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Correre con il freddo. Qualche consiglio sull'abbigliamento adeguato per affrontare il meteo avverso e le temperature basse.
di Redazione Podistica, 16/02/2015

La seconda parte dell'inverno dovrebbe coincidere per il podista con una bella accelerata negli allenamenti. Si avvicinano appuntamenti importanti come la Roma-Ostia (vai alla scheda gara) o la Maratona di Roma (vai alla scheda gara) e dunque occorre darci sotto e dedicarsi alla corsa anche quando le condizioni non sono proprio quelle ottimali.

Perché abbiamo utilizzato il condizionale? Semplice, doversi allenare “per forza” coincide alle volte con lo sfidare il meteo inclemente. Freddo quando va bene (soprattutto al mattino presto), pioggia, vento... Tutte cose che in periodi normali dell'anno ci potrebbero consigliare di lasciar perdere, ma ora con le grandi gare dietro l'angolo rimandare è peccato.

C'è chi il freddo lo soffre in maniera particolare, quasi patologica, e trasforma ogni seduta in un supplizio. Se siete tra questi, vi siete mai chiesti se l'attrezzatura che utilizzate è quella giusta? Vi rimandiamo ad un vecchio detto di un noto maglificio sportivo (tra i ciclisti perlomeno...): "non esistono cattive condizioni meteo, esiste una cattiva attrezzatura".

Detta questa (commentatela magari qui sotto...), vediamo realisticamente come possiamo soffrire di meno. Partendo da un'osservazione che mi è capitato di fare recentemente alla Xmilia, visto che ero fermo ai box causa infortunio. Più i podisti corrono forte e più viaggiano leggeri, più vanno piano e più tendono a coprirsi. Il nostro scopo sarà comunque evitare di sudare oltre il dovuto e di evitare soprattutto che questo ci si asciughi addosso. Procederemo partendo dall'alto, dalla “capoccia”.

Testa, mani e piedi.
Quando la testa è al caldo, e questo lo sappiamo tutti, la sensazione di freddo diminuisce molto. Idem per tutte le altre estremità come le mani. Sfidate i vostri gusti personali una volta tanto e mettetevi sulla zucca un cappellino di pile, magari di quelli che fanno anche da scaldacollo con il laccetto. L'importante è che copra le orecchie (esposte, poco vascolarizzate e dunque in balia della temperatura), che lasci passare un po' d'aria (non deve essere totalmente isolante) e che abbia magari un'apertura nella zona alta (i tubolari di pile sono perfetti), in modo da permettere all'aria che si scalda di trovare uno sfogo. Pochi minuti ed il microclima che si creerà nella zona del nostro testone migliorerà la sensazione rispetto alla temperatura esterna.

Idem per le mani: non utilizzate guanti troppo isolanti (tipo quelli da sci), andranno bene dei modelli di lana o in lycra o in altro materiale sintetico. Se siete soliti utilizzare lo smartphone, oggi ne vendono di modelli con i terminali di indice e pollice dotati di filamenti di materiale conduttore, adatti dunque a trasmettere il calore ed essere “sentiti”dagli schermi touch (che infatti captano non la pressione del dito, bensì proprio il calore).

Le mani sono al sicuro, sull'altra estremità invece evitiamo di pronunciarci. Non ce la sentiamo infatti di consigliarvi calzini specifici per l'inverno, quelli più pesanti o spessi. Il rischio vesciche è sempre dietro l'angolo, ognuno infatti con i propri piedi trova una convivenza che è frutto di anni di esperimenti. Utilizzate i calzini di sempre, se volete sperimentare fatelo ma con molta cautela. Al limite optate per un modello un po' più alto sul tallone, almeno avete più parti della gamba coperte. Oppure ci sono le creme riscaldanti per i piedi, da applicare poco prima dell'allenamento.

Sul busto.
Ogni volta che vedo una persona correre con l'incerata a maniche lunghe mi viene da pensare a quanta approssimazione ci sia in giro. Precedentemente avevamo fatto riferimento al dover evitare di sudare troppo, e di farcelo asciugare addosso. Bene, un impermeabile non solo non fa passare un filo d'aria che sia uno, ma crea quell'effetto condensa che ci farà sudare molto (ai limiti della disidratazione in caso di allenamenti lunghi) e rischiare poi un malanno. Anche se lì per lì ci fa stare bene.
Se c'è vento, o proprio per evitare colpi di freddo sul busto, possiamo optare per il gilet smanicato da utilizzare mentre si corre. Ne esistono di tanti modelli, personalmente venendo dal ciclismo ho notato che possono essere tranquillamente evitati quelli realizzati in membrane specifiche “antivento”, che sono studiate per quando di aria frontale ne arriva tanta (come in bici appunto, o in moto). Io ho sperimentato invece dei gilet “extralight” impermeabili e leggermente traspiranti che sostanzialmente ripiegati occupano meno spazio di un pacchetto di sigarette. Costano intorno alla cinquantina di euro, ma sono fenomenali perché si possono utilizzare per i primi chilometri, quindi si possono togliere, appallottolare e nascondere dentro i calzoncini (io perlomeno faccio così). Non danno il minimo fastidio e rappresentano il massimo della funzionalità.

È però intorno al nostro busto che si gioca la partita più importante. Lo strato decisivo è il primo, quello a contatto con la pelle. La bontà dell'intimo tecnico infatti è decisiva. Le soluzioni che di solito utilizzo io (che a volte mi alleno anche a temperature intorno agli zero gradi C al mattino) sono due.

