene abbastanza costante, una salita di circa 150 metri ci porta d'avanti l'Ipercooop di Ragusa, dove ci prendono il tempo. Qui noto che il parcheggio del supermercato è suddiviso in lettere e numeri. Sul cartello che indica la zona B del parcheggio c'è scritto B come "Bedda" e la relativa spiegazione del termine che significa Bella. Mi sarebbe piaciuto leggere anche le altre lettere.
All'uscita dell'area di parcheggio del supermercato la distanza tra me e chi mi precede è ridotta a pochi metri.
Alla prima curva mi trovo insieme a loro, le prime luci del mattino ci fanno ammirare la bellezza di queste campagne collinari che portano dolcemente al mare.
Colore dominante è il giallo. Li supero, erano 2 di Ragusa.

Dopo i primi 13 km circa mi sento bene si gira nuovamente a destra per entrare in una strada carrabile ma stretta dalle mille curve a destra e sinistra i muri a secco.
Ad un certo punto si entra in una strada sterrata dal fondo abbastanza comodo e sempre delimitata da questi bellissimi muri a secco dal vertice arrotondato (un vero è proprio monumento della zona).
Il posto è bellissimo campagne con olivi e animali al pascolo mucche pecore cavalli, qualche rara gallina.
Le case che qui sono prevalentemente masserie sono di rara bellezza tutte in pietra.
Odore di bruciato, di stallatico di aria non inquinata.
All’ingresso di Ragusa c’è scritto benvenuti nella città denuclearizzata.

Si prosegue di fronte a me un gruppetto di circa 10 persone di diversa provenienza.

Il percorso in questa parte è prevalentemente in discesa con brevi strappi di salita molto ripidi. Alla fine della strada di campagna qui detta “Trazzera” c’è il secondo rifornimento ancora acqua. Ci si immette su una strada provinciale a doppia corsia.
Ho perso la cognizione del tempo e del chilometraggio, supero l’intero gruppetto in salita. Prendo anche un notevole distacco in breve tempo, anche se sento che sto un po’ accelerando.

In questo tratto un primo fastidio: un gruppo di mosche che mi ronza attorno.
Fatico un po’ ma continuo ad accelerare è ormai giorno e la temperatura inizia velocemente ad alzarsi, davanti a me due podisti molto distanti uno con la maglietta gialla, mi aiuta a capire che non sto sbagliando percorso.
Dopo una lunga discesa, una salita e il terzo rifornimento con rilevazione del tempo, ancora acqua, chiedo se c’è qualcosa di commestibile tipo frutta, mi viene proposta una mela ma non la prendo (errore).

Suppongo di essere arrivato ormai a metà percorso (supposizione sbagliata).
Dopo una curva la segnaletica a frecce di vernice bianca a terra indica di entrare su una strada sterrata questa volta molto stretta e dal fondo ciottoloso.
E’ un alternarsi tra discese e salite, il fondo non aiuta e il caldo inizia a sentirsi.
In una strettoia in curva una decina di mucche stanno con la testa oltre la staccionata di recinzione, praticamente sulla stradina; sono in fila e mi guardano passare le guardo negli occhi, arretrano.

Questa parte di tracciato è davvero duro occorre necessariamente fare attenzione a dove si mettono i piedi. Una salita ripidissima mi fa (come si dice in sicilia) “santiare”.
Oltre la salita un muro di recinzione alto 3 metri circa, avanzo e capisco che sono arrivato al castello di Donna Fugata.
Lo spettacolo è eccezionale il castello è bianco in stile barocco moresco (utilizzato nelle scenografie del commissario Montalbano come dimora del mafioso di vecchio stampo Don Sinagra). Altra sosta con acqua. Passato il castello ci si immette su una strada provinciale in direzione di Santa Croce Camerina.
Anche qui la strada è asfaltata, ma stretta una carreggiata a doppio senso di circolazione, una via secondaria, passano pochissime auto (nessuna durante il mio tragitto). Anche questa delimitata dai muri a secco.
A destra e sinistra ville padronali di una bellezza incredibile, alberi di carrubo, mandorli e olivi.

