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Ironman 70.3 Pais D'Aix
di Simone Polselli, 21/05/2018

Dopo diverse settimane di duro allenamento con il mio inseparabile compagno Cico (Pierluigi Boni), Stefy (Stefania Sica) la Prof (Maria Francesca Piacentini) e il mitico Terry che non ha bisogno di presentazioni,eccomi arrivato al venerdi, giorno della partenza per il mio secondo Ironman 70.3. La mattina appena sveglio controllo ancora una volta le previsioni meteo per il giorno della gara, che sono decisamente peggiorate, piogge abbondanti, freddo e vento a 40 km/h, mando subito un messaggio al mio guru del triatlhon, il mio cuginone Fabrizio Terrinoni chiedendogli cosa portare, mi suggerisce un gilet e i manicotti che subito metto nello zaino, parto alle 9 verso Aix en Provence in compagnia di mia moglie Alessandra, senza la quale tutto questo non sarebbe stato possibile.

Iil viaggio è lungo, facciamo solo due soste per cercare di arrivare a ritirare il mio e il suo pacco gara prima della chiusura, Alessandra si è iscritta alla IronGirl, la gara podisitca che si svolge sullo stesso circuito della mia frazione run.
Alle 18 siamo ad Aix, ci precipitiamo subito a ritirare i pettorali, l’atmosfera è sempre bellissima, ma io sono molto nervoso per le previsioni meteo e non riesco a godermela.
Il sabato faccio un breve giro in bici e poi decido di andare al breefing per sentire se ci sono indicazioni in merito alle previsioni, ma lo speaker dice solamente che farà freddo.
Un pranzo veloce e poi via a preparare le zone cambio, che in questa gara sono più complicate in quanto la prova nuoto si svolge in un lago che dista mezz’ora di macchina da Aix.
Quindi carico la bici in macchina e partiamo destinazione Peyrolles, posto bellissimo come le immagini che avevo visto, la giornata è splendida, sole e 24 gradi, faccio fatica a credere alle previsioni che il giorno dopo danno una specie di tempesta.
Scendo al lago, metto una mano in acqua per capire la temperatura, intorno ai 20°, ottimo!!
Preparo tutto ciò che mi serve, bici sulla rastrelliera e borsa per il cambio dove metto anche il gilet e i manicotti, controllo tutto più volte, poi decido di rientrare ad Aix per preparare la seconda transizione.
Preparata e studiata anche la T2, la giornata è finita, torniamo a casa, cena, e alle 21 a letto.

La mattina successiva la sveglia è alle 4, la prima cosa che faccio appena mi alzo è andare alla finestra a vedere il tempo, è buio ma si vede chiaramente che il cielo è tutto coperto, colazione, saluto Alessandra ed esco.
Alle 5 e 20 sono davanti alla T2, da dove partono le navette che ci portano al lago, appena arrivo c’è un pullman, entro e trovo l’ultimo posto disponibile; durante il viaggio siamo tutti in silenzio chi per il sonno e chi come me per l’ansia, arriviamo alle 6, aprono la zona cambio e via ai preparativi.
Infilata la muta scendo al lago, è già pieno di atleti circa 2200 e tifosi, musica a tutto volume, ogni tanto qualche goccia di pioggia, ma alla fine il tempo non sembra cosi male.
Decido di mettermi in fila per la partenza, scelgo la fila nella quale si mettono tutti coloro che stimano un tempo nel nuoto di 39/40 minuti, partono i Pro, comincia la lunga attesa per il mio turno, ed eccomi dopo circa 30 minuti dalla prima partenza ci sono, in prima fila con accanto altri 6 concorrenti, arriva il fischio per la partenza e via si PARTE!!!

Le prime sensazioni sono ottime, ho solo un problema con gli occhialini e mi entra acqua, fa niente chiudo gli occhi, supero diverse persone e quando mi alzo per uscire dall’acqua butto un occhio al mio Garmin, 37 minuti, non ci posso credere, nelle simulazioni in piscina al massimo avevo fatto 39, contento corro a cambiarmi, la T1 è lenta perché sono molto indeciso su cosa mettere, non sembra freddo e le nuvole non sono cosi minacciose, decido comunque di mette il gilet e i manicotti.
Parto e comincio a pedalare, il percorso bike è quello che mi preoccupa di più, ci sono 1200 mt di dislivello con punte al 14%, comincia subito a salire ma i primi 45 km la media è buona è abbiamo già fatto 500 mt di dislivello, il freddo comincia a farsi sentire e dopo poco arriva anche l’acqua e il vento, le nuvole sempre più nere l’acqua si fa insistente, arriviamo intorno al 65° km, dove la salita si fa più dura, la temperatura scende sempre di più e l’acqua è incessante, comincio a non avere più sensibilità alle mani e ai piedi, dopo poco comincio a tremare, non ho più forze, la salita in queste condizioni è massacrante, sento qualcuno urlare: Simone anche tu sei Podisitca, e mi passa una persona con una canotta Orange, solo dopo scoprirò che è Mikael

