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Il mio primo Tri Olimpico
di Isabella Calidonna, 12/07/2018

Dopo diverso tempo mi ritrovo a scrivere il resoconto di una gara particolarmente importante per me. Ogni tanto ci vuole un po’ di pausa, per riprendersi e ricaricarsi. Questo purifica, rigenera, permette di esprimere emozioni nuove. Così dopo mesi dal mio ultimo racconto, condivido con voi la mia prima esperienza con un triathlon su distanza olimpica, il cui solo nome fa emozionare: il Triathlon Internazionale di Bardolino. Era da diverso tempo che lo sognavo, e alla fine ce l’ho fatta! Io e Federica, mia compagna di avventura, avevamo progettato questa gara da tempo. Mi ero occupata personalmente di tutta l’organizzazione. Avevo programmato l’allenamento giorno per giorno. Volevo dare il massimo. Arriviamo a Bardolino il giovedì sera per non stressarci troppo a ridosso della gara, anche perché volevamo provare l’acqua. Ma alla fine abbiamo deciso diversamente. Abbiamo preso confidenza col luogo che ci ha accolti in maniera meravigliosa. Io sono abituata alle gare in regione, che se pur molto partecipate, hanno numeri diversi. Trovarmi nel bel mezzo di un evento internazionale non è stato semplice. C’ho messo due stagioni per sentirmi a mio agio nelle gare regionali, e di fronte a 2.000 atleti provenienti da ogni dove per me è stato come ritornare punto e a capo. La mattina di sabato, giorno della gara, leggo messaggi importanti che mi danno coraggio. Dopo un’abbondante colazione mi dirigo verso la zona cambio. Di solito so sempre esattamente cosa fare. Conosco bene le regole, ma questa volta sono rimasta più di 30 minuti. Prima di uscire ho anche chiesto ad un giudice di controllare che tutto fosse in ordine. Non volevo assolutamente avere una squalifica per errori di distrazione. Faccio la foto di rito con la bici e leggo l’ultimo sms: RESPIRA FORTE E VAI.

La sera precedente con i compagni di squadra avevamo deciso di darci appuntamento per la fatidica foto di gruppo. Ma alla fine, a causa della mia ansia, è saltato tutto. Volevo fortissimamente entrare in acqua per prendere confidenza. Mi butto. La mia ansia dipende anche dal prendere confidenza con l’acqua, con il fondale piuttosto che con il riscaldamento in sé, comunque SEMPRE fondamentale. Arriva il momento della partenza. Io parto in seconda batteria alle 12.30. Poi dopo di me partiranno gli Age Group e gli Elite. Questi ultimi li riconoscerò dalle cuffie dorate.
Arrivo in griglia con le altre. Mi sento sola. Mi guardo intorno. Le osservo. Vedo le loro bocche muoversi, ma non le sento. Allora mi giro e osservo il mare. La prima batteria sta partendo, tra poco toccherà a me.
Tocca a me. Sono in acqua. Decido di mettermi tutta sulla destra perché voglio stare lontana dalla calca, ma i pani d’azione vengono disattesi dopo la prima boa. Inizio a nuotare, non voglio partire a bomba perché se lo farò lo so che poi dovrò rallentare perché andrò in debito di ossigeno, quindi decido per la progressione. Va tutto bene fino alla prima boa, ero anche nel gruppo con le cuffie del mio colore. Prima boa superata, però mi sposto sulla sinistra perché si deve tenere la sinistra. Quindi, senza volerlo, mi sposto dall’altro lato e dopo 100 metri dalla seconda boa arrivano gli Elite, praticamente dei treni. Iniziano a darmi botte perché evidentemente stavo sulla loro traiettoria, così mi sposto ancora di più sulla sinistra e li uso come aiuto per tenere la traiettoria, ma dura poco perché dopo cinque minuti spariscono. Finisco la frazione nuoto, però col sorriso. Ho fatto i miei primi 1500 metri!!
Esco dall’acqua. Vado in T1 mi cambio, ma come sempre mi impiccio con la muta.

Prendo Oly e parto. Sono lucida e presente a me stessa. Affronto i mie primi 40 km in bici, giro unico. Ho il body con il mio cognome sopra, quindi gli atleti mi incitano e mi chiedono se va tutto bene. Io gli rispondo sorridendo. Anche gli incitamenti dei compagni di squadra mi hanno aiutata tanto. La bici è stata tosta tosta, ma l’ho finita! Sapete, gareggio da poco con gli scarpini, sto sempre molto attenta a non cadere e a non fare brutte figure e anche qui cerco di evitarle, ma quando vuoi una cosa… non la ottieni mai! Vedo da lontano il giudice, stacco gli scarpini, appoggio il piede e perdo l’equilibrio! Cadendo così dalle mie stesse gambe! Faccio naturalmente una figuraccia. Il giudice mi chiede se ho bisogno di aiuto ma io gli dico di no e mi rialzo. Vado in T2. Ora è la volta della frazione a me più congeniale, la corsa. Ma è la prima volta per me fare 10 km dopo 1500 di nuoto e 40 km di corsa. Parto e mi sento bene. Dopo i primi km incrocio i miei compagni. Gli sorrido e battiamo il 5, ci incitiamo. È una sensazione bellissima. Mi sento leggera, poco stanza e sorridente. Incontro un gruppo di atleti simpaticissimi e facciamo gli ultimi km insieme. Tante risate, taglio il traguardo e vedo all’arrivo i miei compagni di squadra. Li abbraccio e insieme aspettiamo gli altri.
Un bellissimo viaggio fatto di condivisione, di momenti belli e brutti. Attese, rinunce. Risate e belle persone. Avevo un’immensa paura ad affrontare questa sfida, alla fine si è rivelata la più bella gara che ho mai fatto. Senza aspettative, solo con la voglia di superare quel traguardo e sentirmi sempre un pochino di più triatleta.





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