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Sognando la Val d'Orcia
di Ettore Golvelli, 02/05/2016

Venerdì sera, disteso nel mio comodo letto, illuminato dalla tenue luce dell'abat-jour, scorrevo con malinconia, sul mio iPad, le foto dei luoghi dove il giorno dopo avrei dovuto correre la Tuscany Crossing, quella che partiva da Montalcino.
E la causa della mia rinuncia dormiva proprio vicino a me, serena, nella sua confortevole culla, aspettando il domani per festeggiare il suo primo compleanno: mia nipote Gaia.
È un meraviglioso sogno la mia nipotina. Con il suo dolce sorriso, i suoi gridolini, i suoi gesti mi riempie la vita di gioia in qualsiasi ora della giornata.
Ma è un meraviglioso sogno anche la Toscana, la Val d'Orcia, le sue colline, i suoi casolari, le pievi, i vigneti. E allora non mi resta che chiudere gli occhi e sognare, sognare, sognare ...

E sogno la Toscana, e Toscana vuol dire Val d'Orcia, una terra dove la storia va a braccetto col paesaggio e ogni scorcio sembra letteralmente sbalzato fuori da una cartolina.
Ed eccolo li, il mio piccolo grande sogno: Montalcino. Elegante e superba mi guarda dall'alto dei suoi 567 metri e io a mia volta l'ammiro in tutta la sua maestosa bellezza.
Anche qui taverne, piccole botteghe, scorci in cui il tempo sembra essersi fermato.
Ho scoperto che  la gente di qui ha una marcia in più, non so se per il vino, per l'aria buona o semplicemente perché sono fatti così.
Ho conosciuto un uomo, Montalcinese DOCG, proprio come il Brunello. Solare, appassionato e con tanta voglia di fare. Davanti ad un buon bicchiere di vino mi ha raccontato che lavora con passione in una nota cantina e di vini se ne intende oramai. Mi spiega la Val d'Orcia e del suo lavoro col cuore ... e me lo ha trasmesso come una scarica d'energia. Mi dice che per accompagnare ed esaltare i buoni sapori della sua terra e della cucina ci vuole un buon vino e questo si sa che qui siamo nel paradiso del buon vino, la terra del Brunello di Montalcino.
Gli chiedo tuttavia cosa rende così speciale questo vino. Mi dice che forse è il Monte Amiata o il mare non tanto lontano, o la presenza del fiume Orcia o del vento che spesso spira su queste colline asciugando o limitando le malattie che spesso colpiscono viti e olive.
Mi fa fare un assaggio ... sarà per il fatto che ne assaggio poco e lo sento di più, sarà perché sono di fronte ad uno degli esempi dell'eccellenza del nostro paese invidiato da tutto il mondo, sarà per i suoi mille motivi ma ... questo vino è buono: punto. E lo è ancor di più perché ti lascia qualcosa che va al di la del sapore ... ti lascia la passione e il sacrificio di generazioni, ti riporta indietro fino alla storia di chi si impegna per generazioni con tutta questa ricchezza da gestire. Dentro un bicchiere ci sta tutto questo.



Abbandono Montalcino e mi immetto in un viottolo attraverso un letto d'arenaria, avendo davanti il delicato profilo vulcanico del Monte Amiata e sulla destra l'aereo cocuzzolo di Montalcino.
Percorro adesso una valle lunare: i lunghi ceri dei cipressi vegliano spenti sulle ceneri delle crete, taluni in fila a guisa di funerale, altri in circolo a formare un concilio pensieroso. E le sabbie grigie ondeggiano sotto il cielo plumbeo come groppe di elefanti che camminano sottoterra, lasciando affiorare soltanto la schiena.
A distanza di alcuni chilometri le crete sembrano il margine di un deserto, promettono visioni esotiche, avventure singolari simili a quelle degli uomini vestiti nelle fogge più strane dei quali parlava un vecchi libro riccamente illustrato.
La strada tortuosa adesso attraversa un mare mosso di crete dilavate che mettono di aprile una peluria verde. È una strada fuori dal tempo, una strada aperta che punta con le sue giravolte al cuore della collina.
Oltre il colle ecco Monte Oliveto, un masso di rosso laterizio, con i cipressi per sfondo fra arruffati calanchi o balze, come li chiamano qui. Adesso le balze si fanno più arcigne, più aride, a tratti spaventose. Mi accorgo come gli scrosci d'acqua rovesciati dai temporali hanno trascinato verso il basso viscosi rigagnoli d'argilla distruggendo in poco tempo terrazzamenti che hanno richiesto un anno di lavoro e spargendo sui miseri campicelli di grano una melma devastatrice.
Qui la natura non regala cose da portare via, ma purifica, rende aperti ed altro. Qui colpisce la varietà della campagna, ora geometrica e parca, ora ricca di verde e alberi, ora disordinata, ora resa deserta dalle crete, ora spoglia e angosciosa.
Qui vedi una perennità di vita continuamente generata dal naturale riassorbirsi della morte nel ciclo naturale della terra. Insomma una campagna intesa non come paesaggio ma come vita.

