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50km Romagna, Adriano Leidi medaglia d'oro Campione Italiano M80
di Matteo Simone, 28/04/2023

ilsentieroalternativo.blogspot.com/2023/04/50km-romagna-adriano-leidi-medaglia.html

IL 25 APRILE 2023 SI È SVOLTA LA 50 KM DI ROMAGNA, CORSA SU STRADA CON PARTENZA E ARRIVO A CASTEL BOLOGNESE (RA), VALIDA QUALE CAMPIONATO ITALIANO FIDAL E UISP.

Il vincitore assoluto è stato il keniano Peter Wahome Murithi in 02h49’24”, precedendo il francese Ruel Guillaume 02h58’51” e il giapponese Haruki Okayama 03h00’06”.

A seguire il marocchino Youness Zitouni 03h00’41”.

Il titolo italiano è stato vinto da Alessio Terrasi, 5° assoluto in 03h02’34”, completano il podio Enrico Bartolotti e Matteo Vecchietti 03h07’55”.

La vincitrice assoluta è stata la giapponese Mai Fujisawa in 03h22’37”, precedendo la ceca Petra Pastorova 03h28’29” e Federica Moroni che ottiene il titolo di Campionessa italiana. Completano il podio del campionato italiano FIDAL Eva Grisoni 03h31’21” e Luna Silvia 03h31’37”.

L’atleta meno giovane è stato Adriano Leidi (ASD Podistica Solidarietà) che ha vinto il titolo di Campione Italiano categoria M80.


Di seguito le parole di Adriano Leidi, conosciuto qualche anno fa alla transumanza podistica Anzio-Jenne e incontrato di recente in diverse gare quali “La Natalina” a Monterotondo, la maratona della Maga Circe, Talenti Run.


Complimenti per la prestazione alla 50km?

Soddisfatto?


“Tempo gara 5 ore 45 minuti, primo di categoria FIDAL, medaglia d'oro campione italiano M80. Dopo di me ne sono arrivati più di duecento ed ero il più vecchio, Nel '98 alla 50km di Romagna ho fatto 3h58'01'', avevo 57 anni. ”.

Adriano risulta essere al secondo posto nella lista dei migliori del mondo categoria M80 dell'anno 2023 nella 50km, preceduto solamente da Werner Stöcker, nato l’11 novembre 1939 che ha corso in 5h24’51” il 4 marzo 2023 a Marburg e a distanza meno di un mese in 5h32’31” il 1° aprile 2023 a Ubstadt-Weiher (GER).


Prossima gara?

“Il maggio la 50km del Mar Morto in Giordania”.

Instancabile Adriano all’età di 82 anni, a poco più di un mese dalla maratona di Roma classificandosi 1° categoria M80 in 4h38’07” corre anche la 50km di Romagna, vincendo il titolo italiano categoria M80 e classificandosi 956imo su 1205.

Di seguito approfondiamo la conoscenza di Adriano attraverso risposte ad alcune mie domande di un po’ di tempo fa.


Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta?

Intorno ai 50 anni portavo i mei due figli al Centro di Atletica "Tre Fontane" e mentre stavo a guardare i loro allenamenti, vedevo diverse persone, anche anziane, che correvano.

A un certo punto mi è venuta voglia di corricchiare per non stare sempre fermo.

Per cui salivo sul boschetto dietro la "Madonna delle 3 fontane" e mi muovevo.

Così il 15 marzo 1992, mi è capitata l'occasione di fare la prima corsa, la "Roma Ostia" in 1h47'06, sostituendo un certo Tulli che non poteva partecipare causa lavoro.


Così ha iniziato a correre e non si è più fermato, conseguendo primati importanti soprattutto in gare di lunga distanza come la 100km con un personale di 8h45’54” (all’età di 60 anni), capace ancora di fare maratone di poco sopra le 4 ore e ultramaratone come le 50km in sotto le 5 ore.

Il 22 settembre 2001, Adriano si è classificato al 5° posto alla "7^ Lupatotissima 100 km su strada” in 8h45’54”, la gara è stata vinta da Salvatore Naccari in 7h54’12”, precedendo Eraldo Loi 8h26’37” e Daniele Camoni 8h32’30”.


La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle?

La gara dove ho sperimentato le emozioni più belle è stata la “100km dei Faraoni”, svoltasi in Egitto.

La bellezza dell’itinerario in mezzo al deserto, poi mi sono dovuto fermare, attraversando un villaggio, per il passaggio di un breve funerale e la visione di alcune piccole piramidi, insomma mi sembrava di essere calato a 4000 anni fa.

Il 28 novembre 2003, Adriano si classifica al 4° posto 10h07’22” (all’età di 62 anni) alla “3rd 100 km Pharaonic Race (EGY)”, vinta in 8h34’10” dall’egiziano Dehaise Mahmoud, che ha preceduto il tedesco Oliver Lechtenfeld 9h29’41” e il britannico Howard White 9h58’17”.


Cosa pensano familiari e amici del tuo sport?

I miei familiari e amici mi guardano con una certa ammirazione e mi chiedono sempre qual è la prossima gara e di quanti km è fatta.

Adriano sembra essere una grande viaggiatore ed esploratore prima di tutto di se stesso e poi di mondi, popoli e culture spostandosi con il camper e la sua famiglia in giro per il mondo.


Hai sperimentato l'esperienza del limite nelle tue gare?

