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Il dolce coraggio di Monica
di Silvia Saitta, 10/02/2014

Monica Bazzano

Monica Bazzano

Monica Bazzano, palermitana, proveniente da una famiglia di grandi sportivi, vince la riservatezza e parla del male che la sta affliggendo. È da poco partita per Houston dove si sottoporrà a una serie di cure.

Riportiamo la sua intervista recentemente pubblicata da una testata siciliana, mostrando che anche il mondo dello sport e del triathlon (che la figlia pratica ad alti livelli) è con loro, invitando gli amici Orange sensibili a questo tema a dare un contributo alla causa, tramite l’associazione Maria Sanfilippo, contattabile tramite il sito www.associazionemariasanfilippo.org/

Ciò che si vede dipende dagli occhi.
Gli occhi di Monica sono due fiamme azzurre screziate di smeraldo che sviluppano un loro discorso autonomo, a prescindere dalle parole. Si accendono, si placano, cambiano forma. Hanno già visto. Si sono spinti fino al limite di tutte le vite, per non arrendersi, per lottare ancora.

Quando mi hanno parlato per la prima volta di Monica Bazzano e del suo cancro, mi sono munito di un lacrimatoio, di un taccuino dolente, di una fisionomia opportuna. Sono i trucchi del mestiere del cronista che va a rubare le storie degli altri, perfino oltre la voglia che gli altri hanno di raccontarle. Serve una faccia plausibile. Ma non è la doppiezza della maschera. È che la faccia, prima o poi, invade il cuore sotto il peso delle circostanze.

Monica ha aperto la porta. Mi ha investito con i suoi occhi di fiamma celeste (sulla carta d'identità c'è scritto che sono verdi). Ha narrato una vicenda che è luminosa e difficile: l'esperienza della malattia declinata con l'animo di ricavarne frutti buoni e duraturi. Perché questa donna bellissima ha lasciato che un giornalista invadesse il suo recinto privato? Perché ha voluto svelarsi? Per un motivo al tempo stesso nobile e pratico. Per fornire a tutti un'umile lezione di forza. “Nel 2005, mentre ero al telefono con una delle mie migliori amiche, ho scoperto con la palpazione un nodulo al seno. Ha avuto inizio così. Da lì ho capito che la mia vita stava per entrare in una nuova dimensione e che dovevo essere pronta”. La battaglia è andata avanti per varie fasi. Ora il punto è raccogliere fondi per costruire la prospettiva di una terapia in America a Houston. Il valore dei soldi è il fondamento e il contorno. Conta tanto per le necessità della cura, conta tantissimo per le testimonianze che arricchiscono il cammino a margine delle donazioni.

“Abbiamo promosso l'iniziativa attraverso un'associazione. Mi ha meravigliato la qualità delle risposte che ho ricevuto. Qualcuno più facoltoso ha contribuito con cifre importanti. Ma tutti hanno dato qualcosa: anche quindici euro. Un mio amico che guadagna settecento euro di stipendio, ne ha donati trecento. Non so se arriverò mai alle cifre che mi potrebbero permettere una stagione di cure per credere nella mia guarigione. Vorrei andare, tornare e organizzare una festa per coloro che mi sono accanto adesso. È già importante quello che è accaduto. È un segno. I miei amici – sorride Monica – dicono che vogliono tenermi qui a ogni costo, perché anche io, secondo loro, sono importante”.

Che storia è quella di Monica Bazzano? C'è il cancro e ci sono i sorrisi. Le lacrime non vengono nascoste. Semplicemente evaporano sotto le carezze di un calore più grande della paura. C'è il dolore e c'è il lavorio di mani e pensieri che non intendono sentire sussurrare di rassegnazione. C'è la solitudine e c'è la compagnia sincera. C'è una filigrana che non ti aspetteresti di trovare, messa lì, dentro un tessuto di colori vividi, alternati.
Monica si racconta: “Con mio marito Rocco condividiamo il privilegio di un amore assoluto, rafforzato giorno dopo giorno. Mia figlia, Sofia, è perfettamente a conoscenza delle mie condizioni, dell'evolversi del male. Ha undici anni. È una ragazza fantastica – riecco il sorriso – del cancro sa ogni cosa, ha studiato. Pone domande precise ed è impossibile ingannarla. Io non ho paura di morire. Temo la devastazione delle persone che amo. Temo la sofferenza di Sofia e di Rocco. Non ho paura di soffrire, temo di più per loro”.

La voce narrante appartiene dunque a una donna bellissima che il percorso del travaglio fisico ha solo parzialmente modificato, rispetto alla foto che Monica ci ha regalato per rappresentarsi. Il cambiamento percettibile è un colpo di vento che ha spalancato una finestra. È mutata la prospettiva di una stanza, la casa è rimasta uguale a se stessa. “Parlo di me, vincendo la mia riservatezza, perché voglio che le persone abbiano il coraggio. Il coraggio di fare gli screening. Il coraggio di lottare contro il cancro. Il coraggio di non rassegnarsi e di non vergognarsi. Spesso la chemioterapia conduce a un inspiegabile pudore. La gente si vergogna di mostrarsi sofferente”. È lo schema della progressiva indisponibilità del corpo che modifica i rapporti tra dentro e fuori. La psicoterapeutica Monica Bazzano è riuscita nel piccolo miracolo dell'equilibrio, circondata dalla sua tribù.

“Il cancro mi ha reso migliore. Più attenta al gusto intenso degli attimi. Non posso essere infelice se la mia vita ha un significato. Così ho imparato a convivere con il mio parassita. Vado in America per guarire, non per sopravvivere. Martedì parto per un primo ciclo. Ho rifiutato i protocolli europei. Non mi serve un accompagnamento verso l'esito finale. Intendo aggredire la mia malattia, giocarmi il tutto per tutto, con la disposizione di sopportare un rinnovato dolore, se servirà a qualcosa”.
Nella memoria del cellulare sono conservati gli sms della spontanea solidarietà. C'è una ragazza che scrive di notte, per manifestare affetto e vicinanza nello spazio temporale dei bisbigli più intimi. Ci sono gli amici che sanno trovare le frasi giuste, per nulla rituali, pur di esserci nel terribile frangente. C'è una leggerezza che non è tecnica dello straniamento. Nasce dalla pesantezza, dal bisogno di indossare un paio d'ali.

La donna che ha aperto la porta conosce l'opportunità del volo dal basso e la pienezza dei momenti. Ogni anno, conserva le fotografie scattate a suo marito e a sua figlia in un album. Nelle pagine del 2013, ecco Rocco e Sofia insieme, impegnati nelle gare di discipline impossibili suggerite dall'indole familiare agonistico-sportiva. Eccoli, di corsa, a piedi nudi, sul bagnasciuga di Mondello, nell'istante che precede il tuffo. Monica sfoglia. Apre il suo sorriso. Guarda. E mentre guarda diventa liquida. Le sue mani diventano la sabbia che accarezza. I suoi occhi diventano il mare.


'la mia battaglia contro il tumore'

'la mia battaglia contro il tumore'



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