Sono stanco credo di essere arrivato intorno al 30 km e la colonnina di mercurio sale vertiginosamente, per fortuna l’ombra di qualche carrubo mi aiuta. Penso che questo sia uno dei posti più belli al mondo. Incontro un ciclista che sale su in senso contrario e a cui chiedo quanto manca a Santa Croce, risposta: “tantissimo”, potete immaginare quante ne ho pensate di parole poco gradevoli nei suoi confronti.

Uno dei due podisti che avevo superato per primi, con passo spedito mi supera senza dire una parola. Qualche minuto dopo un uomo anziano è fermo sulla strada e mi guarda passare gli chiedo quanto manca a Santa Croce mi risponde qualcosa che non capisco. Lo capisco bene invece quando con le dita della mano destra unite e col polso ad uncino dice : “ma cu vi cci porta?!” (tradotto chi ve lo fa fare?!).

Curve, curve e ancora curve, il faro di Punta Secca (vicino l’arrivo) è sempre lontano.
Il caldo e la stanchezza iniziano a farmi mancare l’ossigeno; inizio a pensare: “cu mi ci porta!!!” Inoltre la discesa è dura da fare quando inizi ad avere i muscoli induriti.
Sete e bisogno di minerali.

Finalmente arrivo sulla statale Comiso - Santa Croce Camerina.
Giro la rotonda due della polizia provinciale sono qui piantonati, chiedo acqua, ma non c’è. Mi arrabbio!

Finalmente un cartello avvisa che per Santa Croce Camerina mancano 2,5 km
Faccio un rapido calcolo all’arrivo mancano 2,5 km + 5 km ( da Santa Croce a Punta Secca), totale mancano circa 7/8 km. (ma il calcolo è errato manca di più).

Il percorso sulla statale inizia con una bella salita di circa 500 metri sotto il sole ormai cocente, abbasso la testa per difendermi dal sole e per non guardare la distanza che mi manca per arrivare al valico. Davanti a me quasi in cima il podista dalla maglietta gialla sta camminando. Cerco di raggiungerlo senza però aumentare la velocità che anzi diminuisce considerevolmente. Vedo la maglietta gialla che quasi in cima alla salita anzichè sparire nella successiva discesa, gira verso destra per prendere un viottolo di campagna completamente bianco/arido. Capisco, ma non subito, che il podista giallo non deve andare al bagno ma segue il tragitto della maratona.

Inizio a “santiare” perché intuisco che i miei calcoli appena fatti sul percorso mancante sono sbagliati! Infatti la direzione che si prende non va verso Santa Croce.
Giro anche io e lo raggiungo le mie prime parole sono “ma questi sono pazzi, saranno 10 km che non bevo”! Lui ne conviene ma appena facciamo una curva finalmente un tavolino non custodito con sopra acqua e banane. Ci fermiamo entrambi mangiamo e beviamo ; mi faccio una doccia con l’acqua.

Il percorso e davvero aspro tutto bianco e polveroso, intorno a noi le serre. Il collega dalla maglia gialla è di Vigevano, mi riconosce subito come romano. Mi dice di aver fatto ben tre edizioni della maratona di Roma dal 1997, mi dice inoltre che da circa un chilometro è scoppiato per questo alterna corsa e cammino.
Non sappiamo quanto manca alla fine.

Io proseguo correndo ma sento i muscoli delle gambe indurirsi e respiro calore, inoltre non sudo più ho finito anche il sudore. Percorsi dritti e curve, le discese sono ormai finite. Incontro un posto in mezzo alla campagna arida dove probabilmente un tempo c’era una fonte, sarei pronto a mettermi sotto l’acqua, ma è tutto secco. Il fastidio aumenta ed è per lo più dato dal senso di disorientamento. Devo dire che è uno strano effetto quello di correre senza avere idea del chilometraggio mancante e del tempo.

