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Lassù dove osano le AQUILE
di Maurizio Zacchi, 04/03/2012

I nostri Stambecchi Orange!!

I nostri Stambecchi Orange!!

Prima di iscrivermi a questo trail avevo chiesto informazioni per capire se fosse alla mia portata. La definizione ricorrente era quella di una gara per "stambecchi".

Ora dopo averla corsa posso dire che quella definizione non esprimeva bene il senso di questa 18 km di montagna: infatti lassù gli "stambecchi" non ci arrivano, si fermano prima, per stanchezza.

Lassù su quelle rampe l'unico animale che potrete incontrare è un'AQUILA, la quale magari vi osserverà sorpresa, chiedendosi il senso di quella sfida lanciata da un manipolo di podisti che si arrampicano su quelle rampe "da alpinisti" per poi affrontarle nuovamente in senso inverso, e vi assicuro che in questo caso la discesa non è certo meglio della salita.

Difficile spiegare quel senso a chi non ha mai corso un trail come questo...già perché questa sfida, come direbbe il grande VASCO, un senso non ce l'ha. O meglio non ce l'ha nel senso comune che si attribuisce al termine sfida, ma ce l'ha certamente nella testa di ogni podista, che quella sfida la vivono intensamente: "è la corsa, bellezza, una passione per gente un po' fuori di testa".

Il clima particolare di questa gara lo si respira fin dal mattino, più che un normale ritrovo pre-gara sembra una riunione tra vecchi amici. E poi in quella bella piazzetta tiburtina non ci sono solo i podisti, ma ci sono anche gli specialisti del nordic-walking, con i loro inconfondibili bastoncini, e gli amanti del trekking.

Una nebbia insistente, con la sua carica di umidità, penetra nelle ossa dei podisti che si interrogano sulla scelta dell'abbigliamento; tutti si chiedono se dietro quella coltre grigia si nasconda un cielo sereno oppure un cielo nuvoloso. Il nodo si scioglierà al momento della partenza, il sole sarà un autentico protagonista di questa gara.

Sono le 10.00, finalmente si parte. Il serpentone si muove pigramente, attraversa gli stretti vicoli del centro di Tivoli e si getta nella stupenda Villa Gregoriana, vestita a festa per l'occasione. Tante le canotte orange che danno vivacità a quella lunga fila di podisti che dopo essersi inerpicata per le scale della Villa, approccia con veemenza la prima lunga salita del percorso.

Mentre il fiato si fa inevitabilmente corto, il terreno diventa sempre più sfidante. Spunzoni di roccia emergono dal terreno, reso duro dalla siccità di questi giorni. Il percorso, segnato con le tipiche strisce bianche e rosse, è ben presidiato dai volontari della protezione civile, che conferiscono un senso di tranquillità. A volte esagerano un po' nel cercare di essere rassicuranti; la frase "dai che è quasi finita" riecheggia fin dai primi chilometri, magari ignorando che molti podisti sono oggi dotati di GPS e sanno benissimo quanti chilometri manchino all'arrivo. In ogni caso quelle persone sono tutte da elogiare perché rendono possibile lo svolgimento di queste manifestazioni.

Al 6° chilometro c'è il primo ristoro che poi è anche il secondo, peccato che per poterlo ritrovare bisognerà affrontare la "madre di tutte le salite", quella che porta dall'ottavo al decimo chilometro. Gli stambecchi si fermano alla base e si limitano a osservare dal basso quell'allegra brigata che si inerpica alla ricerca di una vetta che sembra non arrivare mai. Anche in quei luoghi remoti ci sono volontari a presidiare il percorso, non più nelle divise della protezione civile ma in particolari divise che denotano l'amore per la montagna. Tivoli è sempre più piccola, Roma non si vede più; scenario stupendo, anche se l'insidie del percorso non consentono di godere di questa meravigliosa vista: su questo terreno è vietato distrarsi.

La salita si fa sempre più ripida, ma i volontari continuano la loro opera di rassicurazione: "mancano solo 100 metri di salita". Sembra uno slogan imparato a memoria che tutti ripetono...ma quanto sono lunghi questi 100 metri. Ogni tanto sembra che la salita sia finita e invece dopo un breve falso piano, la pendenza torna a farsi preoccupante.

Finalmente si comincia a scendere e ci si ritrova nuovamente al tavolo del ristoro, alla ricerca delle energie perdute. Ora, dopo alcuni tratti di terreno ondulato comincia la discesa quella vera, forse il tratto più complicato di tutto questo trail, perché invita a lanciarsi, ma nello stesso tempo mette seriamente a repentaglio la sicurezza fisica dei podisti. Basta un passo sbagliato e si rischia grosso; un'atleta al 13° chilometro, dopo una caduta rovinosa e una probabile frattura alla clavicola è costretta a ricorrere al soccorso dei volontari che ce la mettono veramente tutta per assistere la sfortunata.
Anche il nostro Cristiano pagherà le insidie della discesa con una distorsione alla caviglia.

Finalmente Tivoli torna a materializzarsi agli occhi degli atleti ormai stanchi e la voce dello speaker si fa a sentire a distanza. I piedi tornano sull'asfalto; manca solo un chilometro. Si raccolgono le ultime energie per un arrivo "sprintoso". Finalmente è finita, finalmente le gambe possono rilassarsi.

Anche all'arrivo l'accoglienza è calorosa. La pasta calda è una sorta di manna per gli stomaci affamati, per recuperare un po' di quelle energie perse durante questa prova massacrante.

Gli orange hanno poi sempre il privilegio di trovare il loro Presidente ad accoglierli, con le sue urla di incitamento che rendono ancora più emozionante l'arrivo...con la sua macchinetta è sempre pronto a immortalare quei momenti indimenticabili, quando negli occhi del podista si materializza l'arco di arrivo.

Ancora una volta la Podistica Solidarietà sale sul podio, stavolta sul gradino più alto. Un altro successo, un altro trofeo, un trofeo grande come il cuore della Podistica Solidarietà.

Sono tante le canotte orange che saliranno su quel podio, in tutte le categorie. Attendiamo la classifica ufficiale per integrare questo resoconto, con i nomi di coloro che hanno ancora una volta reso grande il nome della societa.


Gara: Tibur Ecotrail (04/03/2012)

SCHEDA GARA



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