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6° articolo: Infortunio
di Fabio Ricci, 02/02/2007

Dialoghi quotidiani:
io “Gabriel, si buttano le cose a terra?”
lui “Nooooooooo”
io “Gabriel, si aprono gli armadi?”
lui “Nooooooooooo”

No no, non avete sbagliato a cliccare: ho solo voluto iniziare questo sesto appuntamento con un esempio pratico.
Gabriel conosce perfettamente la “teoria”, poi continua lo stesso a buttare le cose a terra e ad aprire gli armadi, un po’ come fa qualsiasi podista in caso di

INFORTUNIO

Se fai sport, prima o poi ti infortunerai…

In quindici anni di pallacanestro, ho giocato molte volte in condizioni fisiche pessime: il basket è uno sport che bene o male consente di scendere in campo anche con gli “acciacchi”.
Non che questo giovasse al mio fisico (il mio mignolo destro è rimasto a testimonianza di cosa accada non curando una lesione ai tendini), ma la passione riusciva a farmi superare il dolore.

Nel 2003 ho iniziato a correre e, di conseguenza, a leggere riviste e libri sul mondo della corsa, pianeta a me praticamente sconosciuto se non per qualche gara disputata tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ‘80 (La Speata a 10 anni!).
Un giorno ho letto un articolo che mi ha fatto capire molte cose della corsa; forse le intuivo, ma senza avere una spiegazione logica.

Sapete cosa sono le ENDORFINE?
Durante gli esercizi fisici, soprattutto quelli di resistenza (corsa, ciclismo, nuoto), il nostro cervello produce questa sostanza, simile alla morfina, dall’effetto anestetizzante ed euforizzante.
Quando l’allenamento è di durata superiore ai 30 minuti e ad un’intensità di almeno il 60% delle nostre capacità inizia il rilascio delle endorfine; queste vanno ad agire sulle aree del cervello nelle quali abbiamo la percezione del dolore.
Ecco quindi che la corsa si trasforma in piacere, euforia, gioia, nonostante magari la presenza di qualche dolore ad inizio allenamento.
Le endorfine quindi inibiscono il dolore, ma cosa accade in caso di infortunio?
Continuiamo a correre, convinti che il nostro dolore non sia grave “dato che passa”, mentre invece non facciamo altro che aggravarlo, correndo quando sarebbe necessario riposare.
Magari non è il vostro caso, ma immagino conosciate altri podisti con la cosiddetta “dipendenza dall’allenamento”: l’ossessione per la corsa, l’incapacità di non allenarsi, di saltare un allenamento.
Il correre da infortunati è molto spesso causa di nuovi infortuni, dato che cerchiamo di non forzare la parte dolente ed andando così a sovraccaricare un altro organo.

Come ci si infortuna?
Le cause possono essere svariate; vediamo quali sono stati i risultati su un database di oltre 1250 casi:
20% gare (quantità)
18% sovrappeso
15% allenamento (quantità)
14% gare (qualità): correre una maratona senza preparazione…
12% pendenze e superfici: il collinare è il miglior terreno per accorciare la vita agonistica!
9% scarpe e plantari
7% variazioni nell’allenamento (quantità)
5% variazioni nell’allenamento (qualità)


QUANDO SI PUÒ PARLARE DI INFORTUNIO?
Trovo che la definizione esatta sia quella data da Roberto ALBANESI (www.albanesi.it oppure il libro “L’infortunio nella corsa”, al quale mi rifarò spesso in queste righe):
se dopo il riscaldamento mi rendo conto di correre praticamente con una gamba sola sono infortunato;
se con il riscaldamento i dolori/fastidi si attenuano, ma con il passare degli allenamenti aumentano, sono infortunato.
Un qualsiasi fastidio o dolore non è un infortunio, altrimenti correrebbe molta poca gente; spesso molti medici “sedentari” consigliano subito di sospendere l’attività sportiva, mentre molte patologie peggiorano con la sedentarietà.
Ricordate inoltre che i sintomi non danno la gravità della situazione: non in tutte le parti del corpo ci sono le stesse strutture nervose!

