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Ultratrail Le Vie di S. Francesco: il viaggio ...
di Paolo Reali, 20/10/2015

L'arrivo sul traguardo di Tony Marino insieme ad altri compagni di viaggio

L'arrivo sul traguardo di Tony Marino insieme ad altri compagni di viaggio

E’ passato più di qualche giorno dalla quarta edizione di questo ultra trail ed ancora sono vivi ne mie occhi i ricordi delle ore passate insieme ai compagni, dei panorami a perdita d’occhio, del cielo stellato.
Già dall'inizio della settimana erano previste condizioni meteorologiche sfavorevoli in quella zona dove il fango la fa da padrone soprattutto, all’ inizio del percorso per cui, considerando che i sentieri sono costituiti perlopiù di argilla, temevo che si potesse verificare la situazione del 2012 quando, si corse sotto un diluvio e lungo un pantano di fango che non permetteva ai piu’di stare in piedi. Per fortuna così non è stato in quanto questa parte del percorso è stata eliminata.
La sera ci si ritrova tutti nell'accogliente palestra messa a disposizione dal comune non prima però di aver consumato una buona cena insieme ai cosiddetti compagni di merende.

La mattina la giornata promette promette bene, ci avviamo verso la piazza dove troviamo Raffaello Alcini che ci esorta e ci promette un percorso diverso dal solito, una sorpresa e finalmente si parte ... Ci gasiamo, ridiamo, qualcuno scherza quando ci supera e via dicendo. Si scende prima e poi, pian piano, si comincia a salire ... ci si trova a percorrere campi arati immersi nelle bruma del mattino in un paesaggio tale per cui anche il più ignaro e distratto viandante non potrebbe non comprendere di aver raggiunto un luogo particolare, diverso; grandi distese di campi coltivati, casolari, calanchi, biancane, borghi arroccati ed ecco il primo traguardo della giornata: Alviano.
Si tratta di un borgo di epoca medievale attorniato da verdi colline e immerso in un'atmosfera fiabesca e rupestre al tempo stesso con il suo elegante e imponente castello che sovrasta tutta la valle del Tevere e qui ci attende un lauto ristoro.

È la volta ora del paese di Montecchio, delizioso e caratteristico Borgo con spiccate caratteristiche medievali che sorge sopra una verdeggiante collina a pochi chilometri dalla valle del Tevere. Le sue mura che percorriamo, i vicoli alti illuminati dalla luce del sole, ci riportano attraverso sensazioni e immaginazione, indietro nel tempo. Si continua a salire verso la montagne più dura del percorso almeno così sembrava: è Monte Croce di Serra ove perdo di vista i mie compagni Pietro e Paolo ritenendo che abbiano svoltato al bivio della short, salgo tra la bassa vegetazione la cima è lontana e il caldo del primo pomeriggio incombe.
Si sale, si sale ... il tempo passa, i piedi fanno male e si arriva in cima al Monte Croce di Serra ove è posta una croce e da quassù, si scorge un bel panorama a 360 gradi; lo sguardo abbraccia i Sibillini, il Terminillo e buona parte dei monti dell'Umbria e, di sotto, i piccoli centri storici "appollaiati" a mezza costa intorno ai monti Amerini.

Si comincia a scendere per un lunghissimo sentiero, ripido, pericoloso e molto stretto. I sassi la fanno da padrona. La selva in questi monti, allora fitti ed impenetrabili, nascondeva antri e grotte dove si ritiravano in solitudine gli eremiti.
Il buio incombe e finalmente si giunge a Civitella dei Pazzi da cui si scorge il lago di Corbara, ivi oltrepasso il secondo cancello orario e al ristoro assaporo un ottima birra e la pasta, mi cambio quindi riparto in compagnia di Veronica. Il buio ormai è fitto, si continua a salire nel bosco ove ci rincuorano i sassi dipinti di Raffaello di colori biancoceleste, ci avviamo verso le montagne più dure del percorso: Monte Melezzole ma non prima di attraversare una radura ove la temperatura scende all’improvviso.