Comincio a vedere atleti fermi sul ciglio della strada, tremanti e tutti uno vicino all'altro, arriva una discesa, sul lato della strada due bici a terra, proseguo ma i freni cominciano a non rispondere e io ho difficoltà a tirare la leva, continuo a vedere decine di alteti fermi, anche io sono stremato, mi sento male e ho paura di svenire, vedo un ristoro, mi fermo mi offrono una bevanda calda, ma come me la mettono in mano mi cade, non riesco più a stringere le dita, il ragazzo prende un altro bicchiere e mi fa bere; nel frattempo arriva una signora che mi apre il gilet e mi infila una borraccia, non capisco, ma subito dopo mi accorgo che avevano svuotato le borracce e riempite di acqua calda per darci un po’ di calore, più sto fermo a più sento freddo, provo a ripartire mancano poco meno di 20 km, sembrano non finire mai.
Arriva una discesa molto ripida, i freni sono bagnati e sono costretto a scendere e farla a piedi, alla fine della discesa rimonto, mentre pedalo penso a cosa fare, mi ritiro, si mi ritiro, arrivo alla T2, scendo con difficoltà dalla bici e decido di fermarmi per  vedere se riesco a recuperare le forze, la T2 è allestita nel cortile di una scuola, visto il freddo e la pioggia hanno aperto le aule, prendo la mia sacca ed entro anche io, il colpo d’occhio sembra la scena di un naufragio, una cinquantina di uomini seduti sui banchi e buttati a terra con le coperte termiche e tutti tremanti, il primo pensiero è: ma uno si può ridurre cosi per fare un po’ di sport??????
Mi siedo, rimango vestito e comincio a battere i piedi e le mani per cercare di recuperare la sensibilità, un signore in francese mi fa capire di togliermi la roba bagnata, gli do ascolto, levo il gilet e abbasso il body fino alla vita, rimango cosi per circa venti minuti, continuo a ripetermi che dopo aver fatto una frazione bike cosi sarebbe un peccato buttare tutto all’aria e poi ho promesso alla mia bambina che papà gli avrebbe portato la medaglia, e ancora li fuori c’è Alessandra che mi aspetta.
Rimetto il body, metto i calzini, che per fortuna avevo asciutti nella sacca, le scarpe e parto, come esco trovo Alessandra che mi urla AMOREEE, mi fermo da lei ho le lacrime agli occhi e con un filo di voce gli dico: non ce la faccio più e lei mi dice LO SO, ma con il  suo sguardo mi stava dicendo dai che ce la puoi fare!!!
Parto è strano mi sembra di correre con le caviglie, i piedi non li sento, dopo circa 5 km comincio a scaldarmi e dopo poco mi rendo conto di aver già fatto il primo giro, la corsa è un saliscendi continuo, ci sono piu di 200 mt di dislivello, ma ormai sono deciso ad arrivare fino in fondo, e via il secondo giro, nel terzo riesco anche a forzare un po’, sono vicino al traguardo, cominciano le emozioni positive, supero diversi concorrenti, ed eccomi sul rettilineo finale, è finitaaaaa, mentre corro sento Alessandra che mi chiama e grida sei un eroe, con tutta la pioggia ai lati del tappeto rosso tanta gente a fare il tifo ed eccomi passare sotto al traguardo cercando le ultime forze per fare un salto liberatorio.

E’ finita ce l’ho fatta, la tanto desiderata medaglia è mia, è bellissima, una foto di rito da mandare ai miei amici della podistica e via recupero le mie cose e vado via subito, voglio andare a casa a fare una doccia bollente che durerà 40 minuti.
Poco dopo scopro che dei 2200 alla linea di partenza, solamente 1400 hanno tagliato il traguardo e questo mi riempie di orgoglio.
Malgrado tutto è stata un’esperienza magnifica!!!!!




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