All’ingresso di una salita vedo un altro banchetto con rifornimento di acqua, questa volta con persone a cui chiedo immediatamente quanto manca all’arrivo, ovviamente si tengono sul molto vago. Dopo un breve tratto di strada provinciale mi immergo nei viottoli di campagna (asfaltati) e ancora con la presenza di serre. Cerco di scorgere abitanti del posto ma invano. Ancora 2 o 3 km. Attenzione un’altra salita…. a testa bassa la supero, la voglia di fermarmi e camminare e tantissima, ma non mollo, continuo a correre anche se a velocità ormai ridotta.

Proseguo e finalmente “un’anima criata”: una ragazza con un bambino, la domanda è ovvia quanto manca a Punta Secca? La risposta è circa 1 km massimo 1 km e mezzo (…. è quel mezzo che non mi convince!). Comunque ringrazio e inizio ad aumentare la velocità rinvigorito dall’informazione ricevuta. Altri abitanti, stessa domanda la risposta è 2 km e mezzo a cui aggiunge una frase tronca “ non ti dico 3 se noo….”
Santio, (mi arrabbio).

Ulteriore curva, un podista cammina gli chiedo quanto mancherà secondo lui la risposta è che non ne ha idea, gli dico che non vedo il faro , la sua risposta è :”altro che faro…. io non vedo neanche il mare!”
Un disorientamento totale, altro lungo rettilineo e poi nuova curva con banchetto con frutta e acqua. Chiedo quanto manca all’arrivo (ormai sconfortato dalle informazioni contrastanti ricevute in precedenza). Mi dicono circa 800 metri, rispondo che non ci credo. Insistono: “noi abitiamo qui e lo sappiamo bene”.
Altri 200 metri e mi trovo sulla via statale e improvvisamente vedo il faro non troppo distante… ma certamente a più di 800 metri, forse un paio di km.
Aumento la velocità ma non so come faccio.
Mi insegue un ciclista che mi indica di girare a destra altrimenti taglierei…..
Con nuovo sconforto seguo le sue indicazioni, entro comunque dentro Punta Secca.
Destra sinistra nei vicoli del paese, poi ad un certo punto le frecce bianche a terra sembrano indicare verso l’ingresso di un giardino privato adiacente ad una casa… ci entro e appena giro vedo il mare e la casa di Montalbano, percorro gli ultimi 150 metri sulla spiaggia in mezzo agli ombrelloni quindi il traguardo.

Medaglia congratulazioni e tempo 4 h 12 min.
Sono soddisfattissimo!!!


Mi passa subito tutto, mi siedo con l’dea di buttarmi immediatamente nell’acqua azzurra e farmi una nuotata alla Montalbano ma le gambe sono inchiodate.
La cosa più bella è che all’arrivo ci danno un buono da consumare nel bar (che neanche a dirlo si chiama Bar di Montalbano) e ci offrono bibita energetica e….. brioche con gelato di pistacchio!!! Una leccornia. Inoltre un anziano signore mi offre un ottimo caffè.

Vince il podista Polacco in 2 h 52 min. gli stringo la mano. Alle 10.30 si sale sul pullman e si ritorna tutti al luogo di partenza. Complessivamente una bellissima esperienza, un po’ dura soprattutto per la mancanza di orientamento e del caldo nella fase finale. Nella sostanza l’obbiettivo degli organizzatori è stato centrato ….. e ogni podista dovrà correre (pena squalifica) in condizioni di “MOMENTANEO ISOLAMENTO SPAZIO-TEMPORALE” (proprio come fece Fidippide 2500 anni fa da Maratona ad Atene dopo la vittoria sui Persiani)…..

Risultato: vorrei ricorrerla ancora una volta.
La medaglia che ho conquistato la dedico al lavoratore scomparso e alla sua famiglia.
Un abbraccio orange


P.S.
Vi invito a fare una maratona senza alcun riferimento.
Spazio temporale, vi assicuro che è una esperienza da provare.
Grazie al nostro presidente che mi ha supportato anche a 1000 km di distanza.

Leonardo Citraro


Gara: Maratona alla Fidippide (14/08/2011)

SCHEDA GARA



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