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Auguri Presidente! Sono stati giorni di festa per te....
di Attilio Di Donato, 23/03/2009

Filippo Neri - dalla Svizzera a Roma in orange

Filippo Neri - dalla Svizzera a Roma in orange

In questi giorni sono stato a Napoli. Avevo pensato di comprarti una torta ma il pasticciere stesso me lo ha sconsigliato. Motivo? Gli anni sono quelli che sono (tanti) e il fiato è quello che è (poco).

In parole povere oltre alla torta avrei dovuto comperare un compressore per farti spegnere le candeline. Il compressore, dal ferramenta amico del pasticciere, costava più della torta e delle candeline messe insieme. Sarebbe valsa la penna? No!!!!
E’ allora vada per i pasticcini!

Te li ho portati fin dentro il Palazzo dei Congressi, dove ci siamo dati appuntamento per una “due giorni” di solidarietà. Cosa ci facevamo lì dentro ancora non l’ho capito, ma non farlo sapere a nessuno, me lo spiegherai a quattrocchi.

So soltanto che la mia presenza è stata fondamentale per la buona riuscita non solo dell’opera di volontariato che abbiamo fatto, ma per tutta la manifestazione.

Tu eri come il mio singhiozzo, andavi e venivi, e quando venivi erano dolori di pancia perché mi hai dato dei compiti di opposta difficoltà: gestione del denaro e “va a prendere il caffè al bar”. Ad ogni modo ci siamo divertiti: insieme agli altri volontari abbiamo passato due pomeriggi diversi…

La domenica ho corso la Run for Fun insieme a Roberto, tuo fratello, che mi ha scattato delle foto ma poi lui mi ha detto che sono poco foto-igienico e non me ne ha volute più scattare.

Una foto però mi è rimasta e te la manderò, tu la userai come sfondo al desk-topo del tuo pc per fare in modo che tu sia sempre nei miei pensieri (e non quella donna nuda che hai adesso!)

Mentre your brother piantonava la tua macchina io mi sono gustato la maratona: la gara stava per essere dominata dai keniani, ma io sentivo con le mie grandi orecchie che gli organizzatori stavano per prendere una decisione importante. Non ho capito cosa si confabulava lì nelle retrovie ma dopo circa mezz’ora ecco svelato il mistero.

Si erano accorti che nei primi venti posti non c’era nessun italiano e allora, in fretta e furia, hanno scattato una gigantografia a Giorgio Calcaterra che era nelle prime posizioni, sono passati da un falegname e hanno preparato una sagoma da attaccare in piedi su un carrello alle spalle della macchina che precedeva la corsa e dava i tempi.

Risultato: il primo dei keniani, a forza di inseguire la sagoma, ha vinto e ha battuto il record della corsa, seguito da un’altra quindicina di atleti di colore.

Il vero Giorgio Calcaterra, sapendo di non farcela, si è attestato tranquillamente intorno alla ventesima posizione dando una mano ad Anna Incerti in modo da facilitare il suo inserimento nelle prime posizioni della classifica femminile.
Ovviamente questa è una mia storiella.

L’organizzazione è stata perfetta e tutto ha funzionato nel migliore dei modi, visto dalla parte di chi, per una volta si è limitato a fare da spettatore.
E’ bello assistere ad una maratona e godere della sofferenza degli altri, dopo due giorni di volontariato ci voleva una mezza giornata di puro sadismo.

Sempre meglio così che assistere ad uno di quegli spettacoli che si svolgevano al Colosseo duemila anni fa.
Chissà se a quel tempo c’erano gli antenati dei Calcaterra, dei Pini Coccia e del sottoscritto, Consiglierum Umoristicum della Podisticam e Solidarietaum nell’anno XX A.C. (A Chi!!!!)

Ciao a tutti. Attilio.




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