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Pomeriggio alla Casa Internazionale delle Donne: l'importanza delle piccole gocce
di Carola Norcia, 21/05/2007

Incontro con Paulina Chiziane, Maria De Lourdes Jesus, Sindiwe Magona, Candida Quintano, Jackie Stevenson

Promotori: Affi - Casa Int. delle Donne; ARCI; Centro Benny Nato; MAIS, sul tema
Esperienze di autorevolezza femminile dall´Africa Australe.

L´incontro si è svolto sullo sfondo del partenariato e della cooperazione decentrata tra Italia ed Africa ed ha visto l’intervento di donne e scrittrici africane direttamente impegnate nella lotta per il miglioramento della condizione della donna in Africa.
In particolare due sono stati gli interventi per me di grande interesse.

Il primo, quello di Sindiwe Magona, il cui intervento ho avuto il piacere e l’onore di tradurre al pubblico in sala. I suoi scritti (in Italia sono stati pubblicati: Ai figli dei miei figli, Nutrimenti 2006; Push-push ed altre storie, Gorèe 2006; Da madre a madre, Gorèe 2005; Guguletu blues. Racconti di donne della township, Gorèe 2007) ricordano la difficile giovinezza in Sud Africa e le sue lotte, personali e politiche, di donna nera sudafricana vissuta sotto la segregazione, cercando di realizzare l’armonia razziale e sessuale nel suo Paese.

L’impegno politico della Magona è stato riconosciuto nel 1976, quando è stata chiamata a Bruxelles a far parte del Tribunale Internazionale per i crimini contro le donne, e nel 1977, quando fu fra le dieci finaliste per il Woman of the Year Award. Al culmine del suo impegno politico ha deciso che la penna può fare di più della spada; così attraverso la sua scrittura cerca di sfidare e influenzare l'opinione pubblica del suo paese, spingendo i giovani neri, soprattutto le donne, a svolgere un ruolo attivo nella crescita del nuovo Sud Africa. Recentemente ha lasciato il suo incarico presso l’ONU, svolto per molti anni, ed è tornata a vivere a Città del Capo.

Le parole dei due componimenti, che aprono il suo discorso, sono il grido disperato del bisogno di good governance e di giustizia in Africa. “E’ il momento di dire basta agli uomini corrotti, vanagloriosi, violenti e stupratori”. Migliaia e migliaia di donne vengono stuprate regolarmente da uomini che agiscono allo stesso modo con altre 4 o 5 donne, uomini sieropositivi che moltiplicano i casi di AIDS trasmettendo il virus alle loro vittime e ai loro figli. “L’Africa è piena di figli, ma dove sono i loro padri?”. “Queste donne, che presto moriranno di AIDS, proprio loro che sono rimaste fedeli al proprio uomo per una vita intera subendone le violenze per amore, cosa dovrebbero farsene del diritto al lavoro, del diritto ad una casa…se non hanno il diritto alla vita?
Sindiwe con le sue parole ci lascia impietriti. “Cosa ci resta da fare? Noi donne africane dobbiamo combattere questo nostro “bisogno di uomini”, renderci autonome, istruirci per conseguire un titolo di studio e poter lavorare per guadagnarci da vivere”.
Un discorso breve, conciso. A cui può far seguito solo la nostra silenziosa riflessione. La violenza sulle donne, l’AIDS, la povertà, il sottosviluppo, la corruzione, formano dunque una spirale unica.

E poi interviene Jackie Stevenson, che ho avuto il piacere di conoscere presso la sede della nostra Poditica Solidarietà in occasione dell’incontro del 4 maggio, si sofferma sulla figura delle madri, sull’AIDS ed il ruolo delle donne anziane in Africa.
La domanda è: “Che cosa abbiamo sbagliato?”. Il legame che esiste tra una madre e i suoi bambini è sacro ed indissolubile. Quando parliamo di “figli” (in inglese children), non distinguiamo il loro sesso. Child è sia un figlio maschio che una femmina. Che cosa dunque “abbiamo sbagliato noi donne africane? Come accade che un figlio varca quel confine che lo trasforma da “figlio” di una donna a stupratore?”
E qui di nuovo l’invito a riflettere…sul ruolo dell’educazione e della trasmissione di valori, la possibilità di intervenire in modo costruttivo per prevenire il male.
Queste madri della generazione di mezzo, che muoiono di AIDS, lasciano i loro figli, di cui si occuperanno, per i più fortunati, le nonne, la vera “colonna portante” della comunità africana.
E ancora alcuni dati sul tasso d’incidenza dell’HIV: 95.000 bambini africani tra 0 e 14 anni sono sieropositivi; 800.000 sono gli orfani, molti dei quali accuditi dalle nonne, molti invece abbandonati a se stessi.
Jackie sottolinea dunque l’importanza delle campagne informative per la prevenzione contro l’epidemia e allo stesso tempo la necessità di affrontare seriamente questa ed altre tematiche nell’ambito del partenariato tra Italia ed Africa. E questo perché a parlare sono donne africane che fanno ritorno nel proprio paese e toccano con mano ciò di cui sono venute a parlarci.
E da qui l’esigenza di trovare soluzioni concrete, per poter un giorno tornare da noi e poterci palare dei risultati concreti. E così Jackie ci parla ancora una volta dei progetti del MAIS in Africa, di cui ho già scritto a proposito dell’incontro del 4 maggio 2007.

E’ vero che sembrano gocce in un oceano, ma è pur vero che l’oceano è fatto di tante piccole gocce.




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