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Elbaman
di Fabrizio Terrinoni, 06/12/2007

Premiazione Elbaman

Premiazione Elbaman

30 settembre 2007, data storica per il triathlon Italiano. E perché mai? Perché ai campionati italiani di triathlon sprint, olimpico, medio, doppio olimpico e lungo (me ne dimentico qualcuno?), per la prima volta si è affiancato anche quello sulla distanza Ironman (2,8 km nuoto, 180 km ciclismo e 42,2 km corsa).

E non mi potevo certo esimere dal partecipare, visto che questa è la mia distanza, è in assoluto la mia gara per eccellenza ... il vecchio adagio, un po' fanatico per la verità, recita: "I'm not a swimmer, I'm not a biker, I'm not a runner, I'm an Ironman! (ma forse è meglio la versione di un mio amico che finisce "I'm an Ironmerd!").

Quindi eccomi all'Elbaman, così battezzato perché si svolge nello "splendido scenario" dell'Isola d'Elba, e precisamente a Marina di Campo. Dopo una nottata quasi insonne, grazie alle mie bamboccie che si sono date da fare per animarla, mi aspetta la solita sveglia alle 4.30, la solita colazione forzata (a quell'ora non riesco a masticare, non riesco a deglutire, neanche produco saliva!), e la solita scena tipo film di Romero ... forse questa non ve l'ho mai raccontata, ma immaginate i partecipanti alla gara che escono ancora con il buio dai loro alberghi e si dirigono lenti e silenziosi verso la zona di partenza, uno qua, uno là, un'altro sbuca senza far rumore da una strada secondaria, tutti inesorabilmente nella stessa direzione ... sembra veramente la notte dei morti viventi!

E completamente buia è pure la zona cambio, al punto che non riesco nemmeno a vedere sul manometro della pompa a quanto sto gonfiando le ruote della bici.

Una volta arrivati sulla spiaggia per la partenza, scopriamo che il vento soffia da sud, che è l’unica direzione possibile perché ci sia mare mosso nella protettissima baia di Marina di Campo … e infatti il mare è mosso! A parte questo, e un po’ di tafferuglio iniziale durante le prime bracciate dopo la partenza, l’esiguo numero di partecipanti (meno di 300) consente di trovare un proprio spazio per nuotare tranquillamente … veramente da un certo punto in poi anche troppo, dal momento che ci sono delle boe di segnalazione che ti indicano la strada per andare al largo, ma non ce ne sono altre per guidarti verso riva (non si possono usare le stesse perché non sono disposte in linea ma ad angolo), per cui, soprattutto nel secondo dei due giri da 1.900 m, siamo tutti dispersi su un’ampia superficie d’acqua, e non vedo altri concorrenti né davanti a me, né alla mia destra e neppure a sinistra!

Mi sento come un naufrago sperduto da solo in mezzo al mare, una sensazione molto strana, mai provata in nessuna altra gara.

Mi rincuora però l’occhiata che do al cronometro non appena riesco a raggiungere la terra ferma, circa 1h 03’, il che significa che nonostante le onde e la deriva non ho nuotato male.

Qui ci aspetta una mini frazione di corsa, antipasto della maratona finale, perché per raggiungere la zona cambio bisogna percorrere circa 400 m.

Salito sulla bici, parto alla scoperta di questo percorso di 60 km da ripetere tre volte, che mi hanno descritto molto bello e molto impegnativo, e posso constatare che in effetti è molto bello (ma non l’asfalto) e molto impegnativo, praticamente senza pianura e senza un tratto dritto, devi cambiare rapporto dieci volte ogni chilometro, tranne che sulle salite più lunghe … e al terzo giro m’arriva la pigna!

Non sono partito troppo forte, anzi, solo che probabilmente, o meglio, sicuramente non ho abbastanza km di allenamento nelle gambe, per cui devo cercare di arrivare al 180° km limitando i danni.

Ma i danni non sono pochi, visto che c’ho messo 6h 46’, un tempo veramente impresentabile, da nonnetta sulla Graziella!

Quando parto per la corsa sono molto scettico, mi chiedo: ”e mo come li faccio ‘sti 42 km dopo la botta che ho preso in bici?”, però, nonostante la testa sia molto dubbiosa, le gambe vanno per conto loro girando a meraviglia, incuranti dei chilometri che passano, del sole alto e della testa che insiste: “prima o poi mi inchiodo!”.

E invece non mi inchiodo, riesco a fare tutta la frazione alla stessa andatura e chiudo con un tempo in maratona di 3h 16’!

Che è il 6° tempo di corsa assoluto della gara, compresi i professionisti italiani e stranieri!! Veramente non so se la distanza sia stata misurata con la stessa precisione che viene usata negli Ironman del circuito internazionale, ma rimane comunque il 6° tempo assoluto.

Il giorno successivo ho il piacere di salire sul podio per ricevere la medaglia di bronzo della categoria S4 (da 35 a 39 anni), per cui, nonostante la brutta frazione di ciclismo, sono ben felice di questa trasferta.

Alla prossima!


Fabrizio Terrinoni all'Elbaman

Fabrizio Terrinoni all'Elbaman



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