I borghi arroccati illuminati dalla luna, la quiete della notte quasi irreale, tutte cose che inducono ad un incedere più lento ed attento, invasi da un silenzio che è quasi assordante, da una solitudine che non è sinonimo di isolamento, sembra che i sogni e i desideri possano prendere forma e consistenza tra le pieghe di questa terra che deve essere stata arida ma non nemica e ... dove l'uomo ha trovato un accordo con la natura in una situazione di perfezione ma non di staticità. Qui magia e alchimia si fondono, le dolci colline, le siepi che delimitano i campi, qui l'impegno e la storia che vi si respira fanno capire l'amore e la cura di chi l'ha abitata. Scorgiamo in lontananza delle luci di un paese ormai immerso nella quiete del sonno ma per noi che dobbiamo stringere i denti la notte è di cammino le salite, si inerpicano erte nella boscaglia più tetra e si alternano a discese ancor più difficili; avvertiamo la presenza degli abitanti del bosco, sibilii, fruscii, canti di uccellini ... che paradiso ma la fatica è ripagata.

Lambiamo un altro posto magico: Toscolano e qui in breve si arriva al ristoro dove apprezzo le bevande calde, fumanti. Ognuna di queste fermate è una chiacchierata, una storia nuova ... perché la cosa più importante è trovare anche il tempo di parlare, scherzare e ringraziare quelli dello staff. Qui ci si siede per far riposare le gambe,c’è chi si toglie le scarpe, chi dormicchia, chi fa lo stretching ... si riempie la borraccia d'acqua, si prende una fetta di pane e marmellata, un po' di grana, due banane e via verso Santa Restituita. Si riparte nel bosco sempre più fitto ed ad un certo punto si ode gracchiare, è una piccola radio a transistor agganciata su di un ramo e poi un'altra ancora e un'altra ancora ne contiamo alla fine nove o dieci dopodiché, dei cacciatori li presenti ci spiegano che servono a delimitare l’area per la caccia al cinghiale. E’ la volta di Macchie e incontriamo Iolanda accompagnata dal marito avvezzo a distanze ben più lunghe. Comincio ad albeggiare e il sonno ci costringe a riposarci a terra al fine di evitare cadute e sbandamenti.

Una ripida ed estenuante discesa ci conduce indi a Lugnano in Teverina, al terzo temuto cancello orario. Lugnano sorge su di un colle roccioso protetto da una catena di monti sempre verdi e facilmente accessibili e la sua campagna è mantenuta intatta ed incontaminata. Insomma un vero gioiello riscoperto e classificato come uno dei borghi più belli d'Italia.
Si riparte con i piedi urlanti e intorpiditi dal dolore provocato dalla costrizione nelle scarpe da lungo tempo e ormai, privo della compagnia di Veronica andata in fuga forse perche’ meno sofferente salgo a Giove, un piccolo e grazioso paese situato su di una collina.
E Attigliano è li; sembra vicinissima ma non arriva mai. Ho addosso un’adrenalina incredibile ed un sol pensiero in testa: il traguardo finale. Cammino, sbando, e con il serbatoio da consumare fino all'ultima goccia di energia ... continuo, continuo, e finalmente è lì: l'arco del traguardo.

Le mie gambe ancora una volta non mi hanno tradito, i muscoli hanno retto, tante vesciche, tanti dolori, ma tantissime soddisfazioni e per la quarta volta Attigliano è li.

Il viaggio…
è attesa e speranza, desiderio ed irrequietezza, ricerca e scoperta,
è coraggio e paura,
è mistero, è fantasia, è nostalgia e abbandono,
è passaggio, trapasso,
è un percorso interiore, un sogno,
è partire, lasciare,
è un’andata,
è un ritorno,
è un’andata e un ritorno…


Potete visualizzare il video di Paolo Reali al seguente link cliccando QUI


Paolo Reali in una fase dell'ultratrail

Paolo Reali in una fase dell'ultratrail



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