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Miguel a L'Aquila
di Giuseppe Biafora, 21/10/2009

Basilica di Santa Maria di Collemaggio

Basilica di Santa Maria di Collemaggio

L’Aquila bella mè (L’Aquila bella mia) sta scritto su alcuni cartelli a L'Aquila.
Sembra l’attacco di una nenia che una nonna comincia a cantilenare china sulla nipotina malata.

Il dramma del terremoto dell’Aquilano si afferra meglio se si parte da un punto: L'Aquila non è una città che, crescendo, si è imposta sul territorio (come Roma, Venezia, Firenze, ecc). È stata fondata nel 1229 dai castelli (paesi) circostanti a seguito di un atto di ribellione per affrancarsi dalle vessazioni dei baroni feudali; la città nasce come liberazione.

L’Aquila è, ancora oggi, il centro di un unico grande comune virtuale formato dai comuni dell’Aquilano, i quali, al bisogno, si ripiegano su di lei per proteggerla o rifondarla come nel 1249, quando, dopo la distruzione ad opera di Manfredi, ognuno di essi si fece carico di ricostruirvi il proprio quartiere. A questo pensavo domenica 18 mattina mentre andavo a L’Aquila per la Corsa di Miguel.

Arrivati, i vigili ci indirizzano al parcheggio costituito dai viali dell’ex ospedale psichiatrico. Si trova a ridosso della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, uno dei simboli della città, con il suo rosone, che orna la Tshirt del pacco gara. Ora il rosone non si vede; la facciata è un intrico di tubi Innocenti, la piazza inaccessibile.

Ma sembra di vederla quella piazza, colma di fedeli il 29 agosto del 1294. L’eremita Pietro da Morrone sta per essere incoronato papa: Celestino V. Pare fosse presente anche Dante. Ed ecco un altro potente flash di modernità e democrazia. L’ex eremita, con bolla papale, istituisce la Perdonanza: le indulgenze a L’Aquila non saranno mai più a pagamento.

Ogni anno, ancora oggi, e non ogni 50 anni giubilari, dalla sera del 28 alla sera del 29 agosto, chiunque, pentito, attraversi la porta sul lato sinistro della basilica, ottiene l’indulgenza plenaria.

Una rivoluzione, ed anche altre, per la quale la curia rende la vita impossibile a Celestino fino a quando, unico papa della storia, si dimette e torna nella sua grotta di eremita sul monte Morrone. L’Alighieri non gli perdonerà questo Gran Rifiuto e lo precipiterà all’inferno fra gli ignavi.

Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l'ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto.
Viltade o intransigenza?


Quindi come non andare a correre quella Miguel che si è snodata lungo un anello che, percorso per due volte, ci ha fatto correre per dieci chilometri e mezzo? Freddo e pioggia: nel rispetto della tradizione della Miguel.

Due volte siamo passati accanto alla piazza del duomo, altrettante davanti a San Bernardino da Siena (sono lì le spoglie, non a Siena. E poi i portici e gli enormi blocchi di travertino atterrati, le gallerie di tubi Innocenti, le ferite sui muri ed il giro del possente castello spagnolo, che conserva lo scheletro in piedi del mammut (pare non si sia rovinato).

Sotto lo sguardo del Gran Sasso abbiamo corso quasi in mille per fare gli auguri a questa città, anche con lo scopo taciuto di esercitare di anno in anno un controllo sull’avanzamento dei lavori.
Perché ricostruire L'Aquila storica significherà preservare la compattezza di una comunità, non farlo sarà votarla a dissoluzione.

Sulla porta di molti negozi un cartello: chiusura 6 aprile 2009, riapertura quando?

Alla partenza l’organizzazione poteva essere più curata: lo speaker che la preparasse nei minuti precedenti e il rilievo del real time, visto che si passava da subito sull’antenna, sarebbero state cose fattibili.

Ma stiano tranquilli torneremo più numerosi l’anno venturo.

Fra gli orange hanno corso i nostri atleti aquilani Flavio D'Antonis e Fabio Giamberardini e la new entry calabro-romana Raffaele Ranieri (l'ho stracciato).

Un grazie a Marco Perrone Capano di buon'ora lì per ritirare e distribuire pettorali e pacchi gara.


Papa Celestino V°

Papa Celestino V°



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