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Sicuri in bicicletta
di Redazione Podistica, 14/02/2018

La Fondazione Ania, la  Federciclismo in collaborazione con la Polizia di Stato ed il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, hanno presentato nella Sala Giunta del Coni il Progetto “Sicuri in Bicicletta”.
Gli interventi del Presidente FCI Renato Di Rocco, del Prefetto Roberto Sgalla, dell'Arch. Maurizio Vitelli, di Umberto Guidoni e Sandro Vedovi (Ania), di Marco Scarponi, fratello del povero Michele, dei campioni Elia Viviani ed Elena Pirrone, hanno evidenziato l’importanza di rendere il ciclista più visibile sulla strada. Troppo spesso l’investitore afferma “NON L’HO VISTO!”. Il tutto con lo strascico di vittime, di feriti, di dolore infinito per le famiglie.

Con il Progetto “Sicuri in bicicletta” si aumenterà la sicurezza dell’utente ciclista attraverso l’educazione dei giovani nelle scuole, nelle Associazioni ciclistiche e la visibilita’ di tutti noi appassionati, attraverso il giubbotto giallo da usare anche di giorno. Le personalita’ presenti hanno aggiunto la necessità di rendere obbligatorio l’uso del casco protettivo (in Australia ed altre nazioni già lo è), di migliorare la convivenza fra gli utenti della strada, di rispettare le regole e combattere la cattiva abitudine di telefonare mentre si guida.
I Campioni Elia Viviani ed Elena Pirrone hanno portato l’esperienza dei 30.000km/anno sulle strade. Loro indossano sempre il casco, cercano di pedalare in fila indiana, si allenano su strade poco trafficate ma denunciano il peggioramento umorale dei motorizzati, per non parlare delle cattive condizioni dell’asfalto stradale. In poche parole, anche Viviani e Pirrone pedalano con la paura!
 
A conclusione,mi sono permesso di intervenire per integrare quanto emerso sempre a sostegno della sicurezza del ciclista, urbano, cicloturista, agonista… “UNO”.
Questo,in sintesi, quanto ho dichiarato:
 
1) La convivenza tra ciclisti e motorizzati è un’utopia per la diversa natura dei mezzi, peso e velocità, esageratamente diverse. Pertanto il ciclista deve pedalare nel suo spazio separato. Fuori dei centri abitati, dove avvengono gli incidenti più gravi per l'aumentata velocità degli automezzi, le ciclovie devono essere scorrevoli e pulite per essere idonee anche all’allenamento generale degli agonisti.
 
2) E’ necessario che il codice della strada riconosca l’utente ciclista realizzando le ciclovie su tutte le carreggiate anche se strette 7 metri. In Olanda, quando il pedalatore occupa tale bike-lane và rispettato, in sua assenza, invece, gli automezzi possono invaderla. In questo modo economico, si realizzerebbe la capillarità della circolazione ciclistica, si chiarirebbe la responsabilità assicurativa in caso di contatto. Con la sovrapposizione della Banda Rumorosa esterna, inoltre, si darebbe al ciclista un’ulteriore visibilità. Naturalmente, tale ottima iniziativa, presuppone che la banchina laterale sia percorribile!
 
3) L’educazione stradale è fondamentale per dare ai giovani la formazione di base. Purtroppo, per farli appassionare al ciclismo rassicurando le famiglie non basta, ci vogliono i ciclodromi, soprattutto nelle grandi città come Roma, le bike-lane per accompagnarli a scuola, le ciclovie per proiettarli nell’avventura e la partecipazione ai famosi Eventi per sviluppare la passione per il ciclismo. 
 
Gianfranco Di Pretoro




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