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Lo sport agonistico può salvare tanti adolescenti
di Redazione Podistica, 21/01/2018

In questi giorni alcune città sono invase dalle “Baby Gang” tanto da preoccupare il Ministro dell’Interno Minniti. Vi confido che provo compassione per le vittime ma anche per i carnefici. Non m’interessa giustificare e condannare ma capire questo fenomeno adolescenziale. Questo è il periodo della vita in cui contemporaneamente ci si sente forti e intelligenti o deboli ed instabili. La sessualità, l’incontro con il differente, la perdita della sicurezza infantile, la considerazione diversa dei genitori, i “grandi difetti fisici (naso lungo, ecc.)” causano insicurezza, paura ed aggressività nei ragazzi spinti da una civilizzazione esasperata.
Per non sentirsi separati si aderisce istintivamente ad un gruppo. Purtroppo non tutti aspirano alla convivenza pacifica, al rispetto dell’altro ma liberano la loro voglia di superiorità e di prepotenza con un’aggressività incontrollabile.

Questo è il momento dello sport agonistico non della partitella una tantum! La pratica sportiva potrebbe diventare il toccasana per tanti ragazzi, per le famiglie, per la scuola, per la società. Invece, in questa difficile età si comincia a non fare più sport! Le motivazioni sono tante: la noia, l’aumentato impegno nello studio, il costo esagerato di certi corsi, non si sopporta più la fatica, l’esigenza degli istruttori, la pressione agonistica. Nessun giovane confida, però, che trascorre tre, quattro ore al giorno davanti ad uno “schermo”.

Cosa fare?

Lo sport agonistico è altamente formativo per la crescita dell’individuo ed il suo inserimento nella società. La sapiente gestione della giornata, il controllo dei propri istinti, l’armonia con i compagni, l’abilità e la tattica ginnica durante la gara portano alla vittoria, al rispetto del se, alla naturale evoluzione verso la maturità. Lo stato non può lasciare quest’argomento nelle sole mani delle Associazioni Sportive, le quali, per superare le difficoltà economiche, chiedono, talvolta, alle famiglie, tariffe di iscrizione e gestione, notevoli.

Una cosa è certa: se si vuole arginare la delinguenza giovanile, bisogna incentivare la pratica sportiva agonistica almeno fino all’età di 18 anni.

Come?

Scuola
Nell’età adolescenziale aumenta l’impegno scolastico e naturalmente diminuisce il tempo e la concentrazione per la pratica sportiva agonistica. Il sistema migliore è quello adottato dai College inglesi ed americani. L’Istituto stesso partecipa alle varie gare tenendo in alta considerazione anche nel profitto, i migliori atleti. Lo stato dovrà considerare con contributi adeguati tale meritevole attività sportiva.

Associazioni sportive
E’ giunto il momento che il Ministero, le Regioni, i Comuni, il Coni, riconoscano con adeguati contributi l’impegno delle società sportive per i giovani fino a 18 anni di età. Va modificato il DL n.95/12 Art.4 Comma 6 “Gli enti di diritto privato che forniscono servizi a favore dell’Amministrazione stessa, anche a titolo gratuito, non possono ricevere contributi a carico delle finanze pubbliche”. Intanto ci ha pensato la Corte dei Conti –Sezione Regionale controllo di Emilia Romagna n.144/2017 concedendo alle società sportive regionali un contributo finalizzato alla promozione ed al sostegno delle attività sportive. Naturalmente, tale somma annuale dovrà basarsi sul numero degli iscritti fino a 18 anni (meglio sarebbe al numero di gare effettuate) purchè queste si limitino nelle spese a carico delle famiglie (iscrizione annuale, ecc.) non come talune squadre di calcio che speculando sulla passione dei genitori, chiedono somme esorbitanti.

Famiglia
Per esperienza personale posso tranquillizzare le famiglie sulla scelta del ragazzo di continuare a praticare lo sport agonistico ad oltranza. Crescerete insieme, talvolta con un po’ di apprensione ma sempre solidali, in armonia come succede nelle famiglie sane. Quanto ai soldi, statene certi, è il miglior modo per spenderli, soprattutto, quando nell’ambiente circola tanta passione.

Impianti
Ci sono specialità sportive che ne hanno numerosi, altre meno, qualcuna, come il ciclismo a Roma, nessuno. Questa infrastruttura, non è solo la palestra dove esercitarsi ma, per l’età adolescenziale, ma è soprattutto il punto d’incontro in cui i giovani possono parlare di tutto. Ecco perché insisto a chiedere quattro Ciclodromi al Comune di Roma.

Istruttori
Permettetemi, infine, di fare un richiamo accorato ai direttori sportivi. Se tanti giovani adolescenti lasciano lo sport agonistico, in parte, è dovuto all’atteggiamento esageratamente pressorio verso di loro. Prima di puntare alle vittorie bisogna prestare attenzione alla psiche del ragazzo, al suo comportamento in famiglia, a scuola, con i compagni, come ha sempre fatto il caro amico Antonio Fradusco. Lui continua a vincere sempre, anche quando i ragazzi lasciano il ciclismo per diventare bravi padri di famiglia.

Gianfranco Di Pretoro




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