Si passa adesso per "La Foce". Subito una decisa salita su di un serpeggiante e suggestivo sentiero, bordato da alti cipressi, che ci porta nel vero e proprio cuore di "Lucciolabella", un vasto e affascinante mosaico di creste, lame, guglie di calanchi e rotondeggianti Biancane. Qui le sabbie e l'argilla, depositate dall'antico mare, si presentano in mille forme e tonalità cromatiche, plasmate dall'azione degli agenti atmosferici ... un vero e proprio "mondo perduto", scolpito dal sole, dalle acque, dal vento, un mondo dove oltre 2500 anni fa spumeggiavano le acque del bacino di Radicofani.
Si arriva in un podere antico, sito in una posizione molto appartata ma piacevole da raggiungere e che gode di una splendida vista, tra un perdersi di colline seminate a vigneti che sfumano all'orizzonte. Un lembo di Toscana, un oasi di antiche vigne e un fabbricato rurale impreziosito da una fuga di tetti: è il vigneto di Mozart, l'avventura di un uomo che decide di cambiare vita per realizzare il suo sogno.
"L'uomo che sussurrava alle vigne", il racconto di un avvocato milanese che si stabilisce qui, in Val d'Orcia per dedicarsi alla produzione del Brunello, coccolando le sue vigne con le morbide armonie di Mozart. Le note musicali hanno effetti inaspettati: foglie e frutti prosperano più abbondanti che mai, i grappoli maturano precocemente e le viti appaiono più resistenti ai parassiti.
Così l'avventura del "Vigneto di Mozart"  suscita l'interesse  della stampa e fa il giro del mondo. Sono queste le storie che regalano ai lettori una storia appassionata che ognuno, segretamente, vorrebbe vivere.



Si fa sera e le campane dei borghi annunciano la tranquilla morte del giorno. Il rosso della sera cala con melanconica maestosità sulla bassa catena delle colline mentre l'Orcia rumoreggia fra boschi di querce, ontani e salici, formando rapide e cascatelle in un territorio che è ancora assolutamente incontaminato. Sulle sue rive, oltre i granchi di fiume, si muovono prudenti lontre, martore, gatti selvatici, cinghiali, istrici. In cielo falchi, sparvieri, astori.
Invasi da un silenzio che è quasi assordante, da una solitudine che non è sinonimo di isolamento, sembra che i sogni e i desideri  possano prendere forma e consistenza fra le pieghe di questa terra dove l'uomo ha trovato un accordo con la natura, dove magia e alchimia si fondono, dove la storia che vi si respira fa capire l'amore e la cura di chi l'ha abitata, dove i colori  sono così  fortemente contrastanti e dove il vento ha un suono e i sogni una realtà.

Questa è la Val d'Orcia ...

Un leggero vagito mi fa aprire gli occhi. Gaia dorme serena. Sono le 5 di mattina e il mio pensiero va subito a Montalcino, a Castiglione D'Orcia, dove inizia il sogno della Tuscany Crossing, dove mio fratello si appresta a partire per la sua avventura per le dolci colline Senesi.
Buon divertimento Giovanni, a te e agli amici della Podistica Solidarietà presenti in questa uggiosa giornata.
Io l'ho già fatto, mi sono già divertito ... ma in in un meraviglioso sogno, nel mio letto e con la mia nipotina preferita.

Buoni chilometri a tutti.


Giovanni Golvelli impegnato nella Tuscany Crossing

Giovanni Golvelli impegnato nella Tuscany Crossing

Gara: Tuscany Crossing Val D'Orcia (23/04/2016)

SCHEDA GARA



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