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Serenissima...maddeché
di Giancarlo Amatori, 02/11/2012

Io se devo correre le previsioni del tempo non le guardo, penso che tanto il clima non si può cambiare, penso che la mattina della gara mi alzerò, guarderò fuori dalla finestra e deciderò come vestirmi. Una cosa è certa: la gara la faccio.

Stavolta però le previsioni le hanno guardate gli altri, e da giorni si parla di un clima pessimo, dell’arrivo del freddo, della pioggia e soprattutto della bora…
I miei amici scout di Marghera che mi hanno ospitato per questa trasferta veneziana mi hanno insegnato che “non esiste buono o cattivo tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento”, e io per non sbagliare sono partito da Roma con lo zaino pieno di tutti i vestiti “da corsa” che avevo a disposizione, determinato e pronto ad affrontare qualsiasi clima.

Sabato mattina sono partito dalla Stazione Ostiense, dove ho incontrato Lisa che prendeva il mio stesso treno, e abbiamo lasciato Roma con una temperatura decisamente estiva. Sabato pomeriggio siamo arrivati a Mestre e abbiamo trovato qualche grado in meno e il cielo coperto.
Dopo una gustosa merenda e una cena ottima e abbondante i miei amici Marco e Federica mi hanno accompagnato alla casa che mi avrebbe ospitato per la notte, un appartamento a due passi dalla stazione di Mestre. Prima di andare a dormire avevo maniacalmente sistemato nel letto accanto al mio 3 “mucchi” di vestiti: uno per il bel tempo, uno per la pioggia, uno per il grande freddo. Fuori da questa scelta restavano solo le scarpe e ovviamente la canotta orange, con il mio pettorale già spillettato. Domenica mattina la sveglia suona presto e prima ancora di uscire dal sacco a pelo sento il vento ululare fuori dalla finestra. Resto qualche minuto in dormiveglia ad ascoltare questi sinistri rumori, poi mi alzo e mi decido a mettere il naso fuori: la temperatura è crollata, ma nonostante il freddo e il forte vento con inguaribile ottimismo penso: “Be’, almeno non piove…”!

Faccio colazione e inizio a prepararmi, il cielo è plumbeo e non promette niente di buono. Scelgo i vestiti “da bagnato” quindi poche cose calde ma leggere che in caso di pioggia non assorbiranno troppa acqua. Pantaloncini corti, l’ottima maglietta tecnica West Scout in microfibra, fascia multiuso della corsa di Miguel, cappellino. Scarpe e canotta. Basta.

Tutto il resto (un cambio asciutto completo, la tuta della podistica, felpa con cappuccio, guanti, cappello, collare di pile, k-way della romaostia) resterà nella sacca per quando ne avrò più bisogno: all’arrivo.
Prima di uscire mi chiama Marco per assicurarsi che io mi sia svegliato (mi conosce da vent’anni…) e augurarmi buona gara. Lui e Federica, con tutti i loro ragazzi, sono già in servizio da un po’. Hanno caricato tutto il materiale e l’hanno distribuito ai vari ristori posizionati ogni 5 km per poi prendere il loro posto al 10° km.

Alle 7 in punto raggiungo il gruppo orange alla stazione di Mestre e con il bus-navetta dell’organizzazione inizia il fantastico viaggio verso Stra!

Una volta arrivati, in pochi minuti siamo tutti pronti e ci ritroviamo in tenuta da gara ma impacchettati ognuno a modo suo per non essere troppo esposti alle intemperie con ancora un’ora di attesa prima della partenza… i minuti prima del via sembrano non passare mai, nel frattempo inizia anche a piovere, ma siamo tutti troppo determinati per scoraggiarci. Quando il flusso dei podisti inizia finalmente a muoversi la tensione si scioglie e si inizia a correre trovando ben presto ciascuno il proprio ritmo.

Stavolta la mia preparazione è stata piuttosto leggera, non ho messo molti km nelle gambe ma ho fatto tante mezze maratone a buon ritmo e la 30 del Mare due settimane prima a 5’30/km senza nessuna fatica, lo stesso passo che proverò a tenere oggi.

I primi km scorrono veloci, la pioggia non è troppo forte, il vento e il freddo non ci lasciano mai ma a tratti siamo riparati soprattutto ai passaggi nei paesi. Vado avanti senza problemi e arrivo puntuale dopo 55 minuti al ristoro del 10°km dove trovo i miei amici scout. Continuo a passo costante fino al passaggio della mezza a Marghera, poi il tunnel che passa sotto la stazione ci porta a Mestre; la pioggia aumenta ma i palazzi ci riparano dal vento, finché non usciamo dal centro e ci dirigiamo verso San Giuliano. Siamo al 30° km e il mio passo è sempre buono ma le condizioni continuano a peggiorare, il giro del parco è un tratto durissimo e una volta fuori anche sulla strada verso Venezia ci aspettano forti raffiche di vento e secchiate d’acqua. Non c’è un attimo di tregua. Quando arrivo sul Ponte della Libertà col vento contro, il freddo e la pioggia incessante nella mia testa ci sono solo 2 pensieri: il mio “tanto è l’ultima” e quello di Braf “Venezia nun te temo”. Dal 33 al 37, 4km massacranti che costano a tutti parecchie energie, l’unico riparo dal vento erano i pochi momenti in cui ci si affiancavano autobus e pullman, ma loro in fila avevano un’andatura incostante e davvero non era il caso di fermarsi ad aspettarli!

Nel viaggio in treno l’espertissima Lisa mi aveva avvisato: l’attraversamento della laguna è un punto delicatissimo, arriva proprio nei km critici e sembra non finire mai, bisogna stringere i denti e non fermarsi… e allora avanti, il ritmo è calato a 6’00/km ma ormai manca poco, siamo a Venezia!

Freddo, vento e pioggia sono i 3 elementi che ci hanno accompagnato x tutta la durata di questa incredibile maratona, gli ultimi km li corro a 6’30 e sembrano non passare mai. Le gambe ormai sono stanche e hanno perso elasticità tanto che i famosi ponti, nonostante le rampe, sono piuttosto dolorosi; in salita i tendini chiedono pietà, in discesa i muscoli prendono nota e presenteranno il conto, mentre i piedi sono ormai gelati e bagnati da 4 ore. Cercando di limitare i danni li supero uno dopo l’altro senza contarli e non ho idea di quanti siano… sicuramente troppi! Poi finalmente arriva il penultimo, il più alto, dal quale si intravede l’arrivo. Il tifo di veneziani e turisti è sempre più forte, ultima salita, ultimo ponte, ultima discesa, ultimi metri… e per me anche ultima maratona, almeno per qualche anno! Il mio tempo finale è sopra le aspettative di almeno 10 minuti ma nonostante tutto ho migliorato quello di Roma 2011 di oltre 5 minuti.

Quando riaccendo il telefonino arriva il messaggio della TDS che mi comunica il tempo ottenuto e mi saluta con un arrivederci al prossimo anno, e io penso: “Ma anche no!!!”

Nell’articolo pubblicato sul sito ufficiale Venice Marathon si parla di “un’edizione che rimarrà nella storia”, noi atleti siamo stati definiti “veri eroi” per aver corso questa maratona “in condizioni estreme” dopo ben “12 anni di meteo fortunato”… un po’ sfigati come eroi!!!

Ciao Venezia, SERENISSIMA… maddeché!?!


Gara: Maratona di Venezia (28/10/2012)

SCHEDA GARA



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