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Mi raccomando… le scarpe!
di Maurizio Zacchi, 10/03/2011

Abebe Bikila

Abebe Bikila

Questa frase è stata una sorta di “leit motiv” che ha accompagnato il mio approdo alla podistica. Dalla prima sessione di allenamento, durata la bellezza di 21 minuti tra corsa e camminata sportiva, mi sono sentito ripetere questa raccomandazione: “c’è una sola cosa importante nella corsa… le scarpe!”.

Dopo una ventina di giorni che mi allenavo, preparandomi all’esordio nella “Corsa di Miguel” sono stato afflitto da un dolore insistente al ginocchio che è scomparso solo dopo 15 giorni. In quel periodo mi sono consigliato con altri podisti più esperti di me e tutti mi hanno ripetuto la solita domanda: “ma che scarpe usi?”.

Inutile dire loro che le mie erano scarpe di livello, scelte con accuratezza sulla base del mio stile di corsa, delle mie caratteristiche fisiche; la perplessità rimaneva leggibile negli sguardi dei miei interlocutori oppure nei silenzi che intercorrevano nelle telefonate.

Prima della Roma-Ostia ho chiamato un mio amico che fa servizio volontario nella Croce Rossa, per sapere se fosse presente nel percorso e magari a quale chilometro… una raccomandazione non fa mai male. Chiaramente si trattava di un modo scherzoso di esorcizzare la mia tensione della vigilia. Il mio amico confermandomi la presenza mi dava il suo consiglio da esperto: “mi raccomando, scarpe e calzini buoni, altrimenti ti riempi di vesciche”.

Praticamente un’ossessione!

Ogni volta che sentivo ripetere questa frase mi tornava alla mente una storia che mi raccontava mio zio, quando ero bambino. Era la storia di un’atleta etiope che nel 1960 aveva vinto la Maratona olimpica di Roma correndo,  indovinate un po’, SCALZO.

Si trattava del mitico Abebe Bikila. La sua fu una grande impresa anche perché era il primo atleta africano ad aggiudicarsi una medaglia d’oro olimpica.

Molti hanno di questa atleta un’immagine falsata, di uno sprovveduto che non conosceva l’uso delle scarpe, anche per l’atteggiamento della stampa di allora. Invece si trattava di un’atleta molto accorto, che decise di correre scalzo per una precisa scelta tecnica concordata con il suo allenatore, lo svedese Niskanen, anche per riprodurre il suo tipico stile di allenamento.

Interrogato su questa curiosa scelta alla fine della gara, l’etiope rispose in modo abilmente retorico: “Ho voluto che il mondo sapesse che il mio Paese, l’Etiopia, ha sempre vinto con determinazione ed eroismo.”

Bikila chiuse la Maratona di Roma con il tempo di 2h 15’ 16”, nuovo record del mondo. Un grande atleta che quattro anni dopo, all’Olimpiade di Tokyo, bissò il suo successo, correndo stavolta con un paio di scarpe.

Il vincitore della Maratona di Roma 2010, Siraj Gena, per onorare i 50 anni dalla vittoria delle Olimpiadi del 1960 decise di tagliare il traguardo senza scarpe.

Ma c’è un’altra gustosa curiosità legata alle sue vittorie che stride rispetto alle tante ossessioni dei podisti amatoriali, e cioè quella legata al numero di pettorale. Sono tanti i podisti che prima delle gare importanti cercano di recuperare pettorali più bassi, per avanzare nelle griglie di partenza. Ebbene il grande Bikila, sia nella Maratona di Roma sia in quella di Tokyo, preferì schierarsi nelle ultime posizioni per poi risalire pazientemente tutte le posizioni fino alla testa della corsa.




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