La prima è una maglia intima a maniche lunghe di buona qualità a collo alto alla quale abbino, sopra, una qualsiasi altra classica maglia traforata ed eventualmente il gilet ultraleggero di cui sopra. È un vestirsi “a cipolla” che resta un concetto sempre valido.

Quando fa veramente freddo, allora opto per un intimo rappresentato da una canottiera o eventualmente una maglia a maniche corte tecnica, e sopra una maglia a maniche lunghe di tessuto microfelpato. Lo spessore non deve essere troppo alto, altrimenti rischierete delle autentiche saune. A meno che non piova, rigorosamente senza gilet. Anche questa deve essere a collo alto con la zip, che si può leggermente aprire nelle fasi più intense. Se poi volete proteggervi ancora di più da quelle parti, uno scaldacollo farà proprio al caso vostro.

Sulle gambe.
Essendo in movimento, le gambe sono quelle meno affette dal freddo e nel giro di pochi minuti entrano in temperatura. Io personalmente mal digerisco qualsiasi altra cosa che non siano i calzoncini “baggy”, vale a dire quelli svolazzanti che arrivano a mezza coscia, e in generale tutto quello che si avventura sotto il ginocchio. Se siete come me, magari datevi una bella passata di olio riscaldante e via di corsa, altrimenti optate per le calzamaglie lunghe, che possono essere in semplice lycra o anche microfelpate internamente. Proprio le calzamaglie sono tra gli accessori che maggiormente risentono della qualità del tessuto. Quelle che rimangono sempre attillate, che non calano dopo venti metri e che non creano grinze sono quelle che costano di più. Tenetene conto.

Esiste però un'alternativa super economica che, sperimentando come spesso mi capita di fare, ho utilizzato molto questo inverno dopo averla scoperta per caso. La parola magica è leggins, e le donne sanno benissimo a cosa mi riferisco. L'altra parola magica è la microfibra con i quali vengono realizzati. Li indossiamo e sopra ci piazziamo un calzoncino qualsiasi di quelli classici non attillati, anche i modelli leggerissimi per l'estate. Quali sono i pregi? La microfibra copre le gambe sino alle caviglie e mantiene una buona dote di calore, lasciandole però traspirare liberamente. Sono anche decisamente elastici e attillati, molto di più delle calzamaglie tecniche per il runner di bassa qualità. E vi garantisco che almeno per quel che mi riguarda il leggins con sopra lo short vi farà guadagnare in stile.

Accortezza per i maschietti: inutile avventurarvi perché noi di calze, collant e spessore in denari ne capiamo meno di zero; andate con la vostra mamma, moglie o fidanzata in negozio, virate per una taglia adeguata e per il colore nero. Evitate, però, quelli con il “piede” (collant veri e propri).

Le scarpe.
Cosa c'entrano le scarpe? Apparentemente nulla, se correte su asfalto rimarranno quelle. Ma se il vostro terreno abituale è lo sterrato di un parco, capita che la pioggia lo abbia reso pesante e infangato. Allora perché non provare una scarpa da trail, a patto che sia un modello di quelli molto leggeri? Sono molto simili a quelli da corsa normali, anche come pesi, in compenso dispongono di un battistrada adeguato a terreni allentati e la tomaia in materiale idrorepellente. Di contro alle volte tendono ad essere un filo più rigide, però vi faranno rimanere in piedi ovunque evitando di farvi scivolare. Pensateci...

Se piove.
Con Giove Pluvio nel peggiore degli umori le cose cambiano. Ecco allora che il gilet impermeabile diventa praticamente obbligatorio se non volete inzupparvi, ed è comunque l'unico caso in cui sarebbe concesso l'impermeabile a maniche lunghe. Vi assicuro però che la tecnologia sui filati per lo sport ha fatto dei passi da gigante e a breve, si spera, anche noi runner finalmente avremo accesso a cose sino a questo momento impensabili. Nel ciclismo un noto maglificio italiano ha commercializzato da un paio di anni una maglia di un tessuto rivoluzionario, che è al contempo traspirante e completamente impermeabile, tanto che i professionisti di altre squadre che non avevano questo marchio come partner tecnico lo acquistavano a spese loro e col pennarello nero cancellavano il logo, indossandolo nelle giornate di pioggia e freddo. Pensate un po'... Occorrerà a quanto sembra solamente pazientare.

A ognuno il suo.
Vi ho elencato alcune soluzioni pratiche, molte di queste personali. I punti fermi rimangono di fatto due.

Il primo è che più le condizioni nelle quali si pratica l'attività sportiva sono estreme (come in inverno), più l'abbigliamento riveste un ruolo importante e la qualità è la principale chiamata in causa. A scanso di equivoci vi ripeto per l'ennesima volta che l'intimo tecnico è la base irrinunciabile, azzeccato quello si è ben oltre la metà dell'opera. Mai come stavolta spendere qualche soldo in più nel negozio specializzato di fiducia si farà sentire in termini di comfort.

L’altra è la considerazione secondo cui ritmi alti equivalgono ad abbigliamento leggero, e viceversa. Il nostro metro di misurazione sarà quanto sudiamo (o abbiamo intenzione di sudare). Meno si suda più ci si copre, più si suda meno ci si copre. Poi terminata l'attività evitiamo di rimanere all'addiaccio ancora accaldati ma copriamoci con qualcosa e andiamo a far la doccia.

Detto questo, non avete più scuse e guai se vi vedo con un impermeabile addosso.




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