Se non si è infortunati, ALBANESI suggerisce un test attraverso il quale comprendere se si è in grado di effettuare una prova di qualità (gara o allenamento intenso): il TEST DELLA SCALA.
Si sale e si scende una normale scala di casa per venti gradini: se durante la prova si avverte dolore in punti precisi del proprio apparato muscolo-scheletrico ci si deve astenere dalla prova di qualità.

Stabilito cos’è l’infortunio, cosa bisogna fare quando, purtroppo, accade?
DIAGNOSI: non c’è cura senza diagnosi. Se ho una contrattura, potrebbe bastare un massaggio, ma se ho una lesione muscolare, il massaggio è controindicato.
I sintomi spesso non sono sufficienti per fare una diagnosi: il dolore al pube, ad esempio, può essere collegato a diverse patologie.
Gli esami non servono per fare una diagnosi, ma per confermarla.
Un esempio illuminante: 17 febbraio 2005, ho fortissimi dolori ai tendini della caviglia sx e vado a fare un’ecografia in una nota clinica romana. Mi viene praticamente detto che non avrei più potuto correre. Otto giorni dopo mi reco a Firenze da Fulvio MASSINI, il quale mi visita e, dato che con il riposo il dolore è praticamente sparito, mi dice di riprendere piano piano a correre, facendo contemporaneamente fisioterapia. Il 2 marzo inizio una serie di dieci sedute di ipertermia e fisioterapia. Il 13 marzo, dopo solo 4 sedute e nemmeno trenta giorni dopo la diagnosi iniziale, corro la Maratona di Roma in 2.48’, a soli due minuti dal mio personale di allora.

A chi rivolgersi in caso di infortunio?
Per una diagnosi esatta occorre un bravo terapeuta; la scelta migliore è quella dell’ortopedico sportivo, ma questo non toglie che un fisioterapista esperto possa essere più competente di un medico con scarsa esperienza.

Come si guarisce?
ALBANESI illustra il metodo STOP&GO.
Mentre per un professionista anche un giorno di stop in meno è fondamentale, per un amatore il costo delle cure quasi mai vale il reale tempo guadagnato.
Una terapia che abbia un’efficienza (in tempo di guarigione) molto bassa rispetto al solo riposo NON HA SENSO!
La maggior parte delle cure ortopediche ha purtroppo un’efficienza molto bassa: si fa scorrere il tempo sperando che sia proprio il riposo ad effettuare la guarigione.
Il riposo sportivo è OBBLIGATORIO ogni volta ci sia un infortunio di MEDIA gravità: se un dolorino passa con un paio di giorni di antinfiammatori non era grave, ma se permane è opportuno sospendere e rivolgersi al terapeuta.
La correzione delle cause dell’infortunio deve essere successiva alla guarigione: si mette un plantare per il tendine e crolla il ginocchio!
Se ho corso per anni senza plantare, perché dovrei averne bisogno ora? Per correre con il dolore?
Prima bisogna guarire dalla patologia, poi, eventualmente, si corregge la causa (anatomica o fisiologica che sia) ed infine si riprende a correre.

Ogni patologia è correlabile con un periodo di stop e questo deve essere propedeutico ad ogni tipo di cura, quindi immediatamente successivo alla diagnosi.
Non interrompete il periodo di riposo con delle “prove”: ogni tentativo riazzera il contatore della guarigione.

Ricordate quindi:
diagnosi
periodo di stop
visita specialistica ed esami
ripresa cauta

Che poi io corra da mesi con un tendine d’Achille a pezzi è un altro discorso: quella che ho scritto è la “teoria”…
Detto questo, e fatti i debiti scongiuri, IN BOCCA AL LUPO!

Sperando di essere stato utile, auguro a tutti una buona corsa e chiunque avesse delle domande/dubbi/consigli/suggerimenti/insulti può scrivermi al mio indirizzo email fabio_70_rm@yahoo.it e risponderò volentieri (non agli insulti) nell'articolo successivo.

Buona corsa a tutti!

Fabio Ricci




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