Sì, perché la mia gara più lunga è stata di 150km da Castiglion Fiorentino a Cesena, chiamata “TransAppenCup”, passando il valico di Montecoronaro che ricorda la zona dove nasce il Tevere, ma è stata anche una gara di sofferenza perché non assistita.

Ricordo che intorno al 100° km, era notte, mi ha fermato la polizia chiedendomi dove andavo.

Lo sport di endurance come le ultramaratone prevede una grande preparazione fisica e mentale ma anche delle avventure e aneddoti bizzarri in quanto si tratta di gare considerate estreme e fuori la normale quotidianità, non considerate da atleti e nemmeno da passanti o forze di polizia.


Quali sensazioni sperimenti facendo sport (pre-gara, gara, post-gara?

A parte qualche gara, praticamente l’unica quella citata di 150km, le sensazioni provate sono sempre state positive. Primo perché dall’allenamento alla gara e poi al traguardo della competizione, il fisico si irrobustisce e la fatica non è elemento che ti abbatte ma ti fortifica sapendo che elimina quelle sostanze negative che si creano con l’alimentazione tipo colesterolo cattivo e zuccheri nocivi.

Qualche volta esagero mangiando qualche cosa che non dovrei (tipo dolci che mi piacciono molto) sapendo che dopo le elimino facendo allenamento prolungato e veloce.

Interessante la testimonianza di Adriano, soprattutto relativa al concetto di fatica che tanto fastidio non fa ma anzi irrobustisce, rende più forti e sicuri, permette di sviluppare la consapevolezza di potercela fare se si continua, persiste, insiste, con fiducia e resilienza.


Quali sono i tuoi pensieri in allenamento e in gara?

I pensieri in allenamento sono legati ai vari modi di correre, per acquistare la velocità e la potenza, che ho appreso sulle varie riviste di “Correre” (non ho mai avuto un allenatore mi sono sempre adattato leggendo ma devo anche dire che alle volte un bravo allenatore mi avrebbe aiutato a non cadere in fasi di affaticamento in gara).

A volte è importante avere persone vicine che consigliano, che sono esperti e competenti e sanno dare le giuste indicazioni per fare meglio e/o per evitare infortuni e/o insuccessi.


La tua gara più estrema o più difficile?

La mi gara più estrema e difficile ma anche più esaltante, la “100km dei Faraoni” perché essendo in clima secco non sentivo necessità di bere spesso e questo mi ha condannato a camminare intorno al 65° km e dal terzo posto sono passato al sesto, essendomi passati avanti 3 concorrenti.

Ogni partecipante alla gara aveva una persona in macchina con acqua e qualcosa da mangiare e questa persona mi diede una pepsi cola, ebbene intorno al 75°km ho ripreso a correre recuperando due che mi avevano superato ma non sono riuscito a riprendere il terzo, per cui arrivai quarto e questo mi ha “roduto” parecchio perché essere premiati all’estero è una cosa esuberante come mi capitò alla 50km del Mar Morto in Giordania.

Adriano vince la sua categoria M60 alla “Dead Sea Ultra Marathon (JOR) 48.7km” il 15 aprile 2005 con il crono di 3h53’06” e il 10 aprile 2009 con il crono di 4h34’49” sale sul podio della categoria M65.


Cosa ti fa continuare a fare sport?

Mi fa continuare a fare sport la salute perché lo sport, e in questo caso la corsa, è la medicina più buona, tutte le altre servono a poco o addirittura sono nocive.

Lo sport risulta essere sempre più una sorta di medicinale senza effetti collaterale se praticato con metodo, testa, preparazione fisica e mentale.


Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?

Una frase o parola che ti aiuta nelle difficoltà?


Purtroppo, nelle mie serie di gare e soprattutto le “supergare” c’è una sconfitta che mi rimane nella mente e nel fisico e si chiama “Spartathlon” che richiama alla mente la storia greca.

Infatti, la leggenda dice che Filippide andò da Maratona ad Atene per annunciare la vittoria dei Greci sui Persiani, mentre la storia vera dice che Filippide andò da Atene a Sparta per chiedere aiuto che non ottenne e quindi non fece 40km ma 240 e altrettanti di ritorno.

Per questo io nel 2002 mi ero iscritto alla Spartathlon ma in seguito alla gara di 150km fatta prima, avevo perso tutti i valori di ferritina e sideremia che non riuscivo più a recuperare.

Alla Spartathlon, intorno al 93°km, ho visto che facevo troppa fatica e non potevo portarla a termine per cui decisi di ritirarmi e questa gara, legata alla storia della corsa che mi ha visto sconfitto, è rimasta nella mia memoria.

Gare dure ed estreme come la Spartathlon potrebbero anche lasciare il segno, se c’è bisogno ci si può arrendere e fermarsi, ritirarsi senza considerarla una sconfitta perché si mette in conto che trattasi di una grande sfida e comunque si apprende sempre dall’esperienza, da qualsiasi esperienza andando sempre avanti.


Un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport?

A tutti i ragazzi direi di avvicinarsi e fare sport perché fa stare bene in salute e sa aiutare a superare le difficoltà della vita.


Nello sport cosa e/o chi contribuisce al tuo benessere e/o performance?

Io ho sempre corso a modo mio però se avessi avuto un allenatore che capiva le mie capacità forse il tempo alla 100 km a 60 anni sarebbe stato ancora meglio di 8h